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a pag.93 ASdL ho accennato al fatto che a quel punto, come nella rivoluzione copernicana, non girava pi? tutto intorno alla Foce Capraia [alias passo del Pitone], ma si era arrivati a una spiegazione per cui ciascuno dei tre passi successivamente tenuti aperti dalla Resistenza ha una storia e importanza specifiche, attorno a cui orbitano epoche ed eventi che vanno individuati e differenziati: come non ? corretto chiamare tutti indifferentemente passi o sentieri della libert?, cos? pure non ? corretto accentrare tutto in un solo Passo del Fronte per antonomasia.
se il passo del Pitone [Foce Capraia, passo della Focoraccia] domina la scena in contemporanea e dopo quello della Cardella fino ai primi del dicembre ’44, e ad esso ? associata la memoria dell’episodio Marchini, a quello della Greppia vanno associati il passaggio delle formazioni del 2 dicembre, e a quanto pare il successivo transito relativo alla fase di riorganizzazione partigiana e all’istituzione a partire dal febbraio della Via della Libert?.
viene cos? a cadere quello che chiamerei un <luogo comune>, basato sull’impropria associazione Foce Capraia-Via della Libert?.
come si ? detto non si vuole mettere in dubbio il fatto che un gran numero di persone [e forse anche la parte pi? consistente] pass? di l? nell’impresa di attraversare le linee: ma solo rimarcare che, se per Via della Libert? va propriamente inteso il modulo organizzativo del passaggio del fronte concretizzatosi nei primi di febbraio sotto la supervisione del comandante Vinci, allora l’associazione corretta ? passo della Greppia-Via della Libert?.
questa associazione risulta essere, diversamente da come si credeva, comprovata pi? che a sufficienza dalla ricerca storica, dai documenti e dalle testimonianze, tanto che, come suggerivo provocatoriamente in quello stesso post, ? piuttosto quella Foce Capraia-Via della Libert? a dover essere verificata e legittimata con altrettanta forza almeno.
ricordo che nel topic il pi? <importante> tentativo di legittimazione in questo senso fu quello tentato dall’inossidabile trio con la <bomba> a pag.58, bomba che era destinata inevitabilmente a scoppiargli in mano, per un peccato di omissione mica da poco:
Premessa
Lo sviluppo di ulteriori imformazioni effettuate,hanno portato ad una conclusione che non lascera’ ombra di dubbio,nel proseguo delle future ricerche.Tale conclusioni porteranno discordanze,tra i componenti del gruppo "via della liberta’"
Ringraziamenti
Si ringraziano tutti i componenti del gruppo,(nessuno escluso)per le imformazioni e i dati inerenti alla composizione del topic,in particolare il mio socio Fabbri,che con l’ultima sua ricerca "il libro di Vinci Nicodemi" c/o l’A.N.P.I. di Massa,ha finalmente risolto l’enigma del passo del Pitone,creando un corridoio per il proseguo delle ricerche nel versante Azzanese.
testi originali dal libro "Guerra sulle Apuane"di Vinci Nicodemi e Giuseppe Lenzetti edizioni A.N.P.I. Massa
All?inizio si passava dal Cinquale,dall’Aurelia e dalla Fortezza,poi da Venturello,dal Carchio e dalla Cardella,ma,poco alla volta.con il completamento dello schieramento delle truppe tedesche e fasciste,ogni valico veniva chiuso.
Resto’ aperto soltanto un punto dal quale si poteva cercare di passare.
Un punto nel quale per la SUDDIVISIONE dei compiti tra tedeschi e fascisti nella difesa della "Linea Gotica"era rimasta una FALLA,un luogo non ASSEGNATO ad uno dei schieramenti: IL PASSO DEL PITONE.
Era uno scosceso sentiero di montagna adatto piu’ ad essere percorso da alpinisti che da gente normale;che doveva essere percorso di notte ed in silenzio perche esposto al fuoco delle truppe fasciste del Battaglione Intra della Monte Rosa.
pag.97/98 […][quote]beh non potrei essere pi? d’accordo di cos?…il libro l’ho letto anni fa ed ? stato quello che ha dato il mio incipit alla ricerca di questi percorsi proprio in base al pezzo di testo che hai riportato. se la fonte fosse attendibile al 100% forse saremmo arrivati a capo della cosa…voi che ne dite?
