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  • #27495
    derrick
    Partecipante

    all’inizio usavo la piastrina gigi, con pettorine più o meno lunghe, il vantaggio è che la corda scorre autonomamente all’interno e ti “segue”, ma è un sistema scomodo addosso perche deve essere sempre ben tirato e limita i movimenti.
    non mi è piaciuto il grigri, che peraltro non utilizzo.
    al momento utilizzo una tecnica e del materiale molto complicati… un machard con moschettone direttamente sull’imbrago e corda avvolta nello zaino.
    non è stata una mia idea, ma recepita da un cortometraggio che ho visto, che illustrava il personaggio di Renato Casarotto.

    #27496
    alberto
    Partecipante

    [quote=”derrick” post=28486]all’inizio usavo la piastrina gigi, con pettorine più o meno lunghe, il vantaggio è che la corda scorre autonomamente all’interno e ti “segue”, ma è un sistema scomodo addosso perche deve essere sempre ben tirato e limita i movimenti.
    non mi è piaciuto il grigri, che peraltro non utilizzo.
    al momento utilizzo una tecnica e del materiale molto complicati… un machard con moschettone direttamente sull’imbrago e corda avvolta nello zaino.
    non è stata una mia idea, ma recepita da un cortometraggio che ho visto, che illustrava il personaggio di Renato Casarotto.[/quote]

    io quando ho fatto in solitaria la via dei Fiorentini e la via Corrado sul Nona ho usato il Gri-Gri.

    #27497
    derrick
    Partecipante

    bè, direi che i complimenti di rito siano quasi scontati… è la seconda volta che vado lì,ma mi era balenata l’idea di fare qualche via artificiale sul nona, non saprei se questo sia possibile ma semmai mi darai qualche consiglio… ad esempio tu lasci la corda nello zaino alla sosta inferiore, o sbaglio?

    #27498
    alberto
    Partecipante

    [quote=”derrick” post=28488]bè, direi che i complimenti di rito siano quasi scontati… è la seconda volta che vado lì,ma mi era balenata l’idea di fare qualche via artificiale sul nona, non saprei se questo sia possibile ma semmai mi darai qualche consiglio… ad esempio tu lasci la corda nello zaino alla sosta inferiore, o sbaglio?[/quote]

    si ho preferito salire leggero e lasciare la corda nel zaino alla sosta . Non ho avuto problemi. L’importante è riporla nello zaino come fanno gli speleo. Cioè con la parte che scorre sempre rivolta in alto e ad anelli aperti , in modo che non si creino annodamenti che ne possano impedire lo scorrimento.
    Una cosa da tenere presente sopratutto in caso di tiro obliquo e strapiombante, che quando si è oltre la metà del tiro, il peso della corda fuori possa far uscire quella che è dentro allo zaino.

    #27499
    alebiffi86
    Partecipante

    Ciao Derrick! complimenti, bell’avventura! anche a me ogni tanto parte il tarlo delle solitarie..ho quasi sempre usato il gri-gri ; da un po’ di tempo a questa parte ho aggiunto anche la modifica del “taglio dell’aletta” e ti garantisco che risolve il 90% dei problemi di scorrimento, in più ho sostituito il machard sul capo libero della corda con un tibloc che consente di darsi corda con una mano sola; con questi due accorgimenti (tibloc e taglio dell’aletta) funziona tutto piuttosto fluidamente; anch’io di solito lascio la corda nello zaino..meglio diminuire il più possibile il peso; altro espediente è fare ogni tanto un mezzo barcaiolo sui rinvii con la corda che va alla sosta..evita che il peso di questa ti tiri dopo un po’ di metri

    #27502
    derrick
    Partecipante

    si, tecniche ce ne sono molte, ma l’aspetto più importante di una scalata in solitaria è ripercorrere l’intera ascensione mentalmente prima di preparare qualsiasi attrezzatura e valutare pro e contro, rischi e pericoli.
    legge sempre valida per escursioni serie è ancor più importante quando si è soli.
    insomma, credo che una buona metà del lavoro e delle fatiche (mentali) lo si debba fare prima ancora di indossare lo zaino.
    almeno questo è il mio parere

    #27503
    alberto
    Partecipante

    tutte le solitarie possono essere ritenute delle VERE solitarie ?

