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alberto
Partecipante

Di Alessandro Gogna:

 

“Poi, l’11 settembre 1966, è la volta della parete ovest-sud-ovest del Monte Nona, nelle Alpi Apuane, terza ripetizione, con Gianni Calcagno.

Già da tempo volevo cimentarmi con questa salita. Gianluigi ed Eugenio Vaccari, Piergiorgio Ravaioni e Piero Villaggio ci avevano lavorato tanto sopra, per attrezzarla: poi finalmente i due fratelli l’avevano terminata dal 21 al 23 maggio 1966. C’era stata subito la prima ripetizione, quella di Mario Verin e Giustino Crescimbeni, il 2 giugno. Il 10 settembre parto tardissimo da Genova con Gianni: arriviamo al rifugio Forte dei Marmi, proprio sotto alla parete, all’1.40, dopo una marcia notturna da Stazzema veramente tirata. Ci mettiamo a dormire svegliando tutti…

Sveglia alle 5.40. Al rifugio sanno già tutti che vogliamo fare “la parete”. E noi veniamo a sapere che due giorni fa c’è stata la 2a ripetizione, quella del custode del rifugio Gabriello Barsi e di Tullia Bertolini, il 9 settembre (prima femminile). Loro hanno impiegato una quindicina di ore.

Salutati da tutti (lì l’ambiente è davvero simpatico), partiamo. Ci leghiamo a 10 metri da terra e io parto per il primo tiro, che ha un passaggio di V. Poi va avanti Gianni e inizia l’artificiale, un chiodo via l’altro. Io poi lo raggiungo. La scalata assume un ritmo veloce, riparto io per il terzo tiro che, come il quarto, il quinto e il sesto, sono completamente in artificiale (A1 e AE). Così arriviamo sulla “cengia”. Da qui riparto io, dopo aver lasciato le firme sul foglio in un vasetto rosso. Vado su per un diedrino, dove occorre salire su un alberello non del tutto solido. Ma poi aggancio il primo chiodo e sono più tranquillo. Qualche metro di libera e arrivo alla sosta, incastrato tra la parete e un bel masso staccato. Gianni prosegue.

Qui l’artificiale è più difficile, ma proseguiamo bene. L’ultimo tiro, il nono, me lo faccio e così esco dalla parete, seguito poco dopo da Gianni. Abbiamo impiegato sette ore. E’ il record!

Il sole, il tanto temuto sole, compare ora. Abbiamo avuto caldo, ma senza il sole abbiamo evitato il peggio. A noi non è successo quello che invece è capitato ai primi salitori, che si sono dovuti fermare per il caldo estremo.

Per una cengetta erbosa usciamo a sinistra e per un gran canalone erboso andiamo verso la vetta, che raggiungiamo alle 15.30. Da lì scendiamo per erba a sud fino al Callare di Matanna; e da lì ancora, sotto un caldo soffocante, torniamo al rifugio. Lì complimenti, alpinisti che chiedono informazioni sulla parete, gente che ci loda. Oggi abbiamo dato notevole spettacolo.

Quando riusciamo a liberarci scendiamo verso Stazzema. E’ presto, ce la prendiamo comoda. Come pacifici turisti, scendiamo un pezzetto con la macchina, poi ci fermiamo a mangiare e a cambiarci. Sereni nell’animo, ci prepariamo alle code di La Spezia e di Nervi.”