da Altissimo: Vasajone cercasi…

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  • Questo topic ha 20 risposte, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 5 anni fa da dok.
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  • #27850
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]27/02/2016 19:19[/th][th]#25904[/th]
    [quote=”docche”]…e torniamo ai vasitondi vasagli vasajoni dell’Altissimo, e magari in altro tòpicche, ché tanto il Passo dell’Orso mi pare sistemato: e non solo per la stagione fredda… :whistle:…

    …quel che per me è strano, e anzi rimane ad ora un mistero, è come mai un nome così importante come il Vasajone, legato alle prime cave attive della neocostituita società Borrini-Henraux (1821)… e che abbiamo visto correntemente utilizzato nelle relazioni ottocentesche, italiane e francesi, accanto a nomi ancora attuali come: Polla, Farcovaja, Vincarella… sia letteralmente scomparso dalla scena, e non ne sia rimasta traccia neppure nella memoria locale! :woohoo:

    o com’è ‘sta storia? :huh:…[/quote]

    questa è una buona questione.
    e neanche tanto per il fatto che un nome, in questo caso di risonanza europea, sia sparito dalla circolazione: questo farebbe parte del gioco, a volte creativo o arbitrario, dell’evoluzione dei toponimi…

    quanto piuttosto per queste domande:

    a) a che si riferiva propriamente l’ottocentesco nome Vasajone?

    b) e potrebbe tornare attuale? e ci sta possa dare una mano a risolvere le tormentate questioni toponomastiche seminate un po’ disordinatamente nel corso dei topic Altissimo: Passo dell’Orso…che passione! e Altissimo: Monte delle Tavole…o no?

    questo l’oggetto del topic.
    che cercherà di affondare le sue radici fin nel secolo di Michelagnolo, nelle antiche strade dei marmi e non, nei canali e ravaneti dell’Altissimo… e riprenderà spunti lasciati in sospeso in Cave e lizze storiche, che ora ahimè vedo completamente spoglio di immagini :woohoo:
    e in cui, per buona pace di qualcuno, manca ancora la mia ultima parola :blink: :evil:
    ciao
    Luca

    #27851
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]28/02/2016 15:51[/th][th]#25905[/th]

    #27852
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]01/03/2016 15:00[/th][th]#25909[/th]

    M come ma basta con Michelangelo!

    Versilia – Riceviamo e pubblichiamo un commento di Costantino Paolicchi in merito al ritrovamento di una M incisa su un pezzo di marmo, fortuitamente scoperta dal cittadino Efrem Verona di Retignano nei giorni scorsi durante una escursione sul Monte Altissimo. Di questa scoperta si è interessata la Libera Cronaca del 24 maggio e poi il quotidiano La Nazione nella cronaca locale del 27 e del 28 maggio. Spendere parole su Costantino Paolicchi e sulla sua autorevole voce nel campo dell’arte e della storia sarebbe come volergli fare un torto per la sua consacrata conoscenza che si è conquistato ben al di là dei confini versiliesi, per questo citiamo unicamente che è l’autore della monumentale pubblicazione Michelangelo Sogni di marmo”, edita nel 2005 per Bandecchi&Vivaldi Editori con il contributo della Banca della Versilia e Lunigiana.

