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2 Luglio 2018 alle 18:52 #27325ilmoroPartecipante
ciao, apro questo topic ( ignoro se in passato è già stato fatto da altri ) in “onore” della decisione presa ieri dal mio compagno di cordata , Leonio, e me sulla via Oppio-Colnaghi alla Nord del Pizzo d’Uccello.
In pratica siamo arrivati alla sosta di partenza con già tre cordate ( totale 6 persone )che ci erano avanti e noi, fatto il primo tiro ( dopo averci pensato un pò…tanto eravamo in coda ) abbiamo deciso di calarsi e non continuare.
Un pò la lentezza della cordata avanti ( senza polemica…visto che anch’io non sono un fulmine di guerra ) ma sopratutto i sassi che sono caduti nelle nostre vicinanze ci hanno fatto decidere che era meglio non continuare.
Mentre stavamo andando via abbiamo incontrato un’altra cordata ( due persone ) che si stavano avvicinando alla base, ci siamo parlati e loro hanno continuato. Durante la risalita della ferrata abbiamo sentito spesso le urla ” sassoooo” .
Questa mattina ho sentito il rifugista del Donegani per chiedergli se aveva avuto notizie delle quattro cordate e mi ha risposto che tutte hanno fatto la via..alcune sono scese assai tardi.
Questa era la prima volta che mi avvicinavo alla parete Nord e non aver continuato sebbene sia stata una decisione saggia ( parere personale ovviamente ), ovviamente mi ha un pò fatto arrabbiare, perchè conoscete tutti l’impegno che comporta l’avvicinamento, e ovviamente poi la conseguente risalita della ferrata.
In questo forum vi leggo spesso e sono sicuro che a scrivere sono persone di spessore, umano e alpinistico, quindi vi pongo una normale domanda dalla risposta quasi scontata…” vi siete mai trovati nella situazione di dover rinunciare ad una via o parete o comunque uscita alpinistica che desideravate da tempo fare?? come vi siete sentiti in quel momento? vi siete poi detti..” si, ma alla fine è stato meglio così! ” e ci avete creduto, oppure l’avete considerata semplicemente come una occasione persa?
( i garfagnini la devono fare infrasettimanale…questa è la mia risposta )
Luca2 Luglio 2018 alle 19:18 #27326albertoPartecipanteciao Luca, non ci conosciamo ma mi sento di darti del tu nel cercare di dirti la mia su questo “dilemma” che prima o poi tutti noi nella propria vita alpinistica abbiamo incontrato o incontreremo.
Di getto ti dico che dare retta alla “vocina interiore” che da dentro ti parla, e ti dice che non è il caso, è una saggia decisione. Non ho mai avuto di che pentirmene anche se all’inizio la rinuncia è vista come una sconfitta e brucia assai.
La rinuncia fa parte della vita , è anche un segno di maturità , di saper valutare che in quel momento non ci sono le condizioni ambientali e/o personali (fisiche o morali) per continuare.Si può sempre ritornare. Se invece si continua in modo cocciuto e poi magari capita qualcosa, magari al nostro compagno, avremo di che pentircene.
Il coraggio è una cosa, giocare alla roulette russa è un’altra: è da incoscenti.
Per quanto mi riguarda mi sono rigirato tante volte. Sono sincero mi è dispiaciuto. Mi sono incazzato con me stesso. Ma poi ho capito che in quel momento era la cosa giusta da fare.
Le volte che mi sono rigirato se avessi continuato, adesso avrei fatto più vie. Oppure non sarei qui a parlarne con te adesso.Io dico che avete fatto bene. Anche perchè con tante cordate davanti, su quel tipo di via con arrampicata interna dentro canali e camini , se viene giù un sasso te lo prendi addosso.
Non tutti prestano la massima attenzione nello scalare nel guardare bene prima di attaccarsi alla roccia e anche con la dovuta attenzione un sasso può essere butatto giù dalla corda.Io in Dolomiti, tanti anni fa sulla via Frisch-Corradini alla Pala del Rifugio ho preso un sasso in testa buttato giù da una cordata che ci precedeva. Risultato 3 punti in testa e avevo il casco.
2 Luglio 2018 alle 19:27 #27327albertoPartecipanteuna cosa che potevi fare e che ti suggerisco per il futuro, è quella di avere un “Piano B”, una alternativa.
Quindi avere la relazione di un’altra via e cambiare così itinerario.
Avere un ” Piano B” l’ho imparato con l’esperienza.
