La ferrata del Monte Forato


L’arco del Forato

Dopo aver superato Borgo a Mozzano (con la visione del "Ponte della Maddalena o del diavolo") di alcuni km., si notano sulla sinistra le indicazioni per Fabbriche di Vallico e la valle della Turrite Cava. Entrati nella valle troviamo subito una piccola diga che sbarra il corso della Turrite creando un bello e caratteristico lago dalla forma di fiordo; la strada attraversa poi tre gallerie molto strette e buie di cui una in curva molto pericolosa per cui è necessario prestare molta attenzione. Passate le gallerie la strada prosegue sempre lungo il fianco orografico sinistro del torrente costeggiando alcune cartiere fino a pervenire, dopo 7 km..all’unico paese situato nel fondovalle, Fabbriche di Vallico (m. 349 slm): il paese deve il nome alla lavorazione del ferro impiantata nel 1300 da fabbri provenenti dal bergamasco e dal bresciano, lavorazione che ha dato origine a una fiorente produzione di chiodi e attrezzi vari capace di creare benessere a diverse famiglie come quella dei Marchesi Ponticelli e quella dei Conti Carli i cui bei rispettivi palazzi ancora oggi fronteggiano il caratteristico ponte che attraversa la Turrite mettendo in comunicazione Fabbriche con la sua frazione di Calandi.


Aldo sulla ferrata del Forato

Dopo aver superato Borgo a Mozzano (con la visione del "Ponte della Maddalena o del diavolo") di alcuni km., si notano sulla sinistra le indicazioni per Fabbriche di Vallico e la valle della Turrite Cava. Entrati nella valle troviamo subito una piccola diga che sbarra il corso della Turrite creando un bello e caratteristico lago dalla forma di fiordo; la strada attraversa poi tre gallerie molto strette e buie di cui una in curva molto pericolosa per cui è necessario prestare molta attenzione. Passate le gallerie la strada prosegue sempre lungo il fianco orografico sinistro del torrente costeggiando alcune cartiere fino a pervenire, dopo 7 km..all’unico paese situato nel fondovalle, Fabbriche di Vallico (m. 349 slm): il paese deve il nome alla lavorazione del ferro impiantata nel 1300 da fabbri provenenti dal bergamasco e dal bresciano, lavorazione che ha dato origine a una fiorente produzione di chiodi e attrezzi vari capace di creare benessere a diverse famiglie come quella dei Marchesi Ponticelli e quella dei Conti Carli i cui bei rispettivi palazzi ancora oggi fronteggiano il caratteristico ponte che attraversa la Turrite mettendo in comunicazione Fabbriche con la sua frazione di Calandi.


Luca all’inizio della ferrata

Lasciata Fabbriche procediamo lungo la strada in direzione di Palagnana, superiamo Gragliana, sede di un antico ospedale distrutto da una piena del fiume, e quando arriviamo poco prima di Palagnana, notiamo sulla sinistra un piccolo ponte che scavalca la Turrite di Palagnana: lo attraversiamo seguendo le indicazioni per l’Alto Matanna fino ad arrivare a Foce di Bucine (m. 839) dove il campanile della chiesa sbuca proprio sopra il valico. Qui svoltiamo a destra e dopo essere passati per Pian d’Orsina (m. 979) finalmente arriviamo all’Alto Matanna, (m.1034), dove l’ex albergo è stato trasformato in colonia estiva per ragazzi ma dove si trovano anche un bar ed un ristorante accessibili a tutti; nel ristorante si cucinano cibi genuini e vi assicuro che fare qui il pranzo del 1° maggio è veramente un’esperienza unica e meravigliosa (si sa quando si inizia ma non si sa quando si finisce!); comunque se qualcuno decidesse di fermarsi a mangiare può prendere nota del numero di telefono del locale: "Ristorante Alto Matanna" 0584/776005.


Aldo sotto l’arco del Forato

La zona dell’Alto Matanna è veramente splendida: ampi prati, boschi, rocce, un caratteristico laghetto (il Bozzone), animali (mucche e cavalli) allo stato brado, sembra di essere sulle Alpi e ben lo sanno le centinaia di persone che nelle domeniche primaverili ed estive affollano questi posti. Parcheggiata la macchina nell’ampio piazzale prendiamo il sentiero CAI n. 5 che in poco tempo ci conduce al Callare del Matanna, quota 1139, situato fra il Matanna, m. 1317, e il Nona, m. 1297, in stupenda posizione panoramica:il mare ci appare in lontananza e sulla destra scorgiamo, il Procinto (m. 1177), un meraviglioso torrione cilindrico che si innalza un po’ discosto dal crinale principale e separato da questo da un intaglio: l’intaglio del Procinto. Dopo avere ammirato il panorama torniamo un po’ indietro sui nostri passi perché prima del Callare, sulla destra, inizia il sentiero CAI n. 109 che traversa il versante orientale del Monte Nona, entra nel bosco e ne esce con una ripida discesa (al ritorno sarà una dura salita!!!).


