Cresta, sperone e viàz delle Comarelle

Homepage Forum Alpi Apuane Escursioni e itinerari Apuani Cresta, sperone e viàz delle Comarelle

  • Questo topic ha 16 risposte, 5 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 8 anni, 11 mesi fa da Anonimo.
Stai visualizzando 15 post - dal 1 a 15 (di 17 totali)
  • Autore
    Post
  • #21738
    Enzo
    Partecipante

    Agli escursionisti che amano gli itinerari di ricerca e d’avventura segnalo tre gite originali in zona Comarelle, nel versante sud del Sumbra.
    (1) La prima è la salita di quella che si può chiamare cresta delle Comarelle, perché costituisce spartiacque e sponda sinistra orografica del fosso omonimo. Non è descritta da nessuna parte, ma è segnata in rosso sulla recente carta 4Land delle Alpi Apuane, ai cui autori va il merito di averla rilevata con il GPS e di averla richiamata all’attenzione degli interessati. In basso è boscosa ma non infrascata, in alto è prima rocciosa (scisto) e poi a prati e placche, elementare e bellissima, con panorama eccezionale sul versante meridionale del Sumbra.
    La si può percorrere, come da carta 4Land, dopo aver salito la notevole lizza delle Comarelle a partire dal ponte del Balzello sulla strada della Tùrrite Secca. Al rudere che si trova sulla lizza si prende verso destra un sentiero orizzontale fino a una traccia che sale (come da carta) all’inizio della cresta, oppure si continua a traversare fino all’altezza di una cabina elettrica posta subito sotto: qui ci si trova già sulla dorsale, che a questo punto si può risalire brevemente al meglio fino a congiungersi alla traccia precedente nel punto dove s’incrocia un altro evidente sentiero orizzontale; da qui in su vaghe tracce risalgono la cresta. Nel dubbio basta non allontanarsi mai troppo dal filo.
    In alto si confluisce nella cresta est del Sumbra e quindi nel sentiero 145, con il quale si scende a Capanne di Careggine; da qui per strada si torna al ponte del Balzello.
    La cresta si può anche raggiungere più brevemente da Cerreta (una frazione di Capanne), da cui un sentiero orizzontale, quello stesso che più in là arriva al rudere della lizza, porta in pochi minuti alla cabina elettrica. In questo caso si può rientrare alla macchina, senza dover ripercorrere la cresta, scendendo i larghi, elementari e panoramici pendii situati a est (lato Capanne di Careggine), tenendo cioè alla propria destra la cresta delle Comarelle, sulla quale più in basso si potrà convergere senza difficoltà per ritornare al punto di partenza. Da evitare in caso di nebbia.
    (2) Per questa gita debbo fare riferimento al libro Apuane di Bocchi e mio, e precisamente all’it. 48 – Il fosso delle Comarelle, dove si cita un rudere annidato “dietro un imponente costone secondario” che sale diritto e molto ripido verso la cresta delle Comarelle. Questo costone, di cui nessuno ha mai scritto nulla e che per forma e spiccata individualità si può chiamare sperone delle Comarelle, è salibile senza particolari difficoltà su rocce, paleo e detriti seguendone il largo filo; l’uscita è un po’ delicata, e la si supera prima con uno zig-zag destra-sinistra su tracce di capre e di pastori, e infine superando un muretto roccioso verticale di neanche due metri (II-) su prese solide, magari partendo da alcuni sassi ammucchiati allo scopo dai pastori alla sua base. Al di sopra ci si trova sul bordo occidentale della cresta delle Comarelle (situata un po’ oltre al di là di splendidi prati), e cioè su quella che si può chiamare ‘cresta a falce’ per il suo caratteristico profilo visto da lontano. Si risale dunque la cresta a falce, anch’essa panoramicissima, fino alla sua giunzione con la cresta delle Comarelle. In questa maniera si combina la salita dello sperone delle Comarelle con quella della parte alta della cresta a falce, evitandone cioè il tratto inferiore ingrato perché infrascato e quasi impenetrabile.
    Se si è partiti da case Campaccio sulla strada della Tùrrite Secca vi si ritorna passando per Capanne di Careggine e il ponte del Balzello. Se invece si è partiti da Cerreta con il sentiero descritto qui sotto si può tornare lungo la cresta delle Comarelle o i pendii situati più a est.
    (3) Il terzo itinerario è quel sentiero orizzontale che si nota all’inizio della cresta delle Comarelle, e che è solo la prima parte di una lunghissima traversata su tracce pressoché continue, che da Cerreta (cioè da Capanne di Careggine) arriva fino a Campagrina (!). Dopo la base della cresta delle Comarelle questo bel sentiero, qua e là scalinato o scalpellato, percorre prima il bosco e poi pendii aperti e panoramici; dopo avere incrociato la base della cresta a falce esso diventa esposto e delicato assumendo le caratteristiche di un vero e proprio [i]viàz [/i]fino a raggiungere il costone sul quale, più giù, si trovano case Comarelle. La traccia continua a traversare entrando nel fosso delle Comarelle dove si riunisce all’it. 48 del libro Apuane all’altezza del “gruppo di alberi isolati” di pag. 209.
    N.B. L’esistenza del tratto iniziale di questo sentiero da Cerreta alla cresta a falce mi è stata segnalata da Guido.
    P.S. In un prossimo post cercherò di giustificare l’uso del termine viàz per alcuni itinerari apuani.
    Per le foto vedi i seguenti link:
    https://picasaweb.google.com/paolo.m.mazzoni/CrestaDelleComarelle
    https://picasaweb.google.com/paolo.m.mazzoni/ViazESperoneDelleComarelle

