Re:Altissimo – Sentiero della libert? ?

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dok
Partecipante

eccomi Enzo, interessante quello che dici: come sai concordo pienamente sulla possibilit? di un passo in tempi di guerra in quell’invaso di stipe e ginestroni [pag.34 ASdL, anche foto] e l’elemento indicativo ? proprio la presenza [attuale] di una macchia di ginestroni [era ben evidente in questo periodo per la fioritura] come da testimonianza di Idea Rustighi:

…se la salita era stata faticosa, la discesa che ci si present? di fronte era molto pericolosa, ghiacciata e lucente nella tenue luce dell’alba. in quella discesa non si poteva camminare, ma bisognava strusciare seduti sul ghiaccio, attaccandoci a delle ginestre lunghe e forti che sbucavano fuori e che ci tagliavano i guanti gi? malridotti, facendoci sanguinare le mani. Anche le gambe, le cosce e il sedere venivano graffiate profondamente da queste ginestre taglienti…

quello che non sapevo ? che un passo l? dentro fosse in uso [CAI Prato] anche in tempi cos? recenti, forse una continuit? con passi precedenti?

il tracciato che ho suggerito a pag.95 ? secondo me il migliore [una volta ripulito] sotto tutti gli aspetti in quell’area, ma evidentemente non ? quello cui si riferiscono anche altre testimonianze della discesa dal Passo, cui calzerebbe a pennello l’appellativo di <Grattaculo>, insomma non doveva essere cos? elegante e tantomeno ergonomico, un prezzo da pagare per la protezione dalle traiettorie di tiro:

[Guerra sulle Apuane, pag. 56]

Arrivati al Passo trovammo che la visibilit? era molto scarsa e cominciammo la discesa quasi seduti, aiutandoci con le mani e i piedi per il lungo, scosceso sentiero che, attraverso il Monte Altissimo, conduce al paese di Azzano.
Era buio, un buio profondo non rischiarato da alcuna luminosit?, non la luna, non le stelle. La notte era di un nero intensissimo al punto che era impossibile distinguere alcuna traccia del sentiero e nemmeno vedere il compagno che ci precedeva e camminava immediatamente avanti a noi.
Ci si vedeva talmente poco che per far aiutare da Alessandro Tonazzini, pratico dei luoghi, mio fratello Renato giovanissimo ed inesperto, dovetti suggerirgli di fare attenzione, per non perderlo in quella profonda oscurit?, alla mancanza dei pantaloni che mio fratello aveva perduti strusciando sulla nuda roccia. Cosicch? in quella notte buia appariva scoperto il suo bianco didietro e questa era l’unica cosa visibile di mio fratello.

[Renato Putamorsi, Passaggio del fronte e rientro, in Atti del convegno della Lunigiana, pag. 220]

[…] Le difficolt? maggiori le incontrammo nella ripida discesa ghiacciata, fummo costretti a tenerci per mano per trattenere chi scivolasse sul ghiaccio. Le donne in particolare procedevano in modo penoso ed erano costantemente aiutate; ciononostante, quando la discesa fu terminata, i loro vestiti nella parte posteriore non esistevano pi? e mostravano le carni sanguinanti per le ferite.

anche Pietro accenna nello scritto del Miniati alla difficolt? del valico:

[Ezio Miniati, Massa sulla linea gotica, testimonianza di Pietro, pag, 105]

Subito dopo il passo inoltre, nella immediata ed impervia discesa verso le cave e le ca’ di Rho a causa dell’esile striscia di sentiero si dovr? procedere per oltre sessanta metri con le braccia e le mani attaccate alla roccia a tastoni, adagio adagio onde evitare facili cadute.
Il sentiero infatti proprio in quel tratto diventa talmente sottile che ? un vero gioco di equilibrio passarvi sopra.