    Quelle fatte in autoassicurazione, quelle fatte su vie con persone che ti vedono, quelle fatte su itinerari già percorsi quindi conosciuti. Sono queste delle vere solitarie?

    Ad esempio un mio amico quando fa le solitarie le fa solamente slegato. Non porta nemmeno la corda ne un minimo di altro materiale da usare in caso di bisogno.
    O slegato o nulla !
    Queste per lui sono le vere solitarie.

    #27505
    derrick
    Partecipante

    [quote=”alberto” post=28493]tutte le solitarie possono essere ritenute delle VERE solitarie ?

    Quelle fatte in autoassicurazione, quelle fatte su vie con persone che ti vedono, quelle fatte su itinerari già percorsi quindi conosciuti. Sono queste delle vere solitarie?

    Ad esempio un mio amico quando fa le solitarie le fa solamente slegato. Non porta nemmeno la corda ne un minimo di altro materiale da usare in caso di bisogno.
    O slegato o nulla !
    Queste per lui sono le vere solitarie.[/quote]

    ad ognuno il suo, io non potrei permettermi di fare la bastrenta slegato, e per aprire vie in solitaria ci vuole una profonda fase di studio, anche in termini di tempo.
    ognuno può ritrovare il concetto di solitudine al suo livello, che si tratti anche solo di correre nel bosco di notte.
    per quanto riguarda l’andar slegati e sprovvisti io provo un profondissimo senso di libertà, che spazia dalla mancanza di peso fino al poter arrampicare in libertà, privo di restrizioni che siano chiodi, soste o attriti delle corde, per il resto va da se che una solitaria in posti frequentati perde parecchio sotto molti aspetti, ed a me innervosisce anche un po l’essere osservato.

    #27506
    alberto
    Partecipante

    “ad ognuno il suo, io non potrei permettermi di fare la bastrenta slegato, e per aprire vie in solitaria ci vuole una profonda fase di studio, anche in termini di tempo.
    ognuno può ritrovare il concetto di solitudine al suo livello, che si tratti anche solo di correre nel bosco di notte.
    per quanto riguarda l’andar slegati e sprovvisti io provo un profondissimo senso di libertà, che spazia dalla mancanza di peso fino al poter arrampicare in libertà, privo di restrizioni che siano chiodi, soste o attriti delle corde, per il resto va da se che una solitaria in posti frequentati perde parecchio sotto molti aspetti, ed a me innervosisce anche un po l’essere osservato.”

    ad ognuno il suo! Su questo non ci sono dubbi. Anche se poi non credo che correre da soli nel bosco, sia proprio la stessa cosa che fare da soli la sud dell’Annapurna. La prima la possona fare in tanti. La seconda non credo. Anche se poi le sensazioni, le emozioni che si potranno provare sono personali. Ma poi è anche bello confrontarsi, non per fare classifiche, ma per condividere le rispettive esperienze e anche per ampliare i propri orizzonti.
    Questo per me è un pò il senso di questo Forum.

    Quanto alle solitarie, credo che la solitaria slegato sia il massimo dell’ espressione dell’arrampicata.
    E sinceramente provo una certa ammirazione per il mio amico che ci riesce anche se allo stesso tempo mi spaventa. Io non ho le palle per fare questo. Non ho la tranquillità interiore, non ho questa serenità d’animo per accettare il rischio. O semplicemente non credo nella mia capacità di capire che è il momento giusto per farlo.
    Forse sono anche un pò fatalista e non voglio tirare il destino per la coda. Se lo fai con il gatto, al limite rimedi un bel graffiotto. Ma qui è molto diverso.