2 Luglio 2018 alle 20:41 #27328albertoPartecipantea proposito è molto interessante il libro di Kurt Diemberger ILSETTIMO SENSO.
siamo veramente liberi nelle nostre scelte? E’ tutto causale? Oppure qualcuno ci guida.
Chi ti porta al successo nelle avventure… il settimo senso?
Oppure la vocina che ti spinge a rinunciare, che ti mette in guardia…. il sesto senso?2 Luglio 2018 alle 23:06 #27329ilmoroPartecipanteMa si che ci conosciamo..sono Luca , l’amico di Fabrizio. Sono di Castelnuovo!!!
Le tue storie , i tuoi racconti ,sono sempre pieni di significati e li leggo molto volentieri ogni volta.
Chi da anni pratica l alpinismo o comunque vive la montagna si è trovato di fronte a situazioni del genere, almeno una volta.
Mi piacerebbe conoscere il vostro stato d’animo, ma come se fossimo in un rifugio a fare due chiacchiere!
Luca3 Luglio 2018 alle 01:04 #27330warthogPartecipanteLe salite a cui ho rinunciato per vari motivi e che sono tornato a portare a termine mi hanno sempre lasciato dei bellissimi ricordi. Il termine coraggio in montagna si usa spesso a sproposito. Si dovrebbero fare delle valutazioni ben ponderate delle condizioni ambientali e personali, sia proprie sia degli altri componenti della cordata. Il coraggio a mio avviso serve soprattutto a casa quando si concepisce un progetto e lo si ritiene alla propria altezza. Sul campo, almeno per quanto mi riguarda, valutazioni obiettive e mai colpi di testa. Se poi per coraggio si intende buon morale, capacità di tener testa alle difficoltà che si incontrano, allora il discorso cambia.
3 Luglio 2018 alle 10:41 #27331albertoPartecipante“Chi da anni pratica l alpinismo o comunque vive la montagna si è trovato di fronte a situazioni del genere, almeno una volta.”
ciao Luca :)
praticando la montagna, se una persona ha un pò di sale in zucca, credo che si troverà più volte difronte a questo dilemma.
In montagna ci vuole determinazione, entusiasmo, voglia di faticare, di stringere i denti. Fiuto del pericolo, istinto. E sicuramente arriva anche il momento che se vuoi fare qualcosa di più devi spingere sull’acceleratore e metterti in gioco.
Questo però sempre a ragion veduta, con delle buone basi, una buona preparazione. Ben consapevoli dei rischi a cui si va incontro. Poi, però, non tutto possiamo controllare, dominare. Non credo che, nonostante tutta la nostra prudenza e preparazione, possiamo dominare sempre e comunque tutto.
C’è una certa dose di imprevidibilità, che in questo gioco che si chiama alpinismo, non credo possiamo dominare. E mi sento anche di affermare che NON dobbiamo dominare, perchè altrimenti ne uccidiamo l’anima che si chiama AVVENTURA.
Questo però non vuol dire che dobbiamo giocare alla roulette russa, giocare la vita ai dadi.
Avventura non vuol dire pericolo di morte. Avventura è incertezza nella riuscita. E’ dare alla montagna la possibilità di dire: oggi ve ne tornate a casa con le pive nel sacco. Si anche delusi, amareggiati, ma comunque consapevoli che si può sempre ritornare.4 Luglio 2018 alle 17:45 #27334nonnoPartecipanteQuesto ragazzo , quando scrive , mi commuove
4 Luglio 2018 alle 17:50 #27335nonnoPartecipanteScherzi a parte , volevo condividere e confermare ciò che è stato detto. Ti arrabbi quando succede e io ricordo in modo nitido ogni mia rinuncia ma mai con rancore anche perché alcune volte i fatti successi poi mi hanno dato ragione e ( settimo senso ?? ) fatto riflettere . Ciao ragazzacci
5 Luglio 2018 alle 16:46 #27337albertoPartecipante[quote=”nonno” post=28377]Questo ragazzo , quando scrive , mi commuove[/quote]
Gianfrà, se quel ragazzo sono io ti ringrazio….del ragazzo.
Ma se te sei nonno io sono nonnetto…ti seguo a rota sul viale della pensione… :laugh:
5 Luglio 2018 alle 19:19 #27338nonnoPartecipanteOk…allora ti aspetto
5 Luglio 2018 alle 19:19 #27339nonnoPartecipanteOk…allora ti aspetto
5 Luglio 2018 alle 19:19 #27340nonnoPartecipanteOk…allora ti aspetto….mi è sfuggito un tasto…l’età
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