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Si tratta di una nuova via attrezzata che dalla Valle degli Alberghi conduce alla Forbice, sopra il Passo delle Pecore: quindi il nome Ferrata del Contrario, che le viene dato, non è esatto perché la ferrata non arriva affatto sul Contrario. La via è stata attrezzata nell’anno 2002 e, nonostante non giunga sul monte Contrario, è molto bella e suggestiva: l’unico inconveniente è che occorre diverso tempo e una notevole fatica per giungere all’attacco, che è posto nella zona più alta della Valle degli Alberghi. Diciamo pertanto che questo itinerario ha inizio da Biforco, località situata 3 km. a nord di Forno: questo paese è raggiungibile da Massa attraverso la via della Bassa Tambura ed è situato a 212 metri s.l.m. E’ un borgo adagiato lungo la stretta valle del fiume Frigido, che proprio qui ha la sorgente, nella strada che porta alle cave: cave di marmo ma anche cave di pietrisco e di inerti che stanno distruggendo le colline attorno alla località massese con un incessante via vai di camion che sta causando molti inconvenienti e molto malumore fra la popolazione. |
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Forno ha origini antiche: il suo vecchio nome era Rocca Frigida e la sua nascita era dovuta alla lavorazione del ferro già conosciuta nel XIII secolo ma che terminò nel XVI sec. a causa dell’esaurimento del legname che alimentava i forni di fusione. Dal XVI sec. in poi gli abitanti vissero soprattutto di pastorizia e di estrazione del marmo, ma, alla fine dell’Ottocento, a Forno il conte Ernesto Lombardo impiantò un cotonificio, la famosa "Filanda", sfruttando la enorme forza motrice dell’acqua che scaturisce dalla sorgente del Frigido: il cotonificio arrivò a dare lavoro a oltre 500 persone e il paese si ingrandì attorno all’opificio. |
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Purtroppo la fabbrica andò distrutta durante la seconda guerra mondiale quando il paese fu teatro di tristi avvenimenti fra i quali l’eccidio di 75 abitanti da parte delle truppe naziste: la filanda è stata, in parte, recentemente restaurata ed ospita un centro di accoglienza del Parco Regionale delle Alpi Apuane ed un piccolo museo con la storia e alcuni macchinari del cotonificio. Sia il centro che il museo sono assolutamente da visitare così come va vista, in fondo ai resti del cotonificio, la sorgente del fiume Frigido che scaturisce da sotto terra con una massa d’acqua impressionante. Proprio davanti alla filanda si trova una guglia rocciosa, il Pizzoacuto o Pizzo del Cotonificio, dalla forma stranissima e inconfondibile. |
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Dopo aver parlato di Forno (per me è doveroso conoscere sempre la storia e le vicende dei paesi dove ci rechiamo) parliamo del percorso per la Valle degli Alberghi che ha inizio da Biforco, m. 376, località in cui arriviamo 3 km dopo Forno per la strada marmifera: Biforco prende questo nome dal fatto che qui nasce il Canal Secco dalla confluenza di due canali, il Canal Fondone e il Canal Cerignano. Lasciata l’auto ci inoltriamo a sinistra per il Canal Fondone lungo il sentiero CAI n. 168: dopo poco, sulla destra, si trova la voragine della Cava Romana e ancora più avanti, sempre sulla destra ha inizio la lizza che porta alla valle degli Alberghi che noi imbocchiamo decisamente lungo il sentiero CAI n. 167. La lizza è ben conservata e vi si notano ancora i fori da piro e i piri dove venivano avvolti i cavi che tenevano le lizze durante la loro discesa: ai fianchi della montagna sono evidenti i solchi lasciati dallo strusciare dei cavi nelle zone dove la lizza tende a curvare. |