arrivando alle questioni toponomastiche, mi chiedo perch? in presenza di una tradizione toponomastica vivente non ci possa/debba appoggiare a quella per verificare e se del caso rettificare le voci della CTR o altre mappe attuali?
a) Fosso Griffaia: da dove salta fuori? [vedi l’approfondimento dok/Bergame sul topic Cave e Lizze Storiche]…e poi va a <confondere le acque> del Canal dal Prado, mentre a quanto pare corrisponderebbe al locale <Canale dei Macelli o del Macello>: da verificare.
b) Agheti: dovrebbe venire da Aguti, nome locale anche presente nel catasto lorenese. ma la localizzazione non dovrebbe essere quella della CTR, perch? come faceva notare Bergame nel topic CLS, la localizzazione lorenese ? in corrispondenza degli Uncini. e credo che Uncini [Ancini] e Aguti siano sinonimi anche localmente: da verificare.
c) Passo dell’Orso: da dove salta fuori? non risulta da nessuna mappa. pure <Foce dell’Orsone> non c’? su nessuna mappa, ma il suo uso ? consolidato localmente e identifica univocamente il passo del Vaso Tondo. a quel che mi risulta la foce sovrastante la cava della Tela non ha un nome locale e passo dell’Orso non s’? mai sentito dire: anche a proporlo come nuovo nome poi va a finire che di orsi ce n’? anche troppi sull’Altissimo…e quando mai? da cestinare direi.

e a ultimo riporto integralmente, per l’interesse e i dettagli, la parte della testimonianza di Renato Putamorsi relativa al passaggio del fronte: ma di che valico parla?
ciao
Luca

[Renato Putamorsi, Passaggio del fronte e rientro, in Atti del convegno della Lunigiana, pagg. 219-222]

[primi di febbraio 1945]
[…] Il giorno seguente, attraversate le pendici del Sagro, scendemmo a Forno e risalimmo ad Antona. Il paese, presidiato dai partigiani del gruppo Patrioti Apuani comandati da Pietro Del Giudice, costituiva la base di organizzazione e di partenza per l’attraversamento del fronte tra il monte Altissimo e il Carchio.
Quasi tutte le sere colonne di una cinquantina di persone partivano con la scorta dei partigiani. Erano uomini, donne, bambini che raggiungevano nell’Italia liberata famigliari o parenti, prigionieri evasi dai campi di prigionia, elementi della resistenza in missione presso il Comando alleato o le Autorit? del Governo Italiano.
Per trasportare i bambini venivano pagati portatori del luogo che li prendevano in spalla dentro zaini o sacchi. Partimmo, sull’imbrunire, per un sentiero, prima in leggera salita poi sempre pi? ripido, quasi formato esclusivamente da gradini, poi ricoperto da neve ghiacciata. La colonna saliva sempre pi? lentamente concedendosi sovente soste. La scorta raccomandava il silenzio, specialmente dei bambini, dovendo passare vicino alle postazioni tedesche. Giunti sullo spartiacque, per un tratto il sentiero era appena accennato e scavato in un roccione a strapiombo. Le difficolt? maggiori le incontrammo nella ripida discesa ghiacciata, fummo costretti a tenerci per mano per trattenere chi scivolasse sul ghiaccio. Le donne in particolare procedevano in modo penoso ed erano costantemente aiutate; ciononostante, quando la discesa fu terminata, i loro vestiti nella parte posteriore non esistevano pi? e mostravano le carni sanguinanti per le ferite.
Poco prima dell’alba raggiungemmo il posto di guardia delle truppe alleate in una capanna fra i castagni ad Azzano di Seravezza. […]

[…] Poi un mattino all’alba fummo portati ad Azzano, un paesino situato sui primi contrafforti delle Alpi Apuane sulla linea del fronte, ed iniziammo la scalata del monte Altissimo. Detta linea si poteva attraversare in una sella fra il Carchio e l’Altissimo. Era la stessa strada che avevo percorso, di notte, alcuni giorni prima in senso contrario.
Appena iniziata la salita si present? alla nostra vista un triste spettacolo. In mezzo al greto di un torrente, trascinatovi dalle acque, giaceva il corpo nudo e tumefatto di una giovane donna con le gambe penzolanti, le braccia allargate come in croce, i capelli sciolti mossi dal vento e lo sguardo rivolto al cielo quasi a invocare piet?. Seppi poi che si trattava di una partigiana emiliana uccisa dai tedeschi mentre attraversava il fronte per una missione.
Lungo la salita notammo anche le carogne in via di decomposizione di numerose pecore che un pastore aveva tentato di portare oltre le linee ed, intorno, quel caratteristico, dolciastro odore di morte.
A met? salita i tedeschi ci avvistarono e ci fermarono negli anfratti delle rocce sotto una pioggia di cannonate. Per nostra fortuna una fitta nebbia cal? ben presto dalle cime dell’Altissimo e ci nascose. Riprendemmo subito la salita ed attraversammo le linee senza subire alcun danno. A mezzogiorno eravamo ad Antona con Pietro, comandante del gruppo Apuano.