    M come Ma basta! E’ diventato ormai uno sport nazionale quello di attribuire a Michelangelo strade, ponti, colonne, scale, bassorilievi e incisioni rinvenuti “casualmente” nei luoghi più disparati. Ha cominciato l’architetto Piero Pierotti con la strada da lui attribuita a Michelangelo nel canale di Carchio, strada realizzata intorno al 1880 dal Dalgas. Poi sono state “casualmente” rinvenute in un laboratorio di Pietrasanta alcune delle colonne di Michelangelo destinate al San Lorenzo. L’”eccezionale” scoperta, assolutamente priva di valide prove storico-scientifiche, si deve all’architetto Gabriele Morolli, che poco tempo dopo attribuiva a Michelangelo anche la scala a chiocciola del campanile di Pietrasanta, opera di Donato Benti. Ho conosciuto anche un tale che diceva di custodire nel caveau di una banca svizzera un bassorilievo di Michelangelo, trovato a Carrara, e mi mostrò le foto. Si trattava di una classica “marginetta” raffigurante un santo scolpito in modo approssimativo, ma che nella postura ricordava nientemeno che il Mosè. Tanto bastava per attribuirlo a Michelangelo. Se tutte le M incise su massi, pareti di marmo, vie di lizza che ho trovato nelle mie lunghe frequentazioni delle cave versiliesi fossero sigle autentiche di Michelangelo, forse a quest’ora sarei famoso. Ma non è così. Intanto non risulta che Michelangelo avesse l’abitudine di scalpellare le sue iniziali qua e là nelle cave. Carrara ne sarebbe piena. Siglava invece i suoi marmi con i tre cerchi rappresentanti le tre arti liberali, così come si vede nei numerosi schizzi di blocchi contenenti le misure che affidava ai cavatori di Carrara o che venivano allegati ai contratti che con essi stipulava. E in alcune sculture non finite, come i Prigioni dell’Accademia a Firenze. Le famose M che Vincenzo Danti riferiva di aver trovato all’Altissimo, in una celebre lettera al principe Francesco I Medici del 1567, nonostante che lo stesso Danti fosse incline a ritenerle sigle di Michelangelo che in quei luoghi era stato con certezza, erano con assai maggiori probabilità attribuibili a Michele di Piero, uno degli scalpellini che il Buonarroti aveva fatto venire da Settignano. Michele infatti, in alcune lettere indirizzate a Michelangelo, parla dei marmi del Monte Altissimo che aveva più volte visitato. Occorre poi considerare, riferendoci al Monte Altissimo, che a partire dal 1820 è stato accuratamente esplorato e poi assiduamente frequentato da Marco Borrini, che ne divenne proprietario e costituì nel 1821 con Jean Baptiste Alexandre Henraux una società per l’escavazione e il commercio dei marmi estratti da quella montagna. Le iniziali di Marco Borrini? M.B. E se qualcuno trova queste iniziali, che so, alla Tacca Bianca, incise in un blocco sicuramente estratto nella seconda metà dell’Ottocento, che cosa fa? Le attribuisce a Michelangelo: MB uguale Michelangelo Buonarroti.Questo tanto per dire con quanta faciloneria si fanno certe attribuzioni, spesso anche ignorando grossolanamente, o forse deliberatamente, il contesto in cui si trova il manufatto attribuito allo scultore di Caprese, che nel caso dei marmi e delle cave ha un’importanza decisiva. La M incisa in quel piccolo pezzo di marmo, la cui foto è stata pubblicata nella Libera Cronaca del 24 maggio, è accompagnata da un’altra iniziale, una R o forse una B ( la qualità della foto è molto scadente), e il manufatto si troverebbe “…lungo la via dei Liguri Apuani” dalla parti di Terrinca, dove – si afferma – sicuramente Michelangelo è stato. Occorre dire che non risulta da nessun documento (lettere, ricordi, contratti di Michelangelo), che lo scultore abbia mai anche soltanto pensato di ricercare i marmi che gli occorrevano sui monti dello stazzemese. Quelli che poteva procurarsi nei monti di Cappella e di Trambiserra e all’Altissimo erano più che sufficienti e adattissimi per le sue necessità. E pur essendo quelli di Cappella e di Trambiserra a brevissima distanza dal fiume e dalla strada, pur tuttavia Michelangelo incontrò enormi difficoltà nel calarli. Quindi la distanza delle cave dalla strada, che lo scultore aveva realizzato fin sotto le suddette cave, è elemento fondamentale di valutazione: per questo era da escludere che lo scultore avesse aperto cave sul Monte Carchio, a mille metri d’altezza, per questo è da escludere che Michelangelo fosse interessato a marmi posti sui monti di Terrinca. Perché nel 1518 il trasporto di quei marmi sarebbe stato impossibile, e nessuno aveva intenzione di finanziare strade a quello scopo. Sappiamo bene, del resto, che fu Cosimo I Medici, oltre quarant’anni dopo l’esperienza di Michelangelo a Seravezza, a completare la strada dell’Altissimo, e a realizzare la strada selciata fino alle cave dei marmi mischi sotto Stazzema. Opera quest’ultima utile soprattutto a migliorare la viabilità di fondovalle a vantaggio di tante comunità dello stazzemese. Aggiungo un’ultima osservazione sullo stile delle lettere incise, alquanto rococò, e a mio giudizio assai lontano dal gusto e dai caratteri utilizzati da Michelangelo nelle sigle a lui sicuramente attribuibili.

    Costantino Paolicchi-addì 30.5.2011

    #27853
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]01/03/2016 21:55[/th][th]#25911[/th]

    …Le iniziali di Marco Borrini? M.B. E se qualcuno trova queste iniziali, che so, alla Tacca Bianca, incise in un blocco sicuramente estratto nella seconda metà dell’Ottocento, che cosa fa? Le attribuisce a Michelangelo: MB uguale Michelangelo Buonarroti…

    [size=4][b]MARCO BORRINI
    1818[/b][/size]

    ma ci pensi? B)
    un’iscrizione del genere ha un valore antropologico a dir poco inestimabile: è la dimostrazione vivente che gl’antichi sapevino anco scrive’ qualcosa in più delle semplici iniziali… :huh: :P

    …e che dire di codesta? :woohoo:

    [i]Gustavo Uzielli
    L’epistolario Colombo-Toscanelliano e i Danti
    Estratto dal BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA, Novembre 1889.[/i]

    …Vincenzo Danti, allievo questi di Michelangelo e illustre come scultore, architetto militare e poeta (…), autore di un’opera sulle Proporzioni assai pregiata e ora rarissima (…); di lui infine si vede il nome scolpito, di sua stessa mano, sul monte Altissimo nelle Alpi Apuane (1)…

    (1) Periodico La Versiglia riferito dal periodico La Gazzetta d’Italia, mercoledì 4 novembre 1874. — Vincenzo Danti, di cui Francesco I come il padre Cosimo I molto si valsero per numerosi uffici artistici e tecnici, ebbe dal primo l’incarico, il 27 giugno e il 2 luglio 1578, di visitare, probabilmente per far ricerca di marmi, il monte Altissimo ove, in un luogo non più esplorato dipoi fino al novembre 1874 e detto ai Borellacci, appose, secondo quanto si legge in detto periodico, l’iscrizione:

    Io vinceio Perosino fui isu

    ritrovata solo nell’ultimo detto anno.
    Il redattore della Versiglia il quale ha pubblicato, pel primo, questa iscrizione — che io, credo fra altro, non sia stata da lui o da chi gliela riferì saputa leggere esattamente, essendo Vincenzo Danti come si è visto, purissimo scrittore — ritiene che questi ” è il sommo artista detto il Perugino “. Egli qui confonde Vincenzo Danti, che firmava in generale Vincentius Dantes perusinus, ma che non fu mai detto il Perugino, con quello assai più famoso e che ebbe veramente quel nome, cioè con Pietro Vannucci, maestro nella pittura, secondo gli storici, come si dirà più avanti, della zia di Vincenzo, cioè di Teodora Danti.
    Debbo infine confessare che considerando il valore di Vincenzo Danti come scrittore, il barbaro stile dell’ iscrizione e lo spirito allegro di molti alpinisti, mi è nato il dubbio essere quella un cattivo scherzo di uno di questi.

