Altissimo – Sentiero della libertà ?

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#20865
Anonimo
Ospite

eccomi :)

La tav XXVII può essere anche “una vecchia foto proveniente dall’archivio ANPI” ebbene ? vuoi negare l’evidenza ? vuoi negare che nella didascalia c’è scritto che il “Varco della Libertà” è quello compreso tra A e B e che al centro del varco c’è la quota 1164 ? fà come vuoi ma la “realtà” è quella e non la cambi a forza di sostenere il contrario, o forse sotto sotto speri che si attui quella famosa regola del giornalismo di regime : dopo aver ripetuto ossessivamente una notizia falsa questa diventa vera ? :-)

La relazione dell’Armanni descrive la “via della lIberta” elencandone i punti cruciali tra i quali, al culmine della salita, c’è la quota 1164 che guarda caso è al centro del Varco della Libertà nella tav. XXVII. Così appare pure sulle tavole di Pegollo. Per dimostrare in maniera definitiva (spero :-) ) che c’è un collegamento documentale effettivo tra quota 1164, tav. XXVII, tavole di Pegollo e relazione dell’Armanini, riporto i passi più importanti con cui l’Armanini descrive la “Via della Libertà” nel periodo regolamentato (pagg 328-329):

[b]”Il punto di partenza era stato organizato ad Antona, dove fu attrezzato un centro di raccolta in un fabbricato adibito ad asilo offerto dalle suore, che continuarono ad abitare nello stesso.

Su questa strada aperta tra i monti, chiamata poi “Via della Libertà”, iniziò l’esodo di tanta gente disperata. Da Antona a Seravezza e Pietrasanta il tragitto era di quasi 17 km (16,900): da un livello di 442m ad Antona si saliva fino a 1164m sulle Apuane per arrivare poi a 500m nella valle del Serra, a 249m. a Seravezza e poi a Pietrasanta in pianura.
….
Il 1° febbraio ’45 l’organizzazione militare del passaggio del fronte inizia ad Antona …

Il percorso avveniva secondo secondo queste modalità e tappe: sul far della sera la comitiva partiva dal sentiero che da Antona porta alle Vigne, a Campareccia ed a Porneta (tutte località sopra Antona), attraversava a mezza costa lo sperone della Tecchia ed entrava nel castagneto di Campiglia. Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con stretti tornanti, e poi pressoché verticale sino al Passo del Pitone. Di là scendeva nella valle del Serra (vedi tavole XXVII, XXXVIII, XXXIX).”[/b]

Come vedi le tavole di Pegollo (XXXVIII e XXIX) e la tav.XXVII sono parte integrante della relazione e non documenti finiti lì a caso. Per la distinzione tra Passo del pitone e quota 1164 ti faccio notare che il collegamento esiste ed è evidente,: non è sui documenti o nelle testimonianze, ma è sul terreno, o meglio nella rete di percorsi che portano ai valichi intorno alla quota 1164 i quali partivano da una radice comune : il sentiero che dopo il fosso di Campiglia saliva con stretti tornanti verso il “passo del Pitone” (come puoi vedere nel mio remake della tav. XXVII). Visto che la strada all’inizio era una sola (e si diversificava solo in prossimità del valico) il toponimo “Passo del Pitone” si può estendere per prossimità anche i valichi intorno alla quota 1164 che non hanno un nome specifico.

Comunque questi sono dettagli abbastanza secondari rispetto ad un’altra questione: è’ chiaro che qui sono a confronto due modi di valutare e utilizzare i documenti del convegno del 94. Per me sono fondamentali e forniscono le linee guida della ricerca seppur con necessarie integrazioni (ma senza stravolgimenti). Mentre per te sono elementi accessori, letteratura poco scientifica e quindi da prendere con le pinze. Per te i documenti fondamentali sono le testimonianze orali o forse altri documenti che hai trovato all’ANPI. Niente da obiettare. DA quando è cominciata la ricerca ognuno di noi ha seguito strade proprie e un proprio stile di ricerca. Non ci vedo nulla di male, anzi è bene che in una ricerca si seguano strade e stili diversi e in concorrenza. Quello che sancisce il successo dell’una o dell’altra ricostruzine è in fondo la capacità di collocare al giusto posto quanti pià tasselli possibile.

A questo punto è inutile scannarsi sull’attendibilità della relazione dell’Armanini e sulle tavole allegate. Io mi sono fatto un quadro abbastanza definito delle fasi e dei percorsi del passaggio del fronte basandomi sulle mie attuali conoscenze del terreno e della documentazione a me nota. Il quadro che mi sono fatto non è definitivo né pretende di mettere la parola FINE alla ricerca. Non escludo futuri sviluppi e rivoluzioni , soprattutto se salterà fuori qualche nuovo documento/elemento. Ancora non è saltato fuori ma se ne sei a conoscenza … :whistle: .

Comunque sia, penso/spero che anche tu ti sia fatto un’idea complessiva dei percorsi e delle fasi del passaggio del fronte. A questo punto direi di smetterla di scannarci e di mettere nero su bianco le nostre differenti tesi, dettagliando percorsi, valichi e tempi del passaggio del fronte. In questo modo ognuno di noi potrà valutare la ricostruzione dell’altro e sarà più facile evidenziarne punti deboli, contraddizioni e incongruenze. Così facendo la ricerca potrà fare passi avanti più decisi e su basi solide e, last-but-not-least, potremmo dare ai cultori della materia (pochi credo :S ) la possibilità di farsi una propria idea e magari decidere quale sia la ricostruzione più aderente ai fatti e più convincente o magari proporne di nuove. ;)

Con questo credo di aver risposto alle tue domande del post 23654. Ora mi aspetto delle risposte alle questioni del post 23658 del 17 dicembre

Ma, visto che lì si parla del Pitone di mezzo, vorrei aggiungerci un altro paio di cosette :whistle:

se non ho capito male nel tuo ultimo post sostieni che il passo del Pitone di cui parla PDG nell’orazione (quello degli stretti tornanti) è quello della Focoraccia. Ma se il passo alternativo per PDG era il Passo della Greppia (come risulta dalla sua orazione, giusto?) allora sei ritornato alla tesi dualistica ? insomma hai riesumato il “tertium non datur” ? e che fine ha fatto la “sconvolgente rivoluzione” che hai avviato dopo la conversazione col Giuseppini? :silly:

in altre parole: secondo te il Pitone di mezzo era SI o NO uno dei passi prevalentemente usati nella fase regolamentata ?

Se rispondi NO devi rimangiarti la “sconvolgente rivoluzione giuseppiniana”. :S
Se rispondi SI bisogna concludere che PDG non era al corrente dell’importanza di questo passaggio intermedio. :blink: Oppure che lo conosceva ma non ne ha parlato nella sua orazione nonostante la sua importanza, e neppure ne ha parlato all’Armanini per il convegno del 94. Possibile che abbia trascurato un dettaglio così importante per il passaggio del fronte ? era così distratto dai suoi numerosi compiti da combinare tanti pasticci (oltre questo anche lo sbaglio nella scelta della foto per la tav.XXVII e lo sbaglio nell’indicare la quota 1164 invece che 1059) ?

Poi, sempre in argomento Pirone di mezzo, che mi dici del famoso video di Pietro alla Cappella : smentisci o confermi di aver detto a Marco che quella volta Pietro parlando del “Passo del Pitone” si riferiva proprio al “pitone di mezzo” ?

Ai tuoi “Posts” l’ardua sentenza … :P