    Enzo

    #21739
    fabrizio
    Amministratore del forum

    Ciao Enzo, alcuni mesi fà anche io e Sara, abbiamo percorso il tratto iniziale della lizza fermandoci sotto il rudere dove siamo dovuti ridiscendere per mancanza di tempo. Comunque sono rimasto attratto dalla zona e mi sono promesso di andare e farla prima possibile. ;)

    #21755
    Anonimo
    Ospite

    Ciao Enzo,
    ho avuto occasione di visionare le foto e devo dire che ammiro lo spirito di avventura che mettete nelle vostre escursioni.
    In merito al termine Viaz, seppur evochi suggestioni di montagne epiche (dolomiti ed altre), credo non appartenga alla cultura apuana.
    Se per esempio penso alla valle di Renara e provo ad immaginare (ma neanche tanto) il nome che la generazione di mio nonno avrebbe dato a queste “cenge”, mi viene in mente un solo termine: violo (con la “o” chiusa del dialetto massese).

    #21757
    alberto
    Partecipante

    Credo che Enzo voglia giustificare il temine VIAZ proprio per le caratteristiche che hanno questi percorsi aerei che non sono proprio dei normali sentieri . Ad esempio la forte esposizione, tracce strette che spesso sono su cenge, presenza di insidiosi ciuffi di erba, “loppe” come nelle Dolomiti Bellunesi regno dei viaz.
    Su questi percorsi non basta solo camminare, bisogna avere anche tanta e costante attenzione, spesso bisogna usare le mani.

    Chiaramente “violo” è il termine locale (Massa-Carrara), ma se vai in zona alta Versilia, violo non si usa.