    #27854
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]01/03/2016 22:54[/th][th]#25912[/th]

    …da cui si evince che all’epoca molti alpinisti, sia pur di barbaro stile e inclini al cattivo scherzo, erino di spirito allegro…:evil: :whistle: :laugh:
    sisiziocane

    #27855
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]06/03/2016 16:54[/th][th]#25924[/th]

    …e che invece autori, sia pur di vasta erudizione e di purissimo stile, possino piglià delle belle cantonate: se pare un ci piova sul fatto che il Vincentio perugino sia stato in loco detto ai Borrellacci a far ricerca di marmi per S.E.I., è dimolto difficile sia stato diperinsù tra il giugno e il luglio del 1578… in carne ed ossa quantomeno… :dry: :unsure:

    …dato che passò a miglior vita nel maggio 1576 :huh: :whistle:

    #27856
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]08/03/2016 11:55[/th][th]#25940[/th]

    ma da Michelangelo Buonarroti a Vincenzo Danti fino a Marco Borrini tra i nomi in uso nel comprensorio dell’Altissimo, che troviamo ben condensati in codesta mappa tratta da Vasari on technique; being the introduction to the three arts of design, architecture, sculpture and painting, prefixed to the Lives of the most excellent painters, sculptors and architects (1907):

    non compare ancora ilVasajone… almeno fino al 1823: in un tomo (XXVII) delle Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino:

    [i]DE’ MARMI LUNESI
    LEZIONI TRE
    DEL CAVALIERE GIULIO CORDERO DI S. QUINTINO
    SOCIO CORRISPONDENTE DELLA REALE ACCADEMIA DI TORINO.
    Lette nell’adunanza del 2 gennaio 1823.[/i]

    …Il sig. Marco Borrini, saggio ed avveduto abitante di Seravezza, divenuto, tre anni or sono, proprietario del monte Altissimo, per compra fattane dal suo Comune, pel tratto di piedi eliprandi, o piemontesi, dugento diciasette mila quadrati, corrispondenti a staia quattrocento di quella contrada, intraprese con nobile ardimento, nel luglio dello scorso anno 1821, a farne di nuovo per conto proprio la strada sulle rovine dell’antica. Ed avvalorato dalla protezione del suo Governo, il quale volle entrare a parte della spesa occorrente colla somma di venti e più mila lire italiane, spinse con tanta attività i lavori per que’ luoghi disastrosi, che in soli nove mesi ne furono rifatti da quattro miglia, chè tanti erano necessari per renderla carreggiabile per tutto quel tratto di paese, che separa il monte dal mare, fino al luogo detto il Forte de’marmi sul lido toscano, dove i marmi di Seravezza, e di Stazzema sogliono aver imbarco, otto miglia distante dalle nuove cave…

    …In un altra simile lapide, oltre le parole suddette, vi è pur segnato il millesimo 1567, col nome del Capo mastro Giovanni da Montauto conduttore di questi primi principii. Questa seconda iscrizione fu ritrovata poco fa tra le ghiaie del vicino torrente, presso al termine della strada medesima, pare quindi che i principi in essa accennati sieno quelli de’ nuovi scavi intrapresi in quell’anno per ordine del Duca Cosimo, appena finita la strada.
    Quivi vicino apronsi nelle falde del monte due ampi seni o gole, detta l’una la Vincarella, l’altra il Vasajone, nelle quali, ma singolarmente nella prima, veggonsi ancora le vestigia di molte antiche cave, dove e rotte colonne, e pilastri, e basi, ed architravi di marmo ordinario in parte, e parte di statuario giacciono abbandonati.
    In questi luoghi, lungo le antiche strade, quasi distrutte, sono pure altre lapidi molto malconce dal tempo, sulle quali leggonsi tuttavia intagliati gli anni 1530, 1557, 1567, che dimostrano, a mio parere, che anche dopo la morte di Papa Leone seguita sul cadere del 1521, continuarono in qualche modo le incominciate escavazioni, benchè la strada non fosse ancora terminata…

    Finora le escavazioni praticate nell’Altissimo non sono più di due; l’una e l’altra nella già nominata gola detta il Vasajone.
    Ambedue somministrano uno statuario bellissimo…

    #27857
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]08/03/2016 19:04[/th][th]#25946[/th]
    [quote=”alebiffi86″]…mi viene in mente un assonanza con il termine “vajo” che nella zona delle piccole dolomiti indica solitamente un canale; Vajo / vasajone …per caso può c’entrare qualcosa?[/quote]

    e chi lo sa? osservazione interessante B) anche perché non conoscevo l’etimo di nomi come torri del Vajolet, passo del Vajolon, Roda di VaelVajont !!! :blink:

    A.Gadler, Guida alpinistica escursionistica dell’Alto Adige Orientale

    …Il Gruppo del Catinaccio è uno dei più pittoreschi e movimentati delle Dolomiti.La coloritura delle sue torri e pareti al tramontar del sole hanno suggerito a letterati tedeschi il poetico nome di Rosengarten. Deve il suo nome alla sua cima principale, che i fassani chiamano “Ciadinàc” (grande catino), anche se sembra errata l’attribuzione di questo toponimo a motivo di “Ciadenàc” (catena). Ma originariamente il gruppo veniva chiamato Vaèl, che nelle parlate ladine significa scoscendimento, scanalatura. solchi profondi, fenomeni frequenti in tutto il gruppo, donde i Vaioletti, il Vaiolét, il Vaiolón, la Ròda di Vaèl….

