Nona "via Corrado"

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  • Questo topic ha 23 risposte, 4 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 14 anni fa da alberto.
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  • #8840
    Anonimo
    Ospite

    Allora, premesso che ognuno ? libero di fare (quasi) quel che vuole, io la vedo cos?.
    Credo che il ricorso all’artificiale sia la risorsa estrema dello scalatore (in rapporto ai suoi limiti personali). Nel contesto di una scalata posso ammettere di ricorrere a 2/3 "momenti" di artificiale. Per superare tratti che, in caso contario, richiederebbero la ritirata (magari quando si ? gi? avanti nella salita) o che costringerebbero a fare traversi, rigiri, zig-zag, calate, pendoli etc. che oltre ad essere spesso complicati e delicati farebbero perdere alla via logicit?, lineareit? e velocit?.
    Non mi piace il ricorso all’artificiale se x tutta o gran parte della via devo stare a penzoloni a passare una staffa da un ch. all’altro e/o tirare ch. continuamente etc. etc. In questo caso vuol dire che sto arrampicando su un percorso troppo al di fuori delle mie possibilit? di rocciatore x cui sarebbe meglio non affrontarlo e casomai, se proprio lo si vuol fare, cercare di allenarsi meglio e di crescere tecnicamente prima di cimentarsi con quel tipo di difficolt?.
    Un saluto

    #8841
    popegapon
    Partecipante

    Scusa Diego che intendi per 2/3 ?momenti? di artificiale nel contesto di una scalata? Su una via ammetti due tre tiri di artificiale o due tre ?mungiture? ?
    Dici che ammetti l?artificiale per superare o ritirata o traversi rigiri zig zag e pendoli. Artificializzare per evitare la ritirata ha il suo indiscutibile lato pratico, fino a qui ci siamo. Non capisco per? perch? secondo te si dovrebbe ricorrere all?artificiale per evitare un traverso o uno zig zag quando invece spesso in queste mosse si ? vista la marcia in pi? dell?apritore. Pensa un po se il buon Cassin sulla ovest di lavaredo avesse rinunciato al traverso. Inoltre ti vorrei far notare che il pendolo ? artificiale bella e buona. ciao

    #8842
    Anonimo
    Ospite

    Mah forse non mi sono spiegato bene. Faccio un esempio pratico. Mettiamo che devi salire un camino-fessura di 150 m., all’incirca 5 tiri di corda. La via prevalentemente ? un IV/IV+ si procede in arrampic. libera. Poi al 4? o al 5? tiro ti trovi un 5/6 m. sul VI/VI+. Ecco anzich? cercare traversi, aggiramenti(fra l’altro non sempre possibili) o cominciare a preparare macchinose doppie di calata, capisco che si cerchi di forzarla con le staffe e/o "arrangiandosi" con i ch. Poi superato quel passaggio la via riprende con difficolt? minori e accessibili in libera. Ecco in questo contesto accetto l’uso delle staffe e dell’ A0.
    Ma se TUTTO il camino fosse una salita da una staffa all’altra, da una tirata di ch. all’altra….che gusto c’?? A me personalmente non piacerebbe e , ribadisco, vuol dire che sono su una via troppo al di sopra delle mie possibilit? e con umilt? devo accettare il fatto che non ne sono all’altezza. Poi, per l’amor del cielo, si pu? fare di tutto e di pi? per?….
    TRAVERSI : non volevo dire che non van fatti sempre e comunque. A volte, chiaramente, sono INDISPENSABILI per? riprendendo l’esempio di cui sopra, in quel caso SE con pochi m. di artificiale si pu? rimanere sulla linea di salita, per me , ? meglio evitare il traverso (che lo si gestisce male anche in caso di ritirata).

    #8843
    warthog
    Partecipante

    scusa Diego, ma se ? VI/VI+ si sale in libera… se tiro il chiodo ? A0. o no?

    #8845
    alberto
    Partecipante

    i traversi secondo me non sono un difetto ma anzi uno dei punti di forza di una via.
    Sono un momento di eleganza, una dimostrazione della grande capacit? che ha uno scalatore di leggere la roccia e di adattarsi alla parete seguendo le linee naturali.

    Vie come : la Micheluzzi al Ciavazes (90 mt. di traverso negli anni 30!!!) , la Cassin alla Ovest di Lavaredo, la via dei Fachiri alla Scotoni,il Gran Diedro nord al Pizzo d’Uccello, Polimag? in Val di Mello, la via del Missile in valle del Sarca, ect. ect. sono solo alcuni degli esempi di vie, oramai classiche, con lunghi traversi che hanno permesso allo scalatore di salire la parete in modo naturale senza forzare a suon di chiodi la via verso la cumbre.

    Il ricorso all’artificiale sistematico come nel caso di certe vie sul Nona ? diverso.
    E’ un modo di concepire la salita , il superamento di una certa parete, ritenuta a torto o ragione….IMPOSSIBILE.

    E da qui "L’Assassinio dell’impossibile" , non uccidete il DRAGO, l’eroe Sigfrido, di Messner…cio? L’AVVENTURA.