    #21758
    Enzo
    Partecipante

    Beh, è chiaro che viàz è un termine estraneo alla cultura apuana, che nessun pastore o cavatore avrebbe mai usato. Ma non avrebbero mai usato neanche una parola come cengia, e forse neanche sentiero! eppure noi le usiamo correntemente per le Apuane senza problemi. ‘Violo’ è filologicamente e storicamente corretto, ma come dice giustamente Bonatti non viene capito neanche in tutto il territorio apuano.
    Secondo me la toponomastica e gli usi linguistici locali non possono coincidere se non in parte con quelli di chi frequenta quei luoghi per motivi alpinistici o escursionistici o comunque legati al tempo libero. Non si tratta di mancanza di rispetto, ma di scopi diversi e non del tutto conciliabili: la cengia Simonetti alla Nord del Pizzo non si può chiamarla violo!
    Io vorrei, non dico nobilitare le Apuane, ma almeno riconoscere a questi monti né più né meno di quello che gli è dovuto: perché un itinerario come il Viàz del Diavolo ha poco da invidiare ai suoi simili bellunesi. ‘Viàz’ descrive alla perfezione le caratteristiche di certi itinerari apuani (salvo il fatto che qui da noi magari le facilitazioni apportate dall’uomo sono più evidenti), mentre ‘sentiero’, ‘cengia’ e anche ‘violo’ sono troppo generici. E se ‘violo’ è solo locale, il significato di ‘viàz’ invece lo si conosce ormai dappertutto. E insomma, lo scopo è questo: che qualcuno che non sia toscano o ligure o emiliano cominci a sapere che di viàz (o come si vogliono chiamare) ce ne sono anche da noi e non solo nel Parco delle Dolomiti Bellunesi, e che il paleo apuano non è da meno della loppa di lassù.
    Di viàz in Apuane ha parlato per la prima volta Mirto Blasich anni fa, quando appunto chiamò “Viàz del Diavolo” il collegamento di cavatori tra cava Chiesa del Diavolo e cava della Buchetta, che in seguito chiamò “Il Carpinone” sulla base di informazioni locali. Il nome Viàz del Diavolo, che all’inizio non mi piaceva, ora invece mi piace perché descrive alla perfezione le caratteristiche di quel percorso. E se ‘Viàz’ è parola estranea al territorio, ‘Diavolo’ invece non lo è, e quindi l’espressione mi sembra un buon compromesso.
    Un altro itinerario papabile (Viàz del Vestito?) potrebbe essere, ad esempio, il sentiero di collegamento tra la cava Chiesa del Diavolo e la Cresta del Vestito.

    Che ne pensate? cosa ne pensi, Mirto?
    Enzo

    #21759
    alberto
    Partecipante

    Enzo secondo me la tua proposte del termine VIAZ è tecnicamente giusta. Perchè rende perfettamente l’idea di quello che si va a fare:
    un percorso con determinate caratteristiche che richiede certe doti.
    Poi, come giustamente fai notare, è un termine oramai conosciuto.

    #21760
    adri
    Partecipante

    Pur essendo da poco un frequentatore delle Apuane ( il libro di Enzo è molto ben fatto ! ) mi permetto di dissentire sull uso del termine Viaz, é vero che oramai il significato é ben conosciuto anche al di fuori delle dolomiti bellunesi ma è in uso praticamente solo in quei luoghi, altrove si parla di cenge o si usano termini locali… dovreste riuscire a trovare una parola del territorio per indicare quei tipi di percorsi, per conto mio sarebbe piu identificabile e legata all’ ambiente apuanico.

    #21761
    Anonimo
    Ospite

    [quote=”adri” post=24303]Pur essendo da poco un frequentatore delle Apuane ( il libro di Enzo è molto ben fatto ! ) mi permetto di dissentire sull uso del termine Viaz, é vero che oramai il significato é ben conosciuto anche al di fuori delle dolomiti bellunesi ma è in uso praticamente solo in quei luoghi, altrove si parla di cenge o si usano termini locali… dovreste riuscire a trovare una parola del territorio per indicare quei tipi di percorsi, per conto mio sarebbe piu identificabile e legata all’ ambiente apuanico.[/quote]

    Concordo pienamente, in tutto l’arco alpino esistono cenge, ma non mi pare di ricordare l’uso comune del termine Viàz.
    Che il termine possa essere rappresentativo della tipologia di sentiero è vero, ma è ugualmente vero che gli “originali” dolomitici hanno caratteristiche peculiari che li rendono unici e, quindi, a mio modesto parere, il suo utilizzo sarebbe un forzatura, se non addirittura foriero di false aspettative.
    Il mio riferimento al violo, ovviamente, era solo un modo per evidenziare che gli apuani non si sono mai persi dietro ad ipotesi suggestive, ma sono sempre stati pratici ed essenziali nel lessico.
    Nel caso specifico, poi, il termine “violo del diavolo” non è poi così male (almeno nell’assonanza lessica); in altri casi effettivamente può risultare un po’ generico.