    restando in ambito dolomitico mi viene più naturale associare il nome Vasajone al… Catinaccio (= grande catino): tra l’altro nell’attuale coltivazione delle Cervaiole si usano i termini: Catino Sud, Catino Nord e Catino Alto, forse in relazione a un’antica cava del Catino
    ciao
    Luca

    #27858
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]12/03/2016 09:15[/th][th]#25953[/th]

    qui se non altro parrebbe chiaro che il Vasajone è un’ampia gola… che non è quella della Vincarella.

    vedi anche E. Repetti, Dizionario corografico:

    …ma allora come la mettiamo con questa?

    in codesta mappa di fine ottocento dall’archivio Henraux, pubblicata da P. Pierotti in La Valle dei Marmi, la voce Vasajone compare… un po’ sottovoce, ma compare: ed è l’unica che ho trovato finora che faccia ‘sto scherzo…

    qui, se un leggo male, è scritto a lapis o Vasajone, pare riferito al Canale delle Balze, come viene qui chiamato il Canale della Vincarella, in cui confluisce quello di Farcovaja : e faccio notare che Canale delle Balze viene altrove (altra mappa archivio Henraux pubblicata da P. Pierotti) chiamato quello in cui si trova la sorgente del Serra…

    e così ora risiamo daccapo…

    ma il dato interessante è che in relazione alla voce Vasajone presso la sommità del canale compare un’altra scritta a lapis, mi pare Foce : che si tratti delle Bocchette del Vasaglio o Monticello del catasto lorenese?
    …un antico passo di cui troviamo traccia anche nella citata relazione di L.Simonin?

    e mi chiedo, guardando la mappa: vuoi dì che… codesto Monticello o Vasaglio e forse Vasajone altro non è che il Monticello di Farcovaja ?
    ovvero il Picco di Falcovaia o Pizzo di Falcovaia ?

    #27859
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]12/03/2016 19:20[/th][th]#25958[/th]
    [quote=”docche”]…se un leggo male, è scritto a lapis o Vasajone, pare riferito al Canale delle Balze, come viene qui chiamato il Canale della Vincarella, in cui confluisce quello di Farcovaja: e faccio notare che Canale delle Balze viene altrove (altra mappa archivio Henraux pubblicata da P.Pierotti) chiamato quello in cui si trova la sorgente del Serra…

    e così ora risiamo daccapo…[/quote]

    insomma codesta gola o canale o frana o burrone detto Vasajone è o non è quello della Vincarella ?

    l’altra mappa cui accennavo è del 1860:

    come si può vedere il Canale delle Balze è in posizione diversa dalla precedente, dove ora troviamo il Canale della Vincarella.
    viene allora il sospetto che l’ignoto autore delle note a lapis volesse dire: Canale delle Balze o Vasajone è quello della sorgente del Serra. e la Foce… quella dell’Orsone?!?

    beh, per una mappa di fine ottocento è più che plausibile…
    e d’altra parte sarebbe in linea con la banca dati cave GIS, che indica una cava inattiva del Vasaione proprio nella gola… del Vaso Tondo: e qui una certa assonanza con Vasaione c’è…

    in questo modo il Canale della Vincarella si sottrarrebbe all’identificazione col Vasaione, e questo in linea con la descrizione del Repetti: ma secondo questa anche il Canale della Polla o del Piastrone, che è quello del Vaso Tondo, orientato a grecale NE, è altro dal Vasajone, che è invece orientato a levante…

    …Nel darvi conto, o signori, di alcune mie osservazioni geognostiche, fatte in una escursione al Monte Altissimo, ho bisogno di tutta la vostra indulgenza, non avendo a questa potuto accoppiare una carta topografica sulla direzione di que’ monti…

    …che sarebbe stata una gran bella trovata :dry: :evil:
    e chi un gli è ancora venuto il mal di testa può qui leggersi la prima versione di questa descrizione, di appena un paio d’anni successiva a quella di G. Cordero:

    [i]ANTOLOGIA
    GIORNALE DI SCIENZE, LETTERE E ARTI aprile 1826
    Lezione I. – Sulla fisica struttura dell’Appennino di Pietrasanta, considerata specialmente sotto il geognostico rapporto delle sue rocce marmoree, in occasione di una gita al Monte Altissimo. – Detta all’I. e R. Accademia de’Georgofili nella seduta del dì 7 agosto 1825 da EMANUELLE REPETTI.[/i]