    Su ghiaccio e misto invece le solitarie che ho fatto le ho fatte quasi totalmente slegato.A parte qualche breve tratto che ho ritento troppo pericoloso. Il fatto di avere gli attrezzi mi da una garanzia maggiore. Però anche li mi sono portato un minimo di materiale in caso di necessità anche per un eventuale ritiro.

    #27507
    derrick
    Partecipante

    wow.. parliamo di qualcosa di molto personale, sicuramente.
    personalmente non stimo quei super-mostri iper allenati che poi vanno su qualche via molto difficile, la studiano dall’alto, segnando i passaggi difficili con la magnesite e poi la ripetono in free con al seguito staff di cameraman ed assistenti;
    ma mi inchino davanti a gogna che, senza aver mai visto la parete nord del pizzo la affrontò da solo, arrivandoci a piedi con la nebbia, con gli spiccioli in tasca per il ritorno.
    per quanto mi riguarda ho cominciato ad “andar per monti” in solitaria per necessita ma ho scoperchiato un vaso di pandora, dal quale difficilmente riuscirei a tornare indietro.
    al momento non ho compagni fissi, e qualora capitano non faccio vie che mi impegnino realmente, ma quelle me le tengo strette per quando mi sentirò pronto, solo con me stesso.
    potrà sembrare sbagliato, ma ad oggi in ogni mia uscita solitaria ho avuto tutto completamente sotto controllo, sotto ogni aspetto, sia psicologico che pratico, cosa che non accadeva in cordata, eppure dopo un primo momento di stabilizzazione ho affrontato vie sconosciute su vette mai viste prima.

    #27508
    alberto
    Partecipante

    Ho fatto diverse solitarie , ma non sono un solitario, ne per scelta ne per bisogno. Condividere un’avventura con un amico, avere con lui sintonia in quello che si va ad affrontare a me piace.
    Però mi piace anche vivere la montagna e l’alpinismo a 360 gradi e l’esperienza di una solitaria è un completamento è un piccolo spazio del bicchiere da riempire nella vita di un alpinista.
    Ad esempio mi piacerebbe aprire una via nuova in solitaria. E nella testa ci sono diverse idee. Vedremo…
    Poi c’è anche l’aspetto egoistico di mettersi in mostra. Essere il primo a fare una certa cosa. Anche questo secondo me è presente nell’animo di tanti arrampicatori. Anche se molti non lo dichiarano.

    Concordo con te sul non apprezzare fino in fondo quelle super imprese con tanto di fotografi posizionati nei punti chiave della via.
    Nulla da dire sull’aspetto tecnico, nulla da dire sulle impressionanti capacità . Ma la parte super-mediatizzata con tutto l’apparato organizzativo al seguito, per me rovina il tutto. Un minimo di intimità è fondamentale. Le grandi solitarie alla Charlie Porter, leggendario alpinista americano, restano insuperate.

    #27509
    derrick
    Partecipante

    aprire una nuova via è una bella soddisfazione, anche in cordata, sicuramente in solitaria è più impegnativo in ragione del quantitativo di materiale che ragionevolmente si deve trasportare, per il resto basta riuscire a passare dove il grado ci è accessibile e se possibile cercare di evitare i traversi in quanto si dovrà praticamente ripetere il tiro tre volte a meno che non lo si passi slegato;

    Tornando al discorso delle vere solitarie penso che forse si aggiunga ancor più fascino quando solitarie rimangono anche dopo, senza divulgazioni o prese di merito, ma che stiano segrete nel cuore di chi le ha effettuate, anche se la tentazione di parlarne, in virtù dell’egoismo come dicevi poc’anzi, è forte…

    comunque voglio spronarTi-Vi: se si riesce a tornar lì sul procinto prima dell’avvento della brutta stagione a me farebbe molto piacere.