    #8846
    Anonimo
    Ospite

    Il Nona vanta ben quattro itinerari che si percorrono quasi esclusivamente in artificiale. Il quasi ? confinato al raggiungimento con pochi metri in libera di piccole cenge o nicchie dove si sosta. La parete appare revulsiva e decisamente strapiombante. In occasione della mia ripetizione del Fantasma del Nona mi cadde un rinvio all’ultimo tiro. Non dandomi pace della privazione di tanto ausilio, dopo serrate ricerche l’ho ritrovato ad oltre venti e pi? metri dalla base della parete. Sulla cengia pi? alta, sotto un forte temporale non giunge goccia d’acqua. Ma come accennato negli interventi precedenti la roccia ? inaffidabile, alterna, con netto predominio dei primi, tratti friabili a compatti. Si squama inesorabile oppure assume bordi affilati e feroci in corrispondenza delle "goutte d’eau".
    Il superamento in artificiale era l’unica opzione per vincere la parte pi? alta ed attraente della parete.

    A decenni di distanza, con qualit? umane diverse in gioco ? quasi inevitabile che si assumano posizioni trancianti, che vanno dall’amore incondizionato alla totale disapprovazione.
    Direi che per guadagnare sul campo i gradi di "vero apuanista" una visita, una salita almeno in tale stile, ? d’obbligo. Seguita da un giudizio pacato e rispettoso della storia e della tradizione delle nostre pareti.

    #8849
    alberto
    Partecipante

    virio_18 scritto:

    Il Nona vanta ben quattro itinerari che si percorrono quasi esclusivamente in artificiale. Il quasi ? confinato al raggiungimento con pochi metri in libera di piccole cenge o nicchie dove si sosta. La parete appare revulsiva e decisamente strapiombante. In occasione della mia ripetizione del Fantasma del Nona mi cadde un rinvio all’ultimo tiro. Non dandomi pace della privazione di tanto ausilio, dopo serrate ricerche l’ho ritrovato ad oltre venti e pi? metri dalla base della parete. Sulla cengia pi? alta, sotto un forte temporale non giunge goccia d’acqua. Ma come accennato negli interventi precedenti la roccia ? inaffidabile, alterna, con netto predominio dei primi, tratti friabili a compatti. Si squama inesorabile oppure assume bordi affilati e feroci in corrispondenza delle "goutte d’eau".
    Il superamento in artificiale era l’unica opzione per vincere la parte pi? alta ed attraente della parete.

    A decenni di distanza, con qualit? umane diverse in gioco ? quasi inevitabile che si assumano posizioni trancianti, che vanno dall’amore incondizionato alla totale disapprovazione.
    Direi che per guadagnare sul campo i gradi di "vero apuanista" una visita, una salita almeno in tale stile, ? d’obbligo. Seguita da un giudizio pacato e rispettoso della storia e della tradizione delle nostre pareti.

    Completamente d’accordo!!

    Ho salito, anche pi? volte , tutti gli itinerari in artif. del Nona , quindi sono molto legato a questa parete, che trovo stupenda , un piccola Roda di Vael.
    Anche per il solo valore storico, Credo sia d’obbligo per un Apuanista una visita ad almeno uno di questi itinerari.

    Quando sono stati aperti questi itinerari , anni 60/70, non ? che chi li ha saliti non fosse all’altezza della parete, delle difficolt?. Solamente c’era un concetto diverso "SALIRE LA PARETE" la sfida era la parete. E l’unico modo per salirla era farsi il mazzo e mettere un sacco di chiodi.
    Attenzione perch? poi non sono tutti a pressione quindi previa foratura ma molti sono a fessura magari anche spessorati con legnetti per meglio adattarli alla roccia quindi occorre anche una grande abilit? nel chiodare.

    Ancora oggi in diverse parti del mondo , ad esempio Yosemite o in Verdon, ma anche in Patagonia, vengono aperti e ripetuti grandi itinerari in artif. certamente non pi? con la tecnica stile Nona o stile Tre Cime di lavaredo, cio? di chiodo in chiodo.
    Lo stile ? diverso "New Age" cio? arrampicata in artif. ma pulita.

    Con Una tecnica sopraffina e una buona dose di coraggio, perch? ? facile farsi molto male, vista la precariet? degli ancoraggi, vengono salite le pareti pi? repulsive e lisce senza forare se non in estremis.

    Ritornando al Nona c’? anche da dire che gli ultimi itinerrari aperti, che presentano un libera dura, molto dura. Anche questi per? per essere realizzati, si sono dovuti legare all’artif. . Senza forare, senza trapano e anche senza calarsi dall’alto…non sarebbero stati aperti.

    #8855
    alberto
    Partecipante

    virio_18 scritto:

    Tula82 scritto:
    [quote]virio_18 scritto:
    Si deve aggiungere che sul terzo tiro della Licia ? stata sovrapposta una lunghezza della via "Il fantasma del Nona".

    Via… allora avevo sbagliato ma di poco :laugh:[/quote]

    "Il fantasma del Nona" meriterebbe un topic tutto suo…[/quote]

    visto che l’hai ripetuta, dicci qualcosa di questa via….

    Al quinto tiro della Licia invece d seguire la via originale sopra la pianta abbiamo salito le belle placche lavorate sottostanti del "Fantasma" che poi va decisamente a destra, e dopo aver incontrato 2 fix siamo risaliti a sinistra alla sosta alla base del sesto tiro della Licia.

    #8879
    alberto
    Partecipante

    per un buon quadro d’insieme delle storiche vie in artificiale della parete sud-ovest del Nona ? interessante leggere l’articolo "POKER NONA " che ha scritto e pubblicato sul suo sito la guida alpina Stefano Nesti dopo aper ripetuto queste vie insieme al suo amico Nicola Andreini.

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