Guido
[/quote]
la particella omessa in coda alla citazione del testo <originale>, che riporto qui integralmente…
[Guerra sulle Apuane, pag. 98]
Era uno scosceso sentiero di montagna adatto pi? ad essere percorso da alpinisti che da gente normale: che doveva essere percorso di notte ed in silenzio perch? esposto al fuoco delle truppe fasciste del Battaglione Intra della Monte Rosa posizionato in alto sopra quel sentiero (foto); che le milizie fasciste, sapendo che da quel passo fuggivano dei cittadini, periodicamente minavano per impedire il passaggio.
…? infatti proprio il dato chiave che permette, con una piccola caccia al tesoro, di trovare nel libro un riferimento certo per il <passo del Pitone> di Vinci Nicodemi: la posizione relativa delle truppe della Monterosa rispetto a quel passo.
[Guerra sulle Apuane, pag. 70]
I varchi usati per il passaggio durante i lunghi mesi della Linea Gotica e dell’occupazione Nazi-fascista, erano stati numerosi, ma a quel punto l’unico valico aperto, sempre molto pericoloso da attraversare, era rimasto il "Passo del Pitone", dove a poca distanza e un po’ pi? in alto, aveva preso posizione un gruppo di Alpini della Monte Rosa, il battaglione Intra, per respingere gli Alleati in caso di una loro avanzata da Arni. Si tenga presente che il passo, nel versante massese, era stato minato fino ai primi castagni di Campiglia.
e ancora:
[Guerra sulle Apuane, pag. 56]
Prima di arrivare al Passo del Pitone mi fermai per far cenno ad ognuno che da l? in avanti bisognava tacere assolutamente perch? stavamo per passare a poche decine di metri dalle truppe nazi-fasciste che avrebbero potuto individuarci e spararci.
Arrivati al Passo trovammo che la visibilit? era molto scarsa e cominciammo la discesa quasi seduti, aiutandoci con le mani e con i piedi per il lungo, scosceso sentiero che, attraverso il Monte Altissimo, conduce al paese di Azzano.
ribadendo il concetto esposto nel post precedente sempre a pag.93: prossimit? delle truppe della Monterosa posizionate a poche decine di metri di distanza in alto [Uncini] sopra il passo: non vedo di che altro si pu? parlare qui se non del passo al Pizzo del Tabarrani…perch? dalla Foce Capraia alla posizione della Monterosa ci sar? anche un chilometro, altro che qualche decina di metri: per questo non si vede come i nostri siano potuti arrivare a quelle conclusioni.
un riferimento altrettanto esplicito alla posizione relativa del passo viene da una testimonianza di Lido Galletto:
[Lido Galletto, A coloro che…perch? conoscano, pag. 33]
[17 dicembre]
[…] Arriviamo ad Antona, da dove una guida ci porter? sull’Altissimo prima dell’alba, per poi discendere il versante versiliese nelle terre di nessuno. […]
Ad Antona si forma un piccolo gruppo a cui ci aggreghiamo, per seguire la strada su sentieri conosciuti, lambendo postazioni della Divisione Alpina ?Monterosa? della R.S.I in silenzio. Quando la guida ci lascia sul passo, albeggia. Lontano si distende la costa versiliese illuminata. Scendiamo velocemente su sentieri ghiacciati nel fondovalle.
si noti che il suo passaggio ? avvenuto quasi in contemporanea al terzo di Nardo Dunchi, e comprova che a quella data il modulo organizzativo della Via della Libert? non era ancora in uso, a differenza di quello di Renato Putamorsi dei primi di febbraio ’45.
e a guardar bene c’? secondo me, in Guerra sulle Apuane capitolo Marchini, un altro indizio sul fatto che il passaggio in uso era gi? quello al Pizzo del Tabarrani:
[Guerra sulle Apuane, pag. 61-62]
Da Forte dei Marmi fummo trasportati con dei camion fino nei pressi di Azzano. Ad Azzano fummo trattenuti dagli Americani che, senza darci alcuna spiegazione, ci impedirono, trattenendoci, di passare il fronte con la luce del giorno come noi avremmo desiderato fare. Gli Alleati avevano notato un insolito movimento sui crinali del Monte Altissimo, occupati dalle truppe nazi-fasciste; si erano preoccupati delle nostre sorti e ci avevano fermato cos? a lungo per farci passare di notte.