Foce di Petrosciana

Per giungere a Foce delle Porchette, quota 982, valico situato tra le rocce del Monte Croce e la parete del Nona: è trascorsa circa 1h da quando abbiamo lasciato l’Alto Matanna. Dopo aver ammirato la bella marginetta che fa mostra di se presso il valico, proseguiamo sempre lungo il sentiero 109 che si inoltra nel versante di Cardoso tramite uno stretto passaggio fra rocce per andare poi a congiungersi con il sentiero CAI n. 6 proveniente da Stazzema: seguiamo ora il sentiero 6 che risale con qualche tornante e alcuni gradini, passiamo di fianco a una bella marginetta e, quindi, perveniamo a Foce di Petrosciana (m. 961), importante valico di comunicazione tra il comune di Stazzema e la valle di Fornovolasco (è passata circa ½h da quando siamo partiti da Foce delle Porchette e 1h30 da quando abbiamo lasciato l’Alto Matanna; da qui sarebbe dovuta passare la carrozzabile Stazzema – Fornovolasco della quale è stato costruito un solo tratto oltre Stazzema tratto che viene usato da chi si diriga, provenendo dal versante mare, verso il Procinto o il Forato passando dal rifugio "Forte dei Marmi" all’Alpe della Grotta.


Sopra l’arco del Forato

Foce di Petrosciana è stato nel passato il più importante valico tra l’Alta Versilia e la Garfagnana e da qui inizia la ferrata costruita dalle sezioni versiliesi del CAI e intitolata all’ingegner Renato Salvatori, già vice-presidente della sezione di Forte dei Marmi. La via ha uno sviluppo di 1250 m. di cui 330 m. attrezzati con cavo metallico ancorato alla roccia su paletti di ferro; anche questa, come tutte le vie ferrate, va affrontata con la solita attrezzatura (imbracatura, cordino, moschettoni, dissipatore e casco). La ferrata percorre la cresta sud-est della cima meridionale del Monte Forato seguendone il filo: nel punto più difficile è stata ancorata una scala di ferro ma va fatta con attenzione perché c’è una discreta esposizione; non appena il sentiero tende a percorrere un tratto più pianeggiante termina il cavo di ferro e in pochi minuti giungiamo sulla cima più meridionale del Forato che è anche la più alta (m. 1233) delle due vette che formano il monte: è trascorsa 1h da quando abbiamo lasciato Foce di Petrosciana e 2h30 da quando siamo partiti dall’Alto Matanna.


Luca sulla vetta del Forato

E’ interessante notare che sotto la cima settentrionale si trovano ancora alcune postazioni scavate dai tedeschi durante l’ultima guerra mondiale e che facevano parte della linea gotica: da qui, come dall’altra cima, si può godere di un vasto panorama che spazia dal mare, alle vette delle Apuane (particolarmente affascinante la veduta su Pania, Uomo Morto e Pania Secca), alla Garfagnana e a tutta la catena dell’Appenino tosco-emiliano. Scesi dalla cima nord facciamo una sosta sotto l’arco per ammirarlo in tutta la sua imponenza e rilevando che da qui si possono osservare benissimo i tre paesi di Cardoso, Pruno e Volegno: per fare ritorno a Foce di Petrosciana, evitando la ferrata, è stato tracciato un sentiero che le scorre parallelo sul versante garfagnino e che si inoltra nel bosco per uscire appena sotto l’inizio del tratto attrezzato e, se avrete un po’ di fortuna come è capitato a noi, chissà che non possiate incontrare qualche esemplare di muflone. Da Foce di Petrosciana all’Alto Matanna bisogna rifare il percorso effettuato all’andata per cui occorrono sempre sulle 2h30 per un totale di tutto l’itinerario di circa 5h.


Aldo sulla vetta del Forato

E’ interessante notare che sotto la cima settentrionale si trovano ancora alcune postazioni scavate dai tedeschi durante l’ultima guerra mondiale e che facevano parte della linea gotica: da qui, come dall’altra cima, si può godere di un vasto panorama che spazia dal mare, alle vette delle Apuane (particolarmente affascinante la veduta su Pania, Uomo Morto e Pania Secca), alla Garfagnana e a tutta la catena dell’Appenino tosco-emiliano. Scesi dalla cima nord facciamo una sosta sotto l’arco per ammirarlo in tutta la sua imponenza e rilevando che da qui si possono osservare benissimo i tre paesi di Cardoso, Pruno e Volegno: per fare ritorno a Foce di Petrosciana, evitando la ferrata, è stato tracciato un sentiero che le scorre parallelo sul versante garfagnino e che si inoltra nel bosco per uscire appena sotto l’inizio del tratto attrezzato e, se avrete un po’ di fortuna come è capitato a noi, chissà che non possiate incontrare qualche esemplare di muflone. Da Foce di Petrosciana all’Alto Matanna bisogna rifare il percorso effettuato all’andata per cui occorrono sempre sulle 2h30 per un totale di tutto l’itinerario di circa 5h.