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o Bergame, proseguo nella risposta alle tue domande, intanto la questione della Grotta di Cel?/Grotte di Cel?: la mia spiegazione ? che sono valide entrambe le formule, e che d’altra parte sono indicazioni non vanno prese con la precisione topografica di un GPS, tantopi? che la loro rilevanza consiste nell’indicare…semplici tracce di di capre, come dice il Federigi.
vanno bene entrambe perch? si parla pi? propriamente di <grotte> di Cel?, e chi ha risalito con attenzione il Canal dal Prado ha visto che ce ne saranno una decina pi? o meno, di varia fattura e dimensioni, fino agli Aguti. forse la grotta di Cel? per antonomasia ? la prima, quella poco sopra l’intersezione con la via Fanfani e col rudere di un piccolo fabbricato, forse no. molto probabilmente invece quella pi? rilevante per il passaggio del fronte fu una pi? alta, nella zona degli Aguti e non distante da un paio di trincee -qualche foto l’avevo pubblicata nel mio <servizio> sui Gaglini-, come sede di una postazione fissa subito dopo lo scavalcamento della cresta.
il fatto ? che dopo la costruzione della Via Fanfani, e la conseguente obsolescenza del percorso nel Canal dal Prado, la grotta di Cel? per antonomasia ? diventata quella che si vede appunto dalla via, le altre semplicemente non si vedono pi?.
e non mi sono ancora stancato di tornare sul fatto che, detto e ridetto in tutti i modi forse viene inteso una volta o l’altra, praticamente il percorso del Pitone e quello delle Greppie vengono a coincidere, nel canalone delle Greppie o Canal dal Prado, se dal Pitone, invece che scendere lungo il crinale di faggi-conifere -e che Guido erroneamente crede che sia l’unico percorso dal Pitone, oltretutto ce n’? almeno un altro importante, l’avevo gi? detto-, si viene verso le Greppie su quella che ho chiamato giusto per darle un nome <alta via dei cavatori>, che tenendosi intorno a quota mille passa per quello che ho definito a suo tempo il <monumentale gruppo scultoreo del Gaggini o dei Gaglini> e le postazioni.
torno pure, dicendolo e ridicendolo in tutti i modi finch? qualcosa non viene recepito, sulla questione che ho posto anche nell’ultimo intervento, e pure in modo dimolto <acculturato> per non scontentare nessuno…e cio? che, secondo me e sulla base di una ricerca <basata su qualche fatto e su qualche dato quantomeno>, non si pu? continuare a parlare a casaccio di sentieri della libert?, perch? il termine ? improprio, sbagliato, kaputt.
l’espressione <Via o Sentiero della Libert?> va riferita solo ed esclusivamente al percorso, che pu? anche contemplare una <variante o alternativa di sicurezza>, inaugurato dai primi del febbraio 1944 dal <nuovo corso> militare sotto la responsabilit? di Vinci Nicodemi: ogni altro uso di questa espressione ? improprio e scorretto, perci?, in mancanza di una tesi migliore della mia, che comunque mi sembra gi? discretamente ben fondata, propongo che si applichi il principio del <silenzio assenso> e che venga bandito con effetto immediato e salata ammenda pecuniaria trasferita sul mio conto corrente tale improprio utilizzo.
sar? anche per la calura abbestia che mette a dura prova la risposta fisica e mentale -tranne che per il megafotonico Pisanino che non aspettava altro che l’allerta climatica per andare a fare un po’ di attivit? forestale diperins?…ma che vuole, il suo nome scolpito su di una lapide accanto a quella del suo amato passo, stavolta per? con la dedica ai <Caduti Invano per la Calura Abbestia>?- ma mi sorprende sinceramente che il mio intervento non abbia avuto la reazione che meritava: infatti mi pare proprio che, in mancanza di valide contestazioni e di tesi migliori -e la mia mi pare gi? dimolto bellina-, e sempre invocando il <silenzio assenso>, la questione della <Via della Libert?> si pu? dire praticamente chiusa con buona pace di tutti, e ogni altra ricerca ha un valore puramente accessorio. dico bene?
in attesa di un qualche segno di vita, torno a ribadire il concetto di <Via della Libert?> con l’appoggio di altri documenti, tratti dallo scritto di Maria Del Giudice e dall’Archivio Privato Del Giudice, APDG:
Rimase prerogativa dei Patrioti apuani nell’inverno ’44-’45 la regolamentazione del passaggio del fronte, che , se fosse stato lasciato all’iniziativa spontanea, avrebbe avuto conseguenze disastrose. I profughi apuani e non, sempre pi? numerosi, che ne tentavano l’attraversamento, erano stati spesso abbandonati da guide improvvisate o vittime di briganti.
