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In ogni caso, a prescindere dalla questione della lapide, secondo me valgono le considerazioni finali di Marco. Quello della pulralit? dei valichi ? un discorso affrontato e dibattuto pi? volte sul forum, Lo ha tirato in ballo varie volte Luca e ancora continua a ritornare a galla. Probabilmente gi? all?epoca dei fatti , col termine ?passo del pitone? ci si riferiva ad una pluralit? di valichi nel tratto tra il passo della Focoraccia e il passo della Greppia (dato che non ha un nome potremmo chiamare quel tratto di crinale "cresta o crinale dei pitoni" ). La spiegazione pi? semplice ? che persone diverse chiamassero in quel modo valichi diversi , vicini tra loro, caratterizzati dalla presenza di un grosso spuntone roccioso e funzionalmente simili.
Non a caso nel progetto di Marco (pag. 47) (su cui mi pare che Pisa si sia pronunciato in modo un po’ generico, mentre Guido lo ha fatto con una sostanziale stroncatura sul nascere), tra i valichi della libert? figurano il passo della Focoraccia, quello del pitone di mezzo e in parte quello della Greppia (con tratti da verificare per i collegamenti con campiglia e con il Serra). Nessuno ha mai pensato di negare dignit? al percorso amato e curato da Pisa e Fabri. Per? non mettiamoci a sbandierare rivolgimenti e colpi mortali a pitoni che hanno l?unico torto di stare in …mezzo
rispondo sinteticamente all’altra vecchia domanda di Marco che mi stava molto cuore, avremo poi modo di tornarci su meglio in seguito.
tutto bene per me per quanto riguarda l’utilizzo integrale della Via Fanfani, che gi? il suo discreto lavoro di manutenzione e messa in sicurezza lo pone, ma si tratta si cose limitate e poi dal punto di vista escursionistico e panoramico ? fuor di discussione la via migliore, fermo restando che vanno tenute presenti, magari per un escursionismo pi? impegnato e anche pi? esperto, le vie del Serra-Canal dal Prado-grotte delle Greppie, come anche soluzioni pi? alte di collegamento dei passi Altissimo-Focoraccia come avevo gi? suggerito.
quello che manca ancora nel tuo progetto di massima ? il grande assente, il passo della Greppia col relativo <canalone sotto le cave>, e uso qui quest’espressione perch? ricorre spesso nel libro citato di Ezio Miniati di cui riporto una testimonianza di certo Silvio Marchini di Castagnola di Sotto, all’epoca sfollato con la famiglia in una grotta a Renara:
Avevamo ormai finito tutti i viveri e non sapevamo pi? a che santo raccomandarci. Cos? una mattina decidemmo di accodarci ad una piccola colonna di civili che provieniente dalle Casette era diretta verso il monte Antona e poi proseguiva verso il monte Altissimo. Ricordo che si era in pieno giorno, ledieci di mattina ma il tempo era molto "torbato" con molta nebbia. C’era la neve alta e per il sentiero verso gli "Uncini" c’erano molte spazzole, cio? quelle granatine che usavano una volta gli spazzini, messe l? apposta per non scivolare; proprio a dieci metri dal passo (noi procedevamo chini a testa bassa), in una postazione alla nostra sinistra c’erano due tedeschi morti colpiti quasi sicuramente da una "granata" dei mori. Dopoch? la guida, mostrataci la valle sottostante, si accomiat? da noi scendemmo alla svelta gi? nel canalone sotto le cave. Prima di un mulino c’era un laghetto con l’acqua verde e azzurra dove diversi civili si lavavano cercando di togliersi di dosso il sonno della..notte. A Viareggio ci interrogarono poi finimmo in provincia di Siena.
mi pare qui piuttosto evidente l’indicazione del passo della Greppia e interessante ? notare come questo passo fu utilizzato anche prima che fosse istituzionalizzato un verio e proprio <passaggio regolamentato del fronte> con scorta militare garantita da Antona a Azzano.
e questo per ovvie ragioni di ergonomia del percorso per chi proveniva dalle zone della Tambura passando per il monte Antona (percorso alto), ma anche per altrettanto ovvie ragioni di praticit? e rintracciabilit? del percorso: come gi? ho sottolineato a pi? riprese questo canalone ? il collettore-viadotto naturale che raccoglie tutte le vie provienienti dagli altri passi, ma ? anche l’unico percorso evidente e sicuro per scendere dalla cresta di <zona franca> e scendere nel Serra in direzione Azzano -? sufficiente immettersi in questa <pista da bob> e questo giustifica in parte anche l’abbandono delle comitive al passo da parte delle prime guide- proprio perch? ? un canalone praticabile e lo era tanto pi? a quei tempi e in quella contingenza, in cui il passaggio di migliaia di persone scavava e ribadiva un solco largo come un autostrada, come racconta chi l’ha visto nel periodo della guerra o immediatamente dopo.
per quanto riguarda, o Marco, il coraggio della tua proposta, ti fa solo onore e ti dar? tutto l’appoggio che ti posso dare: se in un progetto, come vuole l’etimo della parola, non si butta qualcosa avanti, con un pizzico di sana utopia, che ci stiamo a fare al mondo? e a questo proposito cito le parole del citato libro nel paragrafo dedicato a Pietro del Giudice, che non so se sono parole sue o di Miniati, ma che prendo per il loro valore propositivo, anche se un po’ positivamente <polemico>:
Oggi nonostante tutte le cerimonie e le commerazioni, i cippi marmorei e le facili nostalgie nessuno ha provveduto a ripulire ed a ripristinare, rendendolo agibile, questo ultimo tratto che partendo dal laghetto delle Ca’ di Rho e sotto le cave, porta al Passaggio del Fronte.
ciao
Luca