In volo dalla Pania della Croce


Monte Forato

Scrivo queste righe per raccontarvi della realizzazione di un mio sogno. E’ opinione penso comune tra i frequentatori delle Apuane che la Pania della Croce abbia un certo fascino, direi anzi una certa personalità e non solo è raramente indifferente, ma esercita sui più una attrazione ed un affetto molto forti. Ebbene, io sono tra queste persone che nonostante abiti piuttosto distante (Torino) ho sempre lei come luogo di ambientazione dei miei sogni montani. Da quest’anno ho iniziato l’ennesima avventura cimentandomi nella pratica del parapendio, sport ideale da praticare in montagna. L’associazione è presto fatta: quale cosa si può desiderare maggiormente per me di un bel volo intorno alla mia montagna preferita? Ebbene il 13 agosto di quest’anno, data propizia, partito con l’originaria intenzione di salire il Corchia e decollare dalla punta ma non ho saputo resistere alla vista della Pania nel cielo azzurro ed ho cambiato itinerario all’ultimo momento.

 

La salita sarebbe stata dura con 15 kg di zaino rappresentati dal parapendio e la riuscita incerta visto che non ricordavo quanto spazio vi fosse sulla punta per l’eventuale decollo. Beh, mi sono detto, al massimo se non si decolla faccio un po’ di allenamento e una bella gitarella in Pania! E così inizio la mia avventura su per il viottolo che da Levigliani porta all’accesso turistico dell’antro del Corchia, tanto per fare la via più breve per arrivare a Mosceta. Noto subito con un certo dispiacere che l’antro ha monopolizzato la via d’accesso e non è più consentito agli escursionisti di percorrere la strada marmifera che farebbe risparmiare un bel po’ di prezioso dislivello. Per rispetto dello zaino che dovrò portare e considerato il minimo ingombro della mia vettura (Fiat 500 del 1972) decido di rischiare la multa e mi avventuro nell’illegalità, parcheggiando qualche centinaio di metri dopo l’ingresso dell’antro.


Il materiale in atterraggio

Fin qui tutto bene, carico lo zainone sulle spalle (ma come fa a volare sto macigno!!!) e inizio la scarpinata. Qualche sigaretta di troppo ed il gran caldo si fanno sentire, raggiungo il Passo dell’Alpino praticamente strisciando, sognando il fresco che spero mi attenda nel boschetto di Mosceta. Le mie aspettative non sono deluse e tra il sentiero che diventa pianeggiante ed un po’ di brezza recupero le forze e raggiungo la fonte che c’è vicino al Del Freo, la cui acqua da sola valeva lo sforzo di arrivare fin lì. Rinfrescato e riposato per qualche minuto inizio il sentiero che porta in cima alla Pania, stupendomi della direzione del vento che sembra addirittura arrivare dall’alto verso il basso. Una cosa piuttosto insolita penso, ma forse dovuta alla discendenza della brezza prevalente che nelle ore mattutine sale dal versante est (soleggiato) della montagna e discende sui tratti ancora in ombra che guardano Mosceta. Chissà come tirerà il vento in punta?

 

In genere sui picchi isolati è piuttosto difficile decollare perché il vento cambia continuamente direzione, ma con queste condizioni di caldo e calma di vento meteo forse forse sono fortunato…. Accompagnato da questi pensieri e dall’incoraggiamento di altri escursionisti che a turno ipotizzano le cose più strane circa il contenuto evidentemente voluminoso del mio zaino (lavatrice, roulotte, ecc. ecc.), raggiungo finalmente la punta e collasso sul murettino a secco che da anni segna la piazzola ideale per delle sane dormite. In tutto ci ho messo meno di 3 ore, dopo tutto forse non sono poi così scoppiato! Una volta ripreso il fiato inizio ad esplorare la zona per trovare eventuali decolli. Individuo subito l’inizio della cresta est come posto migliore; è vero che è proprio rivolto su un baratro, ma c’è posto per aprire la vela comodamente, prendere un po’ di rincorsa e sperare in che vada tutto bene!

 


La Pania

Inoltre il vento prevalente, di giusta intensità, tira proprio nella direzione perfetta per partire. Non ho più scuse allora, se non la mia paura!!! Decido che a quest’ultima è meglio non pensarci, pur tenendola in dovuta considerazione, e mi faccio aiutare da due ragazzi gentili per distendere la vela e preparare il materiale. Fatti i controlli pre-volo mi trovo infine faccia a faccia con il pendio; studio un attimo il ciclo termico (o meglio ci provo), aspetto il momento che mi sembra propizio e via! In un secondo sono in volo. Decollo piuttosto morbido ma mozzafiato, considerando il dislivello della parete sud che ora si distende verticale sotto i miei piedi. Comunque le condizioni sembrano buone e si galleggia bene in quella che a prima vista mi sembra una buona corrente dinamica. Vado un po’ avanti e indietro per saggiare le condizioni e ben presto mi accorgo che sono già parecchi metri sopra la punta, decido quindi di iniziare a fare dei giri a 360 gradi per vedere se è davvero dinamica pura o si tratta di una termica organizzata. La sorpresa è piacevole e l’aria calda si rivela molto più forte del previsto e mi trascina sempre più su.

 

Sorvolo diverse volte la punta e la cresta che divide la Pania dal Pizzo delle Saette, salutando numerosi escursionisti, e cerco di lasciare occasionalmente i comandi per fare qualche foto. Mentre continuo a salire mi godo la gioia del momento e mi chiedo a che quota finirà questo ben di Dio! Detto fatto, alzo lo sguardo e scopro che sopra di me si sta formando il classico cumulo che segna la fine della zona volabile per noi parapendisti, mica male visto che sono già a 2.500 metri!! Decido quindi di sganciarmi dalla termica e andare a fare un giretto, sfruttando la quota acquisita. Mi dirigo quindi sopra i prati di valli, dove avrei deciso di atterrare. Arrivato però a quota 1400 mi accorgo che scendere è più difficile del previsto visto che le condizioni stanno rinforzando e la termica diventa sempre più robusta. Vabbè facciamo un altro giretto, e così riesco di nuovo a sorvolare la mia montagna preferita per la seconda volta.


Autoscatto in volo

Che giornata ragazzi!!! Dopo la seconda risalita decido di atterrare perché sono piuttosto stanco ed emozionato. Scendere se proprio lo si vuole non è un problema e con una bella vite picchiata mi tuffo sui prati di Valli. L’atterraggio è un po’ duro ma la sensazione di avercela fatta e di trovarmi sorridente tra l’erba alta (tutto intero inoltre) ripaga lo sforzo. Chiamo subito il mio amico Guido per condividere l’emozione, la Mamma per dirle che sono intero, ripiego la vela e via verso Mosceta. Lungo il sentiero 125 trovo una tenda caduta a chissà chi in un canalone, decido di calarmi a raccoglierla e spero che il proprietario legga queste righe così da potergliela riconsegnare. Il ogni caso ho lasciato l’informazione ed il mio numero di telefono ai rifugi della zona. I resto della giornata passa tra un ottimo piatto di minestra di legumi al rifugio ed una sana dormita sull’erba. 13 agosto 2003, data che non dimenticherò !