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dok.
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AutorePost
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13 Febbraio 2013 alle 11:06 #16904
Anonimo
Ospitedok ha ragione, non ho testimoni da esibire, non ho assi nella manica n? armi segrete. Solo le gambe per ravanare e le dita per i battibecchi digitali. Mi sono appassionato all’argomento perch? ho scoperto un territorio ricco di luoghi selvaggi e di storie ineterssanti. Oltre a vagabondaggi nella natura questo topic mi ha permesso di effettuare belle escursioni nella storia e nell’anima.
Non ho niente da nascondere e niente di cui vergognarmi. Le mie fonti sono tutte e solo quelle che ho citato nei miei interventi. Le mie argomentazioni si basano sulle mie esplorazioni, sui contributi pubblicati da altri, e su qualche libro acquistato dopo l’avvio della discussione. Quindi , a parte le tracce trovate sul terreno, tutto il resto ? effettivamente "roba riciclata".
Se le mie congetture sono in contrasto con la tradizione e con tutta la letteratura esistente non insisto. Quello che avevo da dire ? venuto fuori cercando di far combaciare alcune tracce trovate sul terreno con alcune testimonianze che mi sembravano pertinenti ed importanti. In tutti miei contributi ho cercato sempre la massima chiarezza un po’ perch? ci tenevo a farmi capire ma soprattutto perch? la linearit? nell’esposizione ? per me sinonimo di chiarezza nelle idee. Non sempre ci sono riuscito. Me ne scuso, ma di una cosa sono sicuro: che tutto quel che avevo da dire l’ho detto, non ho mai nascosto niente e neppure ho fatto creder di saperne pi? di quello che avevo scritto.
Se le argomentazioni che ho usato fin qui sono risultate insufficienti a provare la mia tesi , beh mi spiace aver speso del tempo inutilmente ma soprattutto averlo fatto spendere ad altri. Credo per? che la discussione sia stata comunque utile a qualcuno.
Non ho altri argomenti da opporre. Ho ancora parecchio da leggere e se mai venisse fuori qualcosa di nuovo mi far? di nuovo vivo. Per il momento non intendo insistere oltre nelle mie tesi ? ubi maior … ;)
14 Febbraio 2013 alle 02:11 #16908Marco di AS
PartecipanteSe la tesi di dok ? giusta, torna quello che scrissi alle pagine 12 e 13. Ci sono tante cose che devo rimettere a fuoco e conto di farlo. Ma se arriviamo a riconoscere il Pitone della Resistenza come il Pizzo del Tabarrani, al Passo della Greppia, significa che l’ufficializzazione del sentiero degli Agheti in pratica coinciderebbe anche con quella della Via della Libert?. Il che mi farebbe giungere alla conclusione che, complice bene o male l’Henraux, finiamo per prendere due piccioni con una fava… :laugh:
Comunque scusate se insisto: che ci si potrebbe rivedere da qualche parte per riparlare un po’ di tutto e magari anche delle ipotesi editoriali? Premetto che non avenzo nessuna pretesa in tal senso; credo che l’onore (e l’onere!) debba spettare a Luca, ma se possiamo dare tutti qualche parere forse non sar? del tutto da buttar via. O no? ;)
Marco
14 Febbraio 2013 alle 04:44 #16910dok
PartecipanteMarco ha scritto:
La tua ricostruzione ? senz’altro logica, cos? a naso mi sembra la pi? logica ma non spazza via tutti i dubbi.
…e allora tiriamoli fuori ‘sti dubbi, vediamo se si pu? far qualcosa, o mae, e se il quadro regge…
intanto provo a chiarire quello di Bergame riguardo alla riduzione a due dei valichi alti, operata sullo schema del Federigi, visto che la mia spiegazione precedente non gli ? parsa soddisfacente. e in fondo non ha tutti i torti: quella ? una mia spiegazione, forse per spiegare il Federigi torna meglio far parlare il Federigi:L’episodio dell’ex carabiniere Marchini ? avvenuto nella zona di quello che ?, probabilmente, il varco nella Linea pi? transitato e, certamente oggi il pi? celebrato tra quelli dei territori da noi presi in considerazione. (…) ed ? noto, per lo pi?, col nome di Focoraccia. [pag.182]
qual’? <il varco nella Linea certamente oggi il pi? celebrato>? ? quello <noto, per lo pi?, col nome di Focoraccia>, di cui il Federigi pubblica in quella stessa pagina una foto con la didascalia: <L’impervia zona del valico della Focoraccia>:
…che per un zanese ? la Foce Capraia e per un montignosino il passo del Pitone.