    …Passammo in seguito per una superba selva di giganteschi castagni, la quale situata in un dolce pendìo, vegeta sopra un terreno di deposito calcareo marnoso, di dove interrottamente emergono delli strati di calcareo silicifero micaceo compatto, dividentesi in grossi lastroni, e coi quali trovasi tuttora lastricata una porzione della strada che conduce alla base della montagna, lavoro che rammenta la magnificenza di Cosimo I persino tra quelle balze.
    Alla casetta, chiamata tuttora del Duca, termina con l’anzidetta via il terreno di deposito ed il pianeggiante declive della valle. Là si rientra nel dominio del solito calcareo granoso compatto, quale presentasi in strati sporgenti verso la vetta del monte, e che formano col piano un angolo quasi semiretto. Giunti però là dove la sua più remota sorgente il Sera ne trae, vedesi il Monte Altissimo bruscamente innalzarsi in un pendìo di 45 a 60 gradi, senza potere scuoprire su qual terreno la roccia calcarea granosa si riposi.
    Al di là della Casetta mettono foce due frane, o burroni, i quali fiancheggiano uno sprone della montagna medesima. Il burrone a levante guida per il canale del Vasajone sulla cima di un balzo detto la Costa de’Cani, dove esistono le cave di statuario, attribuite a Michelangelo; l’altro, a grecale rivolto, che dalla sorgente ai suoi piè situata prende il nome di Polla o del Piastrone, richiama oggi l’attenzione degli artisti e dei commercianti per il bel marmo scoperto e che va cavandosi dal sig. Marco Borrini

    …sicché assistiti da alcuni cavatori, che il proprietario di quelli scavi aveva condotto in aiuto, animosi c’incamminammo sopra il burrone della Polla, da alcun naturalista non ancora visitato.
    Al di là della Casetta del Duca e precisamente allo sbocco del canale della Vincarella, dove nel 1568 furono aperte nuove cave dallo scultore Vincenzo Danti, incontrasi una macìa di marmi bianchi, venati e mischi, quasi tutti abbozzati e riquadrati in forma di capitelli, di basi, di pilastri, di architravi e cose simili, rimasti dal tempo de’ primi granduchi abbandonati a piè del monte o sul luogo dove un dì si caricavano, come altrettanti testimoni eloquenti dell’uso a cui esse cave furono specialmente destinate…

    …Al di sopra della Polla arrampicandoci su per la balza del Piastrone si vede alle rocce frammentarie, ed al calcareo granoso compatto subentrare il saccaroide bianco…

    …Giunti come Dio volle alli scavi aperti dal sig. Borrini in quest’anno sulla ripida parete del Piastrone, ebbi luogo di potermi convincere che la qualità di quei marmi pareggiava per finezza di grana e per candore i più belli statuari di Carrara; senonché apparivano di questi alquanto più tenaci, crudi, e resistenti allo scalpello…

    #27860
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]15/03/2016 07:45[/th][th]#25987[/th]

    altra relazione di escursione alle cave dell’Altissimo del 1839: la casetta del Duca è diventata casamento per alloggio dei cavatori, ora c’è un deposito di marmi e la segheria dell’Altissimo.
    i primi effetti della rivoluzione… industriale.

    [i]ANNALI UNIVERSALI
    DI STATISTICA ECONOMIA PUBBLICA, STORIA, VIAGGI E COMMERCIO.
    Ottobre, Novembre e Dicembre 1839.
    ESCAVAZIONE DEI MARMI STATUARII DI SERAVEZZA IN TOSCANA.
    Gabriele Pepe.[/i]

    tal marmo era superiore ad ogni altro marmo fin’ora conosciuto nell’arte stante la sua purità, la sua tinta e finezza di grana, e solidità di CONTEXTURE, per i quali caratteri specifici, egli diceva, questo marmo riunisce tutte le condizioni più desiderevoli per la beltà della esecuzione, e la conservazione degli oggetti d’arte. Nel piacere, che l’espressione di un tal sentimento a noi procurava, concepimmo il vivo desiderio di visitare al nostro ritorno le cave d’onde il sullodato prodotto era stato estratto. C’incalzava vieppiù in questo proponimento qualche ricordo della storia patria, che ci narra come Leone X fosse stato, promotore appassionatissimo dell’apertura di queste cave, e come ne avesse commessa al gran Michel Angiolo la faccenda, onde a tutto costo ne venisse eseguita la sua volontà. In che operando il Buonarroti, la morte di Leone X sopraggiungeva ad interrompere, e sospendere a danno delle arti toscane questa nobile intrapresa in quell’epoca gloriosa per la nostra patria. Come in seguito Cosimo I e poi Francesco I de’ Medici ne avessero fatto cavare ottimi marmi per servire alle opere di Gio. Bologna, del Moschino, del Lorenzi e di Vincenzo Danti. Come infelicemente queste cave ricadessero nell’oblìo in tempi posteriori men favorevoli alle belle arti ed all’industria in Toscana.
    Tutte queste idee ci erano di sprone a visitare il Monte Altissimo al nostro ritorno. In fatti movendo da Genova verso Toscana quando fummo a due miglia distanti da Pietrasanta volgemmo verso la pittoresca Valle di Seravezza il 14 ottobre decorso. E la mattina del 15 all’aurora movemmo verso il Monte Altissimo: per una strada infinitamente pittoresca, che al trasporto dei marmi alla adjacente marina non più lungi di 4 miglia, ben tosto arrivammo alle falde di questa maestosa marmorea montagna, che innalzava l’altissima sua fronte fastosa sotto l’azzurro di un cielo purissimo, salutata dai raggi del sole nascente, che ne indorava le cime gettando nei fondi ombre larghissime. Davanti a questo spettacolo, bello si fu per noi il vedere riuniti in luogo tanti bei marmi, che scendono per diverse vie dalle cave sopra poste. Qui è una segheria, ed un casamento per alloggio dei cavatori…

    …Quindi salendo per sentiero non facile giungemmo alla grandiosa, immensa cava detta la Polla

    …Da questa cava volgemmo per più difficile sentiero a levante nella gola detta la Vincarella, ove esaminammo le traccie degli scavi degli antichi e i nuovi lavori presenti…

    …Seguitando a salire più in alto raggiungemmo finalmente quel luogo nomato Falcovaja…

    altra mappa dall’archivio Henraux pubblicata in La Valle dei Marmi :