Venne cos? creata un’organizzazione efficace per la sicurezza d? coloro che dovevano passare nell’Italia Liberata, il cui comando militare fu assegnato a Vinci Nicodemi. Tale percorso prese il nome di "Via della Libert?".
Le conseguenze disastrose, non erano solo di natura militare, per lo scompiglio che potevano creare improvvisati e caotici passaggi delle linee, ma anche e soprattutto di carattere logistico e umanitario, come ben evidenzia la "Lettera del Contegi? a Pietro del Giudice", 26/11/1944, APDG
Campo,l? 26 novembre 1944
Caro Pietro,
da domani sono costretto a negare il mangiare a coloro che si fermano per poi passare il fronte.
Qui ? un continuo traffico di donne e bambini, che spesso piangono e fanno strappare il cuore.
I pi? di questi sono costretti, per la fame o per la stanchezza, a fermarsi e spessissimo a pernottare per lasciarsi ancora un po’ di forza per fare un’ultima tappa oltre le linee. Perci? non posso negargli vitto ed alloggio e d’altra parte non posso ogni giorno fare mancare il mangiare ai miei patrioti.
Tanto per dirti, questa sera, malgrado la razione fosse scarsissima, sono restati fuori del rancio dei patrioti e dei civili.
Ogni giorno non posso assistere a queste scene, per principio umanitario ed anche a scanso di discussioni, perci? da domani o mandami razioni in pi? ed abbondanti, o sar? costretto ad essere duro con queste donne, e alle buone o alle cattive le respingo al Comando Gruppo.
Ti faccio anche presente che non solo passano per varcare le linee ma spesso, causa il tempo od altre ragioni, ritornano indietro.
Aspetto una tua decisione in merito.
Saluti
Contegi?
e quella, relativa agli abusi, di Vinci Nicodemi, "Mine sul Passo del Pitone-Passaggio del Fronte". 5/9/1999, APDG
[…]La Resistenza apuana aveva tenuto aperto il passaggio del fronte che, in un primo momento, fu spontaneo e reso possibile dalla solidariet? umana di una popolazione locale che aveva sempre dimostrato ferma volont? di far parte della Resistenza, pur sapendo bene che ci? avrebbe aumentato le sofferenze ed il rischio della vita. Tuttavia, oltre ai pericoli del percorso, correva voce che donne e bambini venivano, a volte, abbandonati, spogliati ed aggrediti. Ci? purtroppo corrispondeva alla realt?, infatti qualche filibustiere, uomini senza scrupoli, si erano infiltrati nel gruppo delle guide. Divent? dunque necessario imporre una seria organizzazione militare che assicurasse la tranquillit? e la sicurezza di quella povera gente che, con marce estenuanti, arrivava ad Antona da ogni parte dell’Italia del centro nord. Il primo febbraio 1945, le dicerie trovarono conferma allorch? mi fu riferito che ad un facoltoso commerciante di Carrara, Pilade De Michelis, erano state chieste 50.000 lire, per poter passare il fronte con la famiglia. Riuscii ad individuare le due guide e a farmi consegnare il denaro, somma enorme per l’epoca. Con tale cifra quella notte feci passare oltre cento persone che attendevano da vari giorni.
Alle guide e ai portatori fu corrisposta una giusta retribuzione e la famiglia De Michelis pass? per prima, con tutta la riconoscenza che meritava. Il servizio venne organizzato ad Antona, con un vero ufficio-tappa che raccoglieva ed elencava i viandanti, situato in un asilo, messo a disposizione dalle suore. Il servizio era diretto amministrativamente dal Pretore di Carrara, Roberto Mariani, aiutato dall’ufficiale Orlando Bertolini, dalla maestra Altea Battistini e Silvio Stefanini, che si alternavano, cosicch? il servizio rimanesse ininterrotto, giorno e notte[…]
ciao
Luca