I confini naturali vanno ampliati e restituite al Parco le aree di cava
Legambiente ha presentato le osservazioni al Piano del Parco Regionale delle Alpi Apuane con una premessa generale molto critica, ribadendo il proprio profondo dissenso per ladozione di un Piano mutilato dal Consiglio Regionale e su pressione degli Enti Locali della Comunità di Parco
dalla disciplina e quindi dalla competenza delle aree estrattive, sollevando dubbi addirittura sulle legittimità del Piano. Le osservazioni, in netta controtendenza rispetto alle posizioni di Associazioni venatorie ed Enti Locali, chiedono lampiamento del Parco per alcune aree naturali rimaste fuori e linclusione dei borghi di montagna allinterno dei confini.
La terza osservazione critica di Legambiente riguarda la tutela della biodiversità: il Piano, ormai datato a diversi anni fa, non considera le più recenti normative regionali ed europee sulla tutela diversità ecologica e, per Legambiente, va assoltamente aggiornato in quanto settore di fondamentale importanza per la missione istituzionale di un Parco naturale.
Ma Legambiente lancia anche un netto richiamo alle Istituzioni regionali e locali.
Dopo anni di gestazione dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente mediazioni, ripetute riduzioni dei confini e addirittura lo stralcio delle cave, il Piano del Parco delle Alpi Apuane va sostenuto e implementato invece di impallinarlo sotto un tiro incrociato. La Regione e gli Enti Locali della Comunità di Parco hanno il dovere istituzionale e politico di sostenere un Ente voluto con Legge Regionale, rilanciandone il ruolo di regia di uno sviluppo delle Alpi Apuane ecologicamente e socialmente sostenibile.
Comunicato stampa