    #27861
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]16/03/2016 21:13[/th][th]#26003[/th]

    [i]ANNALI UNIVERSALI
    DI STATISTICA ECONOMIA PUBBLICA, STORIA, VIAGGI E COMMERCIO.
    Ottobre, Novembre e Dicembre 1839.
    ESCAVAZIONE DEI MARMI STATUARII DI SERAVEZZA IN TOSCANA.
    Gabriele Pepe.[/i]

    …E la mattina del 15 all’aurora movemmo verso il Monte Altissimo: per una strada infinitamente pittoresca, che al trasporto dei marmi alla adjacente marina non più lungi di 4 miglia, ben tosto arrivammo alle falde di questa maestosa marmorea montagna, che innalzava l’altissima sua fronte fastosa sotto l’azzurro di un cielo purissimo, salutata dai raggi del sole nascente, che ne indorava le cime gettando nei fondi ombre larghissime

    altissima, purissimo, l… :huh:

    o mae, un mi riuscirà di scovare ‘sto Vasajone…:blush:

    …ma intanto ho scoperto l’antenato di un noto spot anni ’80 con Reinhold Messner!!! :blink: :woohoo:

    :laugh: :laugh: :laugh:

    #27862
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]23/04/2016 21:26[/th][th]#26177[/th]

    … … … :woohoo:

    [quote=”docche”]…o mae, un mi riuscirà di scovare ‘sto Vasajone…:blush:…[/quote]

    …ma una pista da seguire è senz’altro questa: quella della relazione tra questa gola o canale del Vasajone e le prime cave attive all’Altissimo nell’ottocento.
    abbiamo già visto:

    G. Cordero all’Accademia delle Scienze di Torino, 2 gennaio 1823:

    …Finora le escavazioni praticate nell’Altissimo non sono più di due; l’una e l’altra nella già nominata gola detta il Vasajone…

    L. Simonin, Les pierres, 1864:

    …quella del Vasajone, aperta nel 1821 dal sig. Henraux. Quest’ultima cava era stata abbandonata, ma dei cantieri erano stati aperti in altri punti…

    insomma: ditemi dove sono state aperte le prime cave dalla società Borrini-Henraux, formalizzata nel 1821, e vi dirò che è ‘sto Vasajone

    e a dispetto di come verrebbe pensato, data l’attuale configurazione del cantiere marmifero dell’Altissimo (anche immaginando la vecchia via più bassa dell’attuale, accosto al fiume), le prime escavazioni non dovettero essere fatte nell’area Polla-Mossa-Vincarella, ma verosimilmente in quella dei Borrellacci, nella parte superiore del Canal di Palazzo; siamo alla base della parte meridionale delle Cervaiole, bacino del Serra.

    il primo statuario dovette essere estratto da questo giacimento, nel cinquecento come nell’ottocento, dal momento che lì sotto (presso la confluenza del Canal di Palazzo col Serra) arrivava la strada carrozzabile successivamente fatta avanzare verso la Polla.

    se questo dato è comune ai due periodi storici, solo dall’ottocento è possibile ricostruire per sommi capi lo sviluppo del sistema viario all’Altissimo: mentre del cinquecento… credo che si possa dire con certezza solo che nella seconda metà del secolo la strada carrozzabile arrivava in quel punto, ove era una Casetta detta del Granduca.

    e… tra l’estasi, e il tormento di portare a valle i marmi certamente già individuati e in parte estratti, il tratto d’unione era la strada per il loro trasporto e il tempo e le risorse necessarie per realizzarla.

    e così pare che nell’area Polla-Mossa-Vincarella, tradizionalmente considerata il nucleo storico dell’attività estrattiva dell’Altissimo, l’escavazione giungesse in entrambi i secoli con un certo ritardo rispetto a quella già attivata per ragioni infrastrutturali nell’area Borrellacci o, altrimenti detto, nella Costa a Cane o Costa dei Cani.

    abbiamo già visto:

    E. Repetti all’Accademia dei Georgofili, 7 agosto 1825:

    …scavi aperti dal sig. Borrini in quest’anno sulla ripida parete del Piastrone…

    e ora vediamo che nel 1820 il progetto viario del Borrini consisteva nel ripristino della strada carrozzabile medicea fino alla Casetta e il suo prolungamento (come lizza) non verso la Polla, ma verso la sommità del monte, nella parte superiore del Canale di Palazzo, ove era la cava di statuario fatta aprire dal Borrini… vedi anche la mappa qui:

    Relazione del perito Patrizio Botti, tratta da P.Pierotti, La Valle dei Marmi :

    …A dì 20 Novembre 1820
    L’Ill.mo Sig. Cav. Direttore Giovanni Fabroni avendomi incaricato di eseguire la Perizia delle spese occorrenti per aprire una strada di commercio di Marmi, da estrarsi dal Monte Altissimo situato in Comunità di Seravezza Vicariato di Pietrasanta, ho colla possibile precisione delineato gli andamenti di detta Strada, come apparisce dall’annessa Pianta divisa per comodo in 6 sezioni…

    …La prima sezione, che ha il suo principio quasi alla sommità del Monte Altissimo, ove esiste la Miniera di Marmo Statuario, giace con piano notabilmente inclinato da Levante verso Ponente, che può dirsi quasi impraticabile, e prosegue con la stessa inclinazione fino in prossimità della Casetta detta del Gran Duca…

