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ho scritto che non sono e non voglio essere un punto di riferimento perchè ognuno di noi, io per primo, ha i suoi pregi ma anche molti e forse più difetti. E nella vita, anche se vista l’età c’è tanta esperienza, abbiamo sempre da imparare.
Come ho detto, di principio non ho nulla contro lo spit o fix anche se a me , non piace andare a giro per i monti con il trapano all’imbrago. Anche se nel passato l’ho fatto, sono arrivato a maturare questa mia sega mentale. Se devo piantare uno spit, preferisco farlo con il martello. Direte voi e che differenza c’è? Non lo so…mi viene così, mentre usare il martello mi piace, il trapano no.
A parte questo, Enrico ha ragione sulle vie invernali, almeno quelle classiche, o quelle non del tutto rocciose, il terreno non è verticale o strapiombante, in caso di caduta la sosta non verrebbe molto o completamente interessata perchè si andrebbe di brutto a sbattere o scivolare sulla superficie nevosa o ghiacciata. Inoltre a seconda delle condizioni gli ancoraggi, comprese le soste non sempre saranno visibili, ma spesso e volentieri verranno ricoperti dalla neve o dal ghiaccio , risultando quindi introvabili. Da qui la necessità sul momento di riattrezzarne di nuovi.
E questo è l’aspetto puramente tecnico. Poi c’è l’aspetto “sega mentale” ossia etico. Parola molto difficile e contestata che ha sempre sollevato grandi polveroni. C’è chi dice che l’etica è una barzelletta e ognuno ha la sua.
Io non credo che sia così. Nel senso che “etica” io la posso benissimo sostituire con un sinonimo che è “rispetto”.
Questo vale in arrampicata, in alpinismo ma soprattutto nella vita di tutti i giorni, dove se voglio, come si dovrebbe, rispettare gli altri, mi devo porre dei limiti di comportamento.
Oggi viviamo il momento storico della “società SECURITATE” dove tutto deve essere in sicurezza. Vogliamo fare gli avventurieri, infatti ci sono mille e più agenzie che vendono l’avventura ma in sicurezza.
Ora io dico che alla mia sicurezza ci voglio pensare da me. Che in sicurezza ci devono essere messi i parchi pubblici delle città con le giostrine per i bimbi e le panchine per gli anziani. Ma non la montagna che invece dovrebbe essere lasciata il più possibile insicura, imprevedibile, non pianificata.
Questo non vuol dire che l’ancoraggio per scendere d’inverno dal Contrario deve essere precario, quindi ben venga un ottimo ancoraggio a prova di bomba. Ma non può diventare una pratica sistematica per gli itinerari perchè andrebbe a minare l’impegno psicologico dell’ingaggio che invece è determinante nella pratica dell’alpinismo invernale.
Uso sensato dello spit/fix per permettere una evoluzione tecnica. E’ evidente che lo strumento spit/fix ha aiutato ad andare oltre. Ma questi sono solo strumenti tecnici, quello che ha fatto veramente la differenza , per me , è l’elemento UMANO. Una ulteriore evoluzione dovrebbe sempre passare dall’elemento umano, molti luoghi dove vengono salite vie senza spittare lo dimostrano. Può darsi che la natura ambientale diversa di questi luoghi possa favorire questa crescita con l’ uso di attrezzature diverse e meno impattanti, ma sono convinto che l’aspetto umano sia la vera differenza, il vero salto di qualità.
Quanto alla proposta di Enrico per la manutenzione/restauro delle vie storiche di roccia. Se vogliamo fare un restauro, effettivamente ci sono vie che ne hanno bisogno, il restauro ha senso se si mantiene lo stile della via. Altrimenti non è un restauto ma un cambiamento. Se restauro un quadro, che faccio cambio quello che ha fatto l’autore? Non credo.