via della CONCORDIA

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  • #27438
    alberto
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    Estate 1955 due cordate si incontrato sotto la parete est della Cima D’Ambiez. Sono i trentini Armando Aste e Angelo Miorandi e i lombardi Andrea Oggioni e Josvè Aiazzi. Hanno un scopo comune, salire l’evidente linea di fessure che centralmente segna la parte est della Cima D’Ambiez. Invece di entrare in competizione, per assicurarsi la prima, il tutto si risolse in un’ottima colaborazione che in due giorni di comuni sforzi portò alla realizzazione di questo splendido itinerario.
    Proprio per suggellare questa collaborazione che fece nascere oltre ad una nuova via anche nuove e solide amicizie, la via fu chiamata “via delle CONCORDIA” . Nome non fu più azzeccato.

    “Per ricordare il nostro incontro e l’amicizia nata, desideriamo chiamare questo nuovo itinerario via della Concordia” così le due cordate scrissero della nuova via sul libro di vetta.

    La via fu prontamente ripetuta da Marino Stenico e Claudio Zeni. E la prima solitaria un anno dopo l’apertura fi sempre di Armando Aste.

    Ieri con Giancarlo l’abbiamo ripetuta trovandola veramente bella , ma personalmente non avevo dubbi visti gli autori. L’arrampicata è sempre sostenuta, direi piuttosto atletica. La prima parte su magnifica roccia nera. La traversata a sinistra del terzo tiro è spettacolare. Poi inizia la parte delle fessure che esige una scalata atletica, sempre in esposizione. A parte un tiro centrale in un camino piuttosto ostico e faticoso perchè liscio e slavato da fare sempre in opposizione. Rabanser dice V…? :blink: qualcun’altro VI-…scarsamente proteggibile :evil: ;)
    Sabato sera ha fatto un mega temporale con fulmini a tutta randa. Ieri invece giornata spaziale. Solo sui primi tiri ancora in ombra era piuttosto fresco, poi sole e caldo.

    Bellissima salita sulla solare parete est dell’Ambiez che da tempo desideravo fare e così con le vie di Aste nella valle dell’Ambiez abbiamo fatto TRIS !

    Ottima la relazione di Ivo Rabanser e Orietta Bonaldo su Vie e Vicende in Dolomiti. Anche se per noi un pò tirata nelle valutazioni. Diavoli di un Ivo e Orietta… :P

    #27441
    alberto
    Partecipante

    Gli apritori

    da sinistra:

    Armando Aste, Angelo Miorandi , Josvè Aiazzi, Andrea Oggioni.

    il tracciato della via

    #27442
    alberto
    Partecipante

    per chi fosse interessanto alla ripetizione , questa relazione che ho trovato, mi sembra più giusta nella valutazione delle difficoltà rispetto a quella di Rabanser e Bonaldo comunque ottima nella descrizione del tracciato.

    Relazione

    Lunghezza 1, VI-:
    salire verso la fessura (1 chiodo circa a metà) e seguirla fino ad una piccola cengetta, da cui si scelgono i passaggi più facili per raggiungere e salire una sezione più semplice costituita da un diedro ammanigliato. Si arriva ad una cengia da seguire verso sx fino ad arrivare alla sosta.

    Lunghezza 2, VI-:
    seguire la lama-fessura gialla che sale obliqua verso dx e poi dritta, fino arrivare ad una sosta prima del termine della fessura; visibile cordone più a sx dove passa il successivo tiro.

    Lunghezza 3 e 4 V+, IV+:
    traversare a sx con arrampicata delicata, non seguire un chiodo che punta verticalmente più in alto ma traversare ancora e salire poi obliquamente verso sx fino ad un terrazzino con sosta (V+). Qui noi abbiamo continuato per il tiro seguente, salendo le rocce sopra la sosta che portano ad un bel diedro grigio da seguire fino alla sosta su un terrazzino (IV+, nessun chiodo).

    Lunghezza 5, IV:
    continuare per il successivo bel diedro fino ad una comoda sosta su terrazzino sotto un camino giallo (nessun chiodo).

    Lunghezza 6, VI-:
    salire il camino giallo sopra la sosta, con alcuni passaggi delicati in opposizione. Arrivare ad una sosta quasi sotto un tetto.

    Lunghezza 7, VI+
    oppure VI e A0: traversare a dx (delicato, attenzione alla grossa lama invitante che suona però molto male), raggiungere un chiodo più in alto verso uno strapiombo che si evita traversando ancora a dx. Non si continua per la fessura che contorna lo strapiombo terminato, ma si traversa su buoni appigli verso dx. Eventualmente possibile fare sosta su terrazzino per evitare gli attriti della corda (sosta da rinforzare). Continuare a sx, salire ed evitare uno strapiombino a sx, passandoci sotto. Superare invece il successivo strapiombino (chiodi), fino ad arrivare poi sotto un tettino. Da lì traversare a sx a raggiungere la sosta.