    …Alla fine del Ravaneto si dovrà fare una serra di Grotte a guisa di Muraglione sul Canale detto della Costa dei Cani per sostegno dei blocchi…
    …La predetta serra servirà ancora per far scalare i Blocchi sostenuti dai cavi al di sotto di una Rupe…
    …Strada da farsi per trasportare i Blocchi con la Lizza sopra ad altra Rupe, che in parte dovrà essere selciata…
    …A piè di detta Rupe si dovrà fare altro tratto di strada per uso della Lizza…
    …Segue altro tratto di Strada da farsi per l’uso che sopra…
    …Nei divisati tratti di Strada da farsi, come sopra ho descritto, ad ogni distanza di B.a 35.in 40. vi si richiedono n.4 buchi fatti con subbie sugli scogli o grotte stabili per collocarvi i Pioli da porvi i cavi per sostenere i Blocchi…

    …La seconda sezione ha il suo principio in prossimità della Casetta detta del Gran Duca, ove la strada si deve rendere carreggiabile, come vi esisteva in altri tempi remoti; e primieramente a contatto della piazza di deposito de Blocchi vi esiste il canale detto delle Lame…

    #27863
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]24/04/2016 11:16[/th][th]#26178[/th]
    [quote=”docche”]…e ora vediamo che nel 1820 il progetto viario del Borrini consisteva nel ripristino della strada carrozzabile medicea fino alla Casetta e il suo prolungamento (come lizza) non verso la Polla, ma verso la sommità del monte, nella parte superiore del Canale di Palazzo, ove era la cava di statuario fatta aprire dal Borrini…[/quote]

    in questa mappa del 1860 (il referente è ormai dal 1846 la Società Anonima del Monte Altissimo) troviamo dettagli che ci permettono di ricostruire un quadro approssimativo della prima sezione della strada del Borrini: che doveva servire alla (1)
    antica cava fatta aprire dal Borrini (era già antica 40 anni dopo o si trattava di antico saggio ripreso dal Borrini?) e si doveva trattare di un investimento di una certa importanza, visto che portava alla costruzione di una serie di bastioni nel ravaneto del Canal di Palazzo e di una ardita strada per il trasporto dei marmi che a quanto pare (9) dal Canal di Palazzo scollettava nel Canale della Balla per discendere nel fiume al piazzale di deposito dei marmi.

    vedi anche:

    si noti che in entrambe le mappe si dice alla lorenese Canale di Palazzo, mentre nella perizia del Botti (1820) è Canale detto della Costa dei Cani, alla cinquecentesca…

    la differenza sta verosimilmente nel fatto che quelle sezioni del catasto lorenese sono state realizzate tra gli anni 1824-26: perciò non erano ancora disponibili nè alla perizia del Botti nè alle prime relazioni ottocentesche (G.Cordero, E.Repetti), che dicono Vasajone presumo per il Canal di Palazzo.

    si noti ancora che il Canale di Palazzo si chiamava così prima della costruzione dell’attuale Palazzo.
    ciao
    Luca

    #27864
    dok
    Partecipante
    [th]Altissimo: Vasajone cercasi…[/th][th]30/04/2016 07:12[/th][th]#26183[/th]

    dal carteggio di Francesco I de’ Medici in Archivio segreto Mediceo, Firenze.
    estratto pubblicato in: Emilio Simi, Sull’Alpe della Versilia e la sua ricchezza minerale, 1855.

    Lettera di Matteo inghirami al Principe Francesco de’ Medici. – Pietrasanta 8 Giugno 1568.

    Sabato passato con il nome di Dio si gettò giù il primo pezzo del marmo cavato alla cava dell’Altissimo. Il quale pezzo era più di 60 carrate, et sé rotto in diversi pezzi per la difficoltà del ravaneto pien di massi scoperti: un pezzo è restato saldo a mezzo ravaneto, un pezzo di 5 brac. grosso 2 e largo 2 che nescìa la figura che debbe fare Vincentio Perugino per e Magistrati: gli altri pezzi sono di due e tre carrate l’uno, come tutto ha visto due uomini mandati qui da Francesco di Ser Jacopo et da Gian Bologna, Scultore, et ne portano le mostre; et hanno visto un altro gran pezzo intorno al quale non sarà molto che fare a gettarlo giù, dove disegnano cavare la figura di Gian Bologna.

    Lettera di Vincenzo Danti al Principe Francesco. – Seravezza 27 Giugno 1568.

    Essendo che V. E. R. me impose che li dovessi scrivere quello che occorreva, io giunsi a Pietrasanta ne li ore di sera che fu la vigilia di S. Giov. et Venerdì mattina salii all’Altissimo et condussi meco tutti è cavatori che sono qua in Seravezza, delli quali parte me ne concesse Messer Matteo Inghirami di quelli che cavano alli mischi con tutti i ferramenti che ci bisognano, et parte costì del paese, quale è Vincentio e sua figliuoli che da M. Gio. Bologna fu proposto a V. E. R., et insieme andammo tastando li meglio luoghi da poter cavar marmi statuarii, et vedemmo dove anno cominciato a cavare: nel qual luogo vi si vedevano marmi ragionevolissimi che sono di quelli che V. E. R. vide ultimamente il saggio. Trovammo ancora in due altri luoghi da poter cavare moltissimi marmi per quanto si vuole nella superficie: et con il consiglio di tutti que’cavatori ò di già cominciato in due luoghi a far cavare, il che piaccia a Dio che riescano saldi perchè bianchi sono.

    Memoriale del medesimo Vincenzo Danti al Principe Francesco. – Seravezza 2 Luglio 1568.