    #21763
    svizzy
    Partecipante

    [quote=”Enzo” post=24280]Agli escursionisti che amano gli itinerari di ricerca e d’avventura segnalo tre gite originali in zona Comarelle, nel versante sud del Sumbra.
    (1) La prima è la salita di quella che si può chiamare cresta delle Comarelle, perché costituisce spartiacque e sponda sinistra orografica del fosso omonimo. Non è descritta da nessuna parte, ma è segnata in rosso sulla recente carta 4Land delle Alpi Apuane, ai cui autori va il merito di averla rilevata con il GPS e di averla richiamata all’attenzione degli interessati. In basso è boscosa ma non infrascata, in alto è prima rocciosa (scisto) e poi a prati e placche, elementare e bellissima, con panorama eccezionale sul versante meridionale del Sumbra.
    La si può percorrere, come da carta 4Land, dopo aver salito la notevole lizza delle Comarelle a partire dal ponte del Balzello sulla strada della Tùrrite Secca. Al rudere che si trova sulla lizza si prende verso destra un sentiero orizzontale fino a una traccia che sale (come da carta) all’inizio della cresta, oppure si continua a traversare fino all’altezza di una cabina elettrica posta subito sotto: qui ci si trova già sulla dorsale, che a questo punto si può risalire brevemente al meglio fino a congiungersi alla traccia precedente nel punto dove s’incrocia un altro evidente sentiero orizzontale; da qui in su vaghe tracce risalgono la cresta. Nel dubbio basta non allontanarsi mai troppo dal filo.
    [/quote]

    Ciao….mi sa che ci siamo incontrati quel giorno ;) …sono quello che vi ha fatto la foto :lol: …

    #21764
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”svizzy” post=24306][quote=”Enzo” post=24280]Agli escursionisti che amano gli itinerari di ricerca e d’avventura segnalo tre gite originali in zona Comarelle, nel versante sud del Sumbra.
    (1) La prima è la salita di quella che si può chiamare cresta delle Comarelle, perché costituisce spartiacque e sponda sinistra orografica del fosso omonimo. Non è descritta da nessuna parte, ma è segnata in rosso sulla recente carta 4Land delle Alpi Apuane, ai cui autori va il merito di averla rilevata con il GPS e di averla richiamata all’attenzione degli interessati. In basso è boscosa ma non infrascata, in alto è prima rocciosa (scisto) e poi a prati e placche, elementare e bellissima, con panorama eccezionale sul versante meridionale del Sumbra.
    La si può percorrere, come da carta 4Land, dopo aver salito la notevole lizza delle Comarelle a partire dal ponte del Balzello sulla strada della Tùrrite Secca. Al rudere che si trova sulla lizza si prende verso destra un sentiero orizzontale fino a una traccia che sale (come da carta) all’inizio della cresta, oppure si continua a traversare fino all’altezza di una cabina elettrica posta subito sotto: qui ci si trova già sulla dorsale, che a questo punto si può risalire brevemente al meglio fino a congiungersi alla traccia precedente nel punto dove s’incrocia un altro evidente sentiero orizzontale; da qui in su vaghe tracce risalgono la cresta. Nel dubbio basta non allontanarsi mai troppo dal filo.
    [/quote]

    Ciao….mi sa che ci siamo incontrati quel giorno ;) …sono quello che vi ha fatto la foto :lol: …[/quote]

    Ehilà!! ciao svizzy! :) e grazie ancora della foto!
    Enzo

    #21766
    Anonimo
    Ospite

    Enzo ha scritto:
    ‘Violo’ è filologicamente e storicamente corretto, ma come dice giustamente Bonatti non viene capito neanche in tutto il territorio apuano.