    Lunghezza 8, un passaggio di VI, poi IV+:
    salire sopra la sosta puntando ad un cordone visibile sotto uno strapiombo. Raggiungere lo strapiombo e superarlo leggermente a sx dove è meno pronunciato, quindi continuare in diedrone più facile fin sotto uno strapiombo dove si sosta.

    Lunghezza 9, VI, VI+ oppure VI e A0:
    salire sotto lo strapiombo (chiodo malconcio con fil di ferro e chiodo più sopra), quindi evitarlo traversando a sx. Continuare su rocce facili verso un evidente diedro erboso. Salire lì e poi andare a sx a prendere un diedrino bianco con chiodi. Superare il diedro, quindi traversare a dx quando possibile a prendere rocce più ammanigliate, continuare per muretto e arrivare ad un terrazzino dove si sosta.

    Lunghezza 10, V/V+:
    salire in obliquo a dx della sosta, per poi tornare in alto più a sx e puntare alla evidente cengia più in alto. Percorso non obbligato, cercare i punti più facili. Sulla cengia abbiamo trovato una clessidra dove fare sosta, verificarne la solidità.

    Lunghezza 11, II:
    andare a dx sulla cengia e poi salire per facili roccette fino al crinale della larga cresta che sale alla cima. Da qui è possibile salire facilmente in vetta oppure scendere direttamente seguendo il crinale.

    #27448
    alberto
    Partecipante

    immagini di alcuni momenti sulla via:

    l’atletico secondo tiro

    il bellissimo traverso del 3° tiro

    prima dell’arrivo dei gialli

    il camino che danno di V ….sarà…?!?!

    sui gialli, ma la roccia è sempre super.

    #27457
    alberto
    Partecipante
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    #27501
    alberto
    Partecipante

    di Armando Astre

    1955 – Brenta. Cima D’Ambiez. Parete Est. “Via della Concordia”.

    30 giugno – 1° luglio. Con Angelo Miorandi, Andrea Oggioni e Josve Aiazzi.
    Tre vie scavalcano la convessa parete Sud Est della Cima d’Ambiez. La Fox, la Stenico e fra le due, quella che per l’errata interpretazione della guida Castiglioni, io stesso avevo tracciato. Ma non potevano certo avere la presunzione d’avere risolto il problema dell’Ambiez, almeno, il vero, il più grosso. L’invitto era là: il diedro della parete Est, dalla direttiva perfetta. Un unico formidabile a picco di quattrocento metri, senza soste, senza respiro; un susseguirsi conturbante di neri e di gialli.
    Il forte Enrich Abram, al ritorno da una via della zona, passando sulla grande cengia basale, levando lo squardo sull’incombente Gran Diedro, disse: “Questa sì che che sarebbe una gran via”. Quelle parole mi segnarono dentro. Sapevo che da giorni Oggioni e Aiazzi erano all’Agostini in attesa del bel tempo per attaccare. Ma io ero senza compagno, Susatti si era tagliato un dito durante il suo lavoro di falegname. Fortunatamente Miorandi, uno dei miei allievi di Castel Corno, si offrì di farmi da compagno. Partimmo alla chetichella per il rifugio Agostini. Il primo approccio con i due famosi monzesi non fu proprio cordiale. Poi l’intelligente diplomazia di Aiazzi appianò tutto. Così all’indomani eravamo all’attacco del diedro in due cordate in armonia. Oggioni-Aiazzi e Aste-Miorandi.
    Circa a metà parete scoppiò improvviso un temporale. Acqua, qualche turbinio di neve, saette e tanto freddo. Lì ci fermammo a bivaccare anche per asciugare i vestiti impregnati d’acqua. Malgrado tutto io ero tranquillo perché, con i nostri nuovi amici, mi sentivo in una botte di ferro. All’alba io e Miorandi attaccammo gli strapiombi sovrastanti e li superammo in sicurezza, seguiti a ruota da Oggioni e Aiazzi. Giungemmo felicemente in vetta, in una festa di luci e di colori con le vaporose nubi che incensavano il cielo. Firmammo il libro di vetta, chiamando il nostro tracciato “Via della Concordia”, un nome che sottolinea la stima, l’amicizia e l’accettazione reciproca che ancora e sempre dura fra noi.

    da sinistra: Oggioni, Aiazzi, Aste.

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