    Scrissi a V. E. R. per un altra mia come io aveva di già cominciato a cavare all’Altissimo in due luoghi, dove che lunedì avendo di già fatto lavorare dua giorni, et avvengache parte delli cavatori in quella cava che avevamo principiata stavano a circa sessanta braccia in alto a cavare, et avevano a stare legati, veggendo questa difficoltà, la quale era ancora accompagnata con una altra, perciò che nel l’ altro luogo dove si vedevano bianchissimi marmi, come scrissi a V. E. R. nell’altra mia, non riescivano molto bene oltre le difficoltà di condurli sani, me ne andai con dua di loro per vedere un altra volta meglio quello che Michelagnolo Buonarroti voleva fare di quel pezzo di strada che è avanzata di sopra alla strada nuova, et trapassando una ripa quando fui in cima di essa per volermene calare di verso la polla del Fiume, la quale V. E. R. à veduta, noi vedemmo un tiro di sasso sopra a essa polla un principio di canale molto eguale, et a capo di esso vedeva di lontano massi di marmi che dove per la facilità, che aveva quel ravaneto ci conducemmo fino in capo, et scoprimo il tesoro de marmi bianchi statuarij due volte in maggior quantità che non è al l’Altissimo, ne meno al Piastrone, il quale è quello che à il canale ove esce la polla, perciò che ancora costì vi sono quantità grandissima di marmi, ma non sono così bianchi et statuarii come questi che dico, delli quali ne mando quattro sorta di saggi levati in diversi luoghi: ma non bisogna pensare che tra le bianchezze non vi sia qualche macchia, come si vede in quel pezzo piccolo: ne sono di buone saldezze, et tra l’altre ve né una di 50 braccia di lunghezza et di altezza alla quale vi si va comodamente a piedi e di sopra, come ancora in di molti altri luoghi delli quali in dua è di già cominciato a cavare, et si trova comodo aviamento. Questa sero ho bucato giù un pezzo che è di quel saggio più giallotto, ma non bisogna pensare di potersi ben servire di queste superficie come si servirà di quelli che saranno sotto. Tutte le cave sono deficili in darli aviamento et li pezzi grandi, come sono questi che abbiamo bisogno noi, non si trovano cosi in un punto in prima giunta: il manomettere le grandezze è di grande spesa come sarebbe il volere cavare da quel pezzo grande.
    Quello che pare daver fatti fino a qui siè lo avere trovato cave abbondantissime di marmi bianchi et statuarii, et ancora grande quantità di opere di quadro che sono bellissimi et di grandi saldezze, e luoghi che si sta con piedi in terra a cavare, il ravaneto dolce et senza falli o balze alcuna per sicurtà di marmi. La salita è un terzo manco di quella dell’Altissimo, il qual nome è proprio di questo ove si cava ora, et non di quel altro, perchè si chiama la costa a cane: a questo bel monte era la intenzione dì Michelangelo di condursi con la strada, perciocché avemo trovato in di molti luoghi de li M. in que massi et tastati con ferri.
    Circa poi l’ocomodare ( sic ) il condurre de’ marmi, non bisogna nel ravaneto fare spesa di dieci scudi: è ben vero che bisogna rassettare la strada di Michelangelo in di molti luoghi et aggiungere un altro pezzo di misura di canne 86 da 4 brac. la canna, la quale ho fatto questa sera misurare: la spesa di acconciare tutto per aver marmi alla marina, penso che 200 scudi abbiano a bastare senza dubbio alcuno: et a ciò veda V. E. R. la facilità di queste cave: questa sera me anno detto li cavatori che io abbi da essere mezzo con V. E. R. di farli avere questo aviamento sopra di loro, obbligandosi a dare per un prezzo onesto li marmi a tanto la carrata: sò per fare patti con esso loro circa li nostri marmi che li piglieranno a cavare a loro spese, et darli abozzati con esparmio assai più che non era prima il prezio di Carrara…

    Lettera del Principe Francesco a Vincenzo Danti. – Firenze 9 Luglio 1568.

    Dalle vostre del 27 del passato et delli 2 del presente intendiamo quanto havevate trovato fin’allora: ci è piaciuto sommamente l’abbondanza de marmi statuari et buoni che scoprite et la facilità del cavarli e del condurli a basso, massimamente con la pocha spesa contenuta nell’ultima vostra. Tirate innanzi senza partirvi di costà d’ordine nostro, et convenite con li cavatori con maggior vantaggio che potete, perchè approviamo la vostra opinione di dar tale impresa sopra di loro per due anni et di più a beneplacito nostro. Et quanto all’assettare il ravaneto et aggiungere quella misura delle canne 86 che dite con l’altre spese da farsi, ordiniamo a Matteo Inghirami tutto quello che debbe fare, et d’onde debba valersi…

    Lettera di Giovanni Bologna al Principe Francesco. – Seravezza 24 Maggio 1569.

    So que a V. E. S. piachi pieou et fatti sino alla presenti a escrive queste duo versi per farli intendere que io sono a fine de le facendo, cioè al tanti que lie ma comesso. Ogio avemo condutti el marmi per la Fiorenze de vostro E. S. a Marina: passando per Seravese el popelo se resentito con grandissimo alegresse, gridando palle palle, remore di campana, arquebouse, trombon, cornemouse . Et quando espaso a vedere balaro omnia, vece et dona, per la gran satisfasion que ano avouto a vedere la prima figoura di marmi bianco ocire fuora di quel Monte Haltissimo, et ano fatto tanta el gran cridara palle palle, qui per me crede che saverano sentito sino Carrare…

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