    E’ proprio questo che voglio dire, già “violo” potrebbe esser fuori luogo in Versilia, figuriamoci Viàz nelle apuane….
    Concordo che qualche “forestiero” potrebbe essere aiutato, ma il 90% dei locali non conosce il termine Viàz

    Enzo ha scritto:
    [i]Di viàz in Apuane ha parlato per la prima volta Mirto Blasich anni fa, quando appunto chiamò “Viàz del Diavolo” il collegamento di cavatori tra cava Chiesa del Diavolo e cava della Buchetta, che in seguito chiamò “Il Carpinone” sulla base di informazioni locali. Il nome Viàz del Diavolo, che all’inizio non mi piaceva, ora invece mi piace perché descrive alla perfezione le caratteristiche di quel percorso. E se ‘Viàz’ è parola estranea al territorio, ‘Diavolo’ invece non lo è, e quindi l’espressione mi sembra un buon compromesso.
    Un altro itinerario papabile (Viàz del Vestito?) potrebbe essere, ad esempio, il sentiero di collegamento tra la cava Chiesa del Diavolo e la Cresta del Vestito.[/i]

    Immagino che le tue reticenze iniziali fossero le stesse che ho io adesso ….
    In ogni caso, almeno per i percorsi che hanno già un nome storico locale… questo andrebbe mantenuto…

    #21767
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”SCARPA” post=24309]
    Enzo ha scritto:
    Di viàz in Apuane ha parlato per la prima volta Mirto Blasich anni fa, quando appunto chiamò “Viàz del Diavolo” il collegamento di cavatori tra cava Chiesa del Diavolo e cava della Buchetta, che in seguito chiamò “Il Carpinone” sulla base di informazioni locali. Il nome Viàz del Diavolo, che all’inizio non mi piaceva, ora invece mi piace perché descrive alla perfezione le caratteristiche di quel percorso. E se ‘Viàz’ è parola estranea al territorio, ‘Diavolo’ invece non lo è, e quindi l’espressione mi sembra un buon compromesso.
    Un altro itinerario papabile (Viàz del Vestito?) potrebbe essere, ad esempio, il sentiero di collegamento tra la cava Chiesa del Diavolo e la Cresta del Vestito.

    Immagino che le tue reticenze iniziali fossero le stesse che ho io adesso ….
    In ogni caso, almeno per i percorsi che hanno già un nome storico locale… questo andrebbe mantenuto…[/quote]
    Sì Paolo, le mie obiezioni di allora erano le stesse che avanzi tu ora. Intendiamoci, non è che la mia opinione attuale sia granitica… Beh, sto ancora un po’ alla finestra, vediamo se ci sono altri pareri.
    Enzo

    #21768
    Enzo
    Partecipante

    N.B. per Fabrizio: l’orologio del forum è di nuovo rimasto indietro due ore!
    Enzo

    #21770
    Anonimo
    Ospite

    A proposito Enzo, dimenticavo di farti i complimenti per la recente ripetizione… de “Il Carpinone”.
    Foto e didascalie sempre bellissime; potresti pubblicare qualcosa anche qui nel forum.

    #21771
    Enzo
    Partecipante

    [quote=”SCARPA” post=24313]A proposito Enzo, dimenticavo di farti i complimenti per la recente ripetizione… de “Il Carpinone”.
    Foto e didascalie sempre bellissime; potresti pubblicare qualcosa anche qui nel forum.[/quote]
    Mi sembra di capire, Paolo, che a Viàz del Diavolo tu preferisci Il Carpinone… ;) Ma in questo caso io completerei dicendo Sentiero del Carpinone, o magari Violo del Carpinone…
    Ora, io non m’intendo per nulla di botanica, ma non è che il grosso albero di questa foto sia un carpino, alle volte? Chiamo in aiuto qualche esperto!

    [IMG]http://i60.tinypic.com/i5n7lv.jpg[/IMG]

    Perché qui siamo all’inizio del sentiero in questione, e allora si spiegherebbe il suo nome locale. E in questo caso la foce non la chiamerei né Foce per la Buchetta né Foce del Diavolo, ma Foce del Carpinone.
    Grazie per i complimenti alle foto (di Paolo Mazzoni) e alle didascalie (mie). Pubblicare qualcosa anche sul forum? perché no? ma non vorrei essere invadente; diciamo che potrebbero andare bene 1 o 2 foto per gli itinerari più rari, tipo quelli alle Comarelle.
    Enzo

Stai visualizzando 15 post - dal 1 a 15 (di 17 totali)
  • Devi essere connesso per rispondere a questo topic.