Quello che gli Americani non sapevano (e che era la vera causa del movimento delle truppe nazi-fasciste) era una soffiata pervenuta al Comando Tedesco. Questa spiata dava per certo il passaggio del fronte, in quel giorno, del Comandante dei Patrioti Apuani cio? di Pietro partito da Firenze nella mattinata.
Fummo cos? obbligati ad attendere il buio per iniziare il nostro passaggio del fronte attraverso il Passo del Pitone. Passare il fronte di notte per noi era una cosa normale ed abituale in quanto le nostre guide conoscevano il percorso palmo per palmo e noi, dopo il lungo periodo trascorso in montagna, eravamo diventati dei provetti alpinisti. Diversamente dalle altre, questa volta, io, tutto il tempo che siamo stati trattenuti al Azzano, ho sentito dentro di me il desiderio di partire con la luce del giorno perch?, mi dicevo, con la luce, su quei terreni accidentati e pieni di grotte, in caso di attacchi nemici ci si sarebbe potuti difendere molto meglio che nel buio. Non mi era venuto alla mente il pericolo delle mine perch? da molto tempo le mine non erano pi? state utilizzate per impedire il passaggio dai vari valichi. Ero come spinto da un oscuro presentimento di cose che avrebbero potuto minacciarci stando fermi ed attendendo senza far nulla.
Era il 15 dicembre la notte scese rapidamente e verso le ore 17 ci avviammo nel buio. In conseguenza dei movimenti che erano stati notati sul monte durante la giornata ci muovemmo con molta maggior cautela delle altre volte. Non volevamo provocare cadute di massi o scivoloni o rumori che avrebbero potuto allertare le forze nemiche che, anche se nel buio pi? profondo nel quale noi eravamo avvolti, avrebbero potuto sparare con le mitragliatrici verso i luoghi ove sapevano che passava il sentiero del Pitone.
Vinci parla qui di terreni accidentati e pieni di grotte, atti a favorire tatticamente un passaggio in pieno giorno, e la notazione mi porta inevitabilmente a pensare al Canal dal Prado [Greppia], sulla linea delle Grotte di Cel? e a ridosso delle pareti dell’Altissimo: quello era il percorso in uso, e probabilmente, come da testimonianza del Gildo Della Bianchina, quella volta l’obiettivo fu spostato [Foce Capraia], in conseguenza delle preoccupazioni per il movimento notato in giornata sul crinale dell’Altissimo.
riporto infine un’altra testimonianza tratta dagli Atti del convegno della Lunigiana:
[Daniele Bucchioni, Il passaggio dei civili, delle missioni e dei prigionieri attraverso la linea gotica, testimonianza di Fausto Vignudelli, pagg. 150-151]
[dicembre 1944]
[…] Ripartimmo la notte successiva, e superato l’abitato di Monzone, salimmo alla frazione di Vinca. Qui facemmo tappa, mentre io, anche in base alle direttive ed alle notizie fornitemi alla partenza, valutavo il successivo itinerario da seguire.
Le difficolt? che ci si presentavano erano enormi.
Salire in alto, lungo le creste, significava affrontare le insidie di un terreno impervio; superare crepacci profondi mascherati dalla neve; attraversare burroni e perdersi nella tormenta senza possibilit? di soccorso in caso di incidenti.
Scendere in basso facilitava le sorprese da parte tedesca. Decisi quindi di seguire la via mediana, che presentava minori difficolt? per quegli uomini gi? tanto provati dalla fatica e dalle privazioni.
Il giorno 23 sostammo al Forno di Massa. Proseguimmo risalendo verso Monte Altissimo e nella notte sul 25 scendevamo lungo i costoni orientali. Percorrevamo un sentiero ghiacciato e battuto dal vento e procedevamo con estrema fatica. La temperatura era polare: nevischio e ghiaccioli colpivano i nostri volti come proiettili. Sotto di noi c’era solo buio e burroni senza fondo. […]
Verso le 05 incappammo nel fuoco che le artiglierie americane e quelle tedesche si scambiavano. Ci riparammo sotto le rocce in attesa che il fuoco cessasse. Sentivamo che ormai la meta era vicina.
Scendemmo a valle con estrema cautela cercando di evitare le postazioni tedesche, e cademmo al centro di una batteria americana!
Era il giorno di Natale e fu per noi una doppia festa!
ciao
Luca