Il Castello di Filattiera

Filattiera capoluogo, é il risultato di molti interventi praticati nel tempo da differenti forze che si sono di volta in volta succedute, attraversando la valle di Magra; dai Liguri, dai Romani, dai Bizzantini, dai Longobardi e via dicendo sino ai Malaspina. Il rione principale fu presumibilmente fondato, per la sua posizione d’osservazione e di difesa, dai Romani sulla via di collegamento che da Luni conduceva alla valle Padana. Filattiera si presenta con le eleganti forme dello stile Longobardo della Pieve di Sorano sulla strada statale della Cisa già strada romana utilizzata dai pellegrini in epoca medioevale. Proprio intorno alla pieve sono stati rinvenuti i resti di un antico villaggio romano a testimonianza dell’insediamento. Nel XIIº secolo Filattiera e i territori che erano stati concessi alla famiglia Malaspina direttamente dall’imperatore Federico Barbarossa, e dopo la divisione del feudo nel 1221, tra Obizzino e Corrado Malaspina, al marchese Obizzino toccarono le dinastie marchionali della sponda sinistra del Magra, denominata dello "spino fiorito". Il feudo di Filattiera visse alterne vicende fino al 1549 quando il marchese Manfredi lo vendette a Cosimo I, granduca di Toscana. Al marchese Obizzino erano toccati quelli alla sinistra del fiume Magra (con l’eccezione di Villafranca che restava a Corrado assieme ai territori di destra) sotto il nuovo stemma dello spino fiorito su campo d’oro. Per capitale del nuovo feudo viene scelto Filattiera, importante borgo fortificato di antica fondazione lungo il tracciato della via Francigena.

Di origine bizantina, il borgo di Filattiera era stato preceduto, nella sua fondazione, dal villaggio sorto nel fondovalle sottostante in epoca imperiale romana, nella zona ove poi era stato fondato – nel VI secolo – l’edificio dell’antichissima pieve di Sorano [Vedi foto]. Sul colle dove, a partire dal X-XI secolo, si era sviluppato il borgo, all’epoca dei Malaspina, esisteva già una fortificazione, il castello di San Giorgio, eretto in epoca altomedievale, dalle caratteristiche puramente difensive e che non si prestava certo ad essere anche residenza marchionale. Il Malaspina, erede del feudo di Filattiera, pone così mano alla costruzione del nuovo castello, quello che ancora oggi si incontra sul versante nord-occidentale all’ingresso dell’abitato, completamente circondato da mura e trasformato nel tempo sempre più in residenza signorile. Anche il feudo di Filattiera, che raggruppava nei propri territori tutta la Lunigiana orientale, era stato ben presto smembrato tra gli eredi maschi della famiglia Malaspina. Già nel 1275 infatti si formano i feudi di Verrucola e Olivola e, alla metà del XIV secolo, quelli di Treschietto, Castiglione del Terziere, Malgrate e Bagnone. Il dominio malaspiniano su Filattiera termina alla metà del XVI secolo: nel 1549 infatti Manfredi Malaspina, per sottrarsi alla conquista da parte della Spagna, cede il feudo a Firenze con un atto che tuttavia, per l’opposizione imperiale, sarà riconosciuto solo nel 1614 all’epoca di Cosimo II de’ Medici che lascia numerosi privilegi al figlio di Manfredi, Bernabò. Il castello di Filattiera è la testimonianza indiretta del dominio bizantino in Lunigiana. Purtroppo dell’antico castello non rimangono che poche tracce. L’edificio attuale visibile nella foto in alto è stato ristrutturato nel XV secolo. Oggi il castello, recentemente restaurato, è di proprietà della famiglia di Cesare Buglia. La pieve è millenaria e conserva al suo interno un idolo precristiano. Più in alto nella cappella castrense di S. Giorgio, si trova un prezioso documento che narra di un religioso che qui spezzò idoli pagani, fondò chiese e convertì popolazioni. Da visitare anche Caprio e Ponticello con le torri medioevali.

FORTIFICAZIONI
Il feudo dei Malaspina di Filattiera, si diversifica dagli altri, perché é il risultato di precedenti domini : romanico, bizzantino, longobardo, che nel tempo si sono succeduti ed hanno prodotto forme diverse di guerriglia e di difesa che hanno dovuto, per forza maggiore, far cambiare anche le strutture difensive dei vari castelli. Così succede ad un maniero che da epoche remote rimane sempre nello stesso posto; obbligatoriamente per ragioni di adeguamento all’arte bellica o alle necessità di alloggio, agli adeguamenti dovuti alla moda del tempo, ai piaceri dei residenti, ecc.; ogni rinnovazione distrugge la realtà precedente. A Filattiera invece, e specialmente nella valle del Caprio, i siti di difesa sono stati più volte cambiati nell’arco di un millennio, con il risultato che i ruderi sono ancora accessibili e visibili, ed sono ancora quelli delle antiche infrastrutture, tali come sono state concepite all’epoca, senza aver subito trasformazioni. Il grave inconveniente é quello che gli antichi capisaldi o fortezze nel tempo sono state oggetto di raccolta di materiali impiegati in altre opere, e quello che oggi rimane non sono che i ruderi diventati qualche cosa perché invasi dalla vegetazione, o semplici affossamenti o valloni.

In quel di Filattiera si possono distinguere due tipi di protezioni strategiche: una, quella bassa del borgo principale, sorge su uno sperone preappenninico, in posizione elevata, molto vicina alla pianura, nella quale scorre il fiume Magra; l’altra invece é nella valle stessa del torrente Caprio, affluente del Magra. La prima protezione era a tutela della viabilità che, lungo il Magra, portava nel genovese, nel piacentino e nel parmense o scendendo conduceva al mare, quindi a Roma; trattasi in fine della via Francigena. Di questo gruppo sono tutt’oggi visibili i castelli d’epoche diverse, che si sono succeduti e che si trovano a breve distanza l’uno dall’altro: il Castelvecchio, il Castel di San Giorgio e il Castel del borgo di Filattiera. La seconda protezione invece, nella valle del Caprio, sono tutti di epoche differenti, in successione l’uno all’altro. Nell’alta valle a quota m. 800 s.l.m. a controllo e difesa della strada che portava nel parmense, la via del sale, si incontrano i ruderi di Monte Castello, insediamento del VIIº secolo. Nella parte bassa, nella zona pianeggiante di Caprio e di Ponticello sono visibili diverse case-torri, caratteristiche delle abitazioni fortificate, tipicamente usate nei siti agricoli di fondovalle.

La descrizione di queste case é molto facile; una costruzione in pietra di sette metri per sette, con mura perimetrali di un metro di spessore, senza porte e finestre, le sole aperture erano le feritoie; il piano terreno era accessibile solo dall’interno, dal primo piano, con porta principale, alla quale si accedeva tramite una scala in legno retrattile; due piani superiori con piccole finestre e scale interne. Erano, queste case fortificate, usate nel medioevo da famiglie che avevano ottenuto una specifica delega politico militare, per il controllo degli abitanti e dei movimenti stradali. Sono costruzioni che datano del secolo XIVº inizi XVº. Il crinale del lato destro del torrente Caprio é stato per lungo tempo confine tra il feudo di Filattiera ed il comune di Pontremoli governato dai milanesi, dagli spagnoli, ecc. Poche cose rimangono lungo questo confine come fortificazione o posto di gabella. Solo sulla sommità di Rocca Sigillina, si può vedere il basamento poligonale di una fortezza cinquecentesca che dominava il borgo, i suoi abitanti e la strada che conduceva al passo del Cirone, quindi nel parmense.