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Dopo poco la valle si allarga e ci appare in tutta la sua bellezza: la valle degli Alberghi è, infatti, un luogo solitario e selvaggio e qui il paesaggio apuano si presenta con uno spettacolo irripetibile. Nel 1860 alcuni imprenditori vi aprirono alcune cave che sono abbandonate da moltissimi anni perché esistevano notevoli difficoltà nel portare il marmo a valle: inoltre gli Alberghi sono circondati da alte montagne e alti valichi e questo ha fatto si che questa restasse una zona quasi incontaminata. Unica presenza umana, oltre ai residui di cava, è la "Casa degli Alberghi", quota 973, un grosso edificio che dava ricovero ai cavatori ed è situato alle pendici del Monte Contrario (m. 1789): l’edificio va visitato perché è un interessante documento di archeologia del marmo e, inoltre, subito dopo si incontra una vecchia cava dove è ancora un piro di marmo, ricordo di quando i piri erano fatti di questo minerale. |
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Subito sotto la cava si trova, dentro il canale, una fonte perenne: il Canale degli Alberghi confluisce, poi, a Biforco nel Canal Fondone e presenta salti di roccia e cascate d’acqua veramente interessanti ma percorsi solo da escursionisti molto esperti con la necessaria attrezzatura. Visitata la casa degli Alberghi, proseguiamo lungo il sentiero che le passa al di sopra, costeggiamo il fianco del Contrario: non si tratta di un sentiero CAI ma, fortunatamente, qualcuno ha messo dei segnali e degli ometti di pietra a indicare il cammino. Dopo circa 10 minuti incontriamo l’attacco della via attrezzata: sono trascorse circa 2 h. da quando abbiano lasciato l’auto a Biforco. Subito inizia un tratto perpendicolare che ci porta in breve su un pianoro dove scorre il canale degli Alberghi; attraversiamo il canale dalla sinistra orografica alla destra orografica senza la presenza del cavo. |
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Riprendiamo, quindi, la via ferrata che ora sale erta sul fianco del Pizzone: l’ascesa è molto dura ma il cavo e i picchetti di ferro sono in ottimo stato per cui anche coloro che non sono troppi esperti di ferrate come me, possono “tirarsi su”, anche se questo va in controtendenza con le regole del buon arrampicatore. Occorrono circa 2,5 h per compiere l’ascesa per la via ferrata per cui da Biforco al punto di arrivo della ferrata occorrono 4,5 h. La via attrezzata, che è iniziata a circa 1000 m. di quota, termina a quota 1645, in un punto che è situato fra la Forbice e il Passo delle Pecore: da qui possiamo vedere il versante garfagnino delle Apuane, con tutta la Val Serenaia. |
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A poca distanza dal termine della via attrezzata sorge il nuovo Rifugio Donegani per cui, volendo, si può andarci a fare rifornimento, ma, vista la lunghezza del percorso, non credo che ci sia tanto tempo da sprecare! Per ciò che concerne la via di ritorno non tutti sono concordi sul percorso da fare: c’è chi, come il mio amico Giuseppe Berti (detto il “Talebano delle Apuane”) è tornato per il sentiero dei Pradacetti, ma questo sentiero è estremamente difficile perché ha una pendenza impressionante e non c’è nemmeno un tratto corda che aiuti nella discesa. Così ritengo che la migliore soluzione sia quella di tornare al punto di attacco della ferrata riscendendo per la ferrata stessa: occorrerà un po’ più di tempo ma l’essere attaccati al cavo credo che dia senz’altro più sicurezza e tranquillità; coloro che sono esperti nello scendere in corda doppia credo che impiegheranno anche un tempo abbastanza breve. |
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Diciamo però che scendere la ferrata richiede almeno un tempo di 3 h.: considerando poi che ne occorrono altre 2 per tornare a Biforco, abbiamo un tempo di totale di escursione sulle 10 h. Si tratta quindi di un percorso estremamente impegnativo, riservato solo a coloro che siano dotati di buon fondo e che abbiano una discreta conoscenza dell’uso di imbracature, moschettoni, dissipatore e quant’altro occorra per percorrere le vie ferrate. Un ultimo consiglio: è bene fare la ferrata quando la stagione non è troppo calda; infatti la via attrezzata è disegnata su una parete che è in piena esposizione solare per tutto il giorno e farla in piena estate non credo che sia la soluzione migliore. |
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