    #27511
    alberto
    Partecipante

    prire una nuova via è una bella soddisfazione, anche in cordata, sicuramente in solitaria è più impegnativo in ragione del quantitativo di materiale che ragionevolmente si deve trasportare, per il resto basta riuscire a passare dove il grado ci è accessibile e se possibile cercare di evitare i traversi in quanto si dovrà praticamente ripetere il tiro tre volte a meno che non lo si passi slegato;

    Tornando al discorso delle vere solitarie penso che forse si aggiunga ancor più fascino quando solitarie rimangono anche dopo, senza divulgazioni o prese di merito, ma che stiano segrete nel cuore di chi le ha effettuate, anche se la tentazione di parlarne, in virtù dell’egoismo come dicevi poc’anzi, è forte…

    comunque voglio spronarTi-Vi: se si riesce a tornar lì sul procinto prima dell’avvento della brutta stagione a me farebbe molto piacere.

    di vie ne ho aperte tante, sia di roccia che di ghiaccio e misto. Si è una gran bella soddisfazione. Credo che sia un completamento nell’attività di un alpinista, un modo di esprimere il proprio concetto di arrampicata, di alpinismo.
    Aprire in solitaria è un passo ulteriore, perchè decidi tutto te: dal desiderio, alla concezione alla realizzazione. Te e la montagna, te e le difficoltà, te e i dubbi e solo tue le risposte.

    Sul concetto che le solitare sono una cosa che fai solo per te, quindi dovrebbero segrete, è una discussione che ho fatto con amici. Qualcuno concorda con te. Io sono più egoista e mi piace dirlo che l’ho fatta :laugh: A parte le battute comunque credo che la storia dell’alpinismo esiste perchè la si racconta ed è bello conoscerla.
    Come quando te scrivi di Gogna e gli fai i complimenti per la sua solitaria alla Oppio. Se non l’avesse raccontata non avresti potuto magari immedesimarti con lui, trarne esempio, stimolo.

    A Procinto ci si torna di sicuro. E’ un pò come fosse la casa dei nonni dove hai giocato tanto da bambino… ;) Le vie le conosco come le mie tasche, ma ci sono talmente affezionato e ci sto così bene che non mi viene a noia :)

    #27513
    derrick
    Partecipante

    mi par di aver capito che non hai mai aperto una via in solitaria ma ne senti l’attrazione?
    da quel che mi è giunto a vedere credo tu abbia ampiamente i numeri per farlo, ma a prescindere da ciò credo che ogni vero alpinista debba avere una cosa dentro di se, a prescindere dalle capacità: ovvero la consapevolezza di sapere quando potrebbe essere il momento giusto per fare una determinata ascensione, quindi se ti sentirai di farlo, più che probabilmente sarai all’altezza delle tue decisioni.

    #27514
    alberto
    Partecipante

    si aprire una via nuova in solitaria è una cosa che ho in mente da tempo. Ho individuato anche diversi obbiettivi.
    L’alpinista cerca sempre di alzare “l’asticella” . Di farlo sul grado, cercando di fare maggiori difficoltà non mi interessa più di tanto. E di sicuro non sarei in grado di andare oltre certe difficoltà, anche perchè di allenarmi non se ne parla. Troppa fatica :laugh:

    Poi vista la mia mentalità piuttosto classica, mi sento più attratto da altri scopi che dalla pura difficoltà.
    Quella la lascio ai giovani e ai talentuosi :laugh:

    Ultimamente ad esempio mi è divertito molto di salire le vie del Procinto usando solo protezioni veloci e cordini in clessidre. Vie che ti sono familiari ti si presentano sotto un altro aspetto.

    Scegliere il momento giusto per impegnarsi in una certa salita non è facile. Ci sono tanti fattori che giocano: personali sia fisici che mentali, ambientali, familiari.
    Per fare la solitaria alla via Zappelli alla nord del Pizzo delle Saette ci sono andato 2 volte. La prima volta la mia “vocina interiore” mi ha detto che era meglio rimandare.
    Gli ho dato retta e non ne sono stato affato dispiaciuto.

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