ora, il fatto che il Federigi dica espressamente, e ribadisca con una bella foto, che proprio quello, noto per lo pi? come varco o valico della Focoraccia, <?, probabilmente, il varco nella Linea pi? transitato e, certamente oggi il pi? celebrato> della zona, non mi pare lasci dubbi sul fatto che l? ? il passo del Pitone, come lo chiama dopo.
perch?, dei due passi che il Federigi dice transitati, di l? si scende in Campiglia, mentre da quello pi? alto [passo dei Gaglini] si scende a Tecchia: insomma anche qui va fatta una scelta tra i due passi che scendono in Campiglia [pitone della tradizione o pitone di mezzo] e ci sono gi? anche troppi elementi sul piatto della bilancia che orientano inequivocabilmente la scelta verso il pitone della tradizione.insomma il passo del Pitone dello schema Federigi non ?, come si ? ritenuto finora un passo ulteriore al passo Focoraccia [Foce Capraia], ma sono <in pratica> la stessa cosa.
come dicevo, verosimilmente intendeva la foce e la parete della Focoraccia come riferimenti geografici inequivocabili del passo del Pitone: questo spiegherebbe anche, nello schema Federigi, una <sezione valichi> distinta da una <sezione riferimenti geografici>.un ulteriore conferma indiretta la pu? senz’altro dare un altro passo di <Versilia Linea Gotica>, nella pagina precedente, in riferimento al’episodio Marchini:
15 dicembre. Una pattuglia partigiana che sta rientrando in territorio massese dalla Versilia, viene attaccata dai tedeschi mentre transita fra il Passo del Pitone e il Carchio (…) [pag.181]
a prescindere dalla zona in cui si ritiene sia avvenuto il fatto [cos? abbiamo anche un’altra versione: meglio poche idee..ma confuse…eh eh!], ? pi? che ragionevole pensare che si riferisca a un punto tra il cippo [passo del Pitone alias Focoraccia alias Foce Capraia] e il Carchio, mentre non avrebbe senso usare come riferimenti il <pitone di mezzo> e il Carchio, quando c’? il riferimento intermedio adeguato, e questo il Federigi non lo chiama <passo della Focoraccia>, ma <passo del Pitone>.
occhei, Bergame?
ciao
Luca14 Febbraio 2013 alle 04:51 #16911dok
PartecipanteBergame ha scritto:
dok ha ragione, non ho testimoni da esibire, non ho assi nella manica n? armi segrete. Solo le gambe per ravanare e le dita per i battibecchi digitali. Mi sono appassionato all’argomento perch? ho scoperto un territorio ricco di luoghi selvaggi e di storie ineterssanti. Oltre a vagabondaggi nella natura questo topic mi ha permesso di effettuare belle escursioni nella storia e nell’anima.
Non ho niente da nascondere e niente di cui vergognarmi. Le mie fonti sono tutte e solo quelle che ho citato nei miei interventi. Le mie argomentazioni si basano sulle mie esplorazioni, sui contributi pubblicati da altri, e su qualche libro acquistato dopo l’avvio della discussione. Quindi , a parte le tracce trovate sul terreno, tutto il resto ? effettivamente "roba riciclata".
Se le mie congetture sono in contrasto con la tradizione e con tutta la letteratura esistente non insisto. Quello che avevo da dire ? venuto fuori cercando di far combaciare alcune tracce trovate sul terreno con alcune testimonianze che mi sembravano pertinenti ed importanti. In tutti miei contributi ho cercato sempre la massima chiarezza un po’ perch? ci tenevo a farmi capire ma soprattutto perch? la linearit? nell’esposizione ? per me sinonimo di chiarezza nelle idee. Non sempre ci sono riuscito. Me ne scuso, ma di una cosa sono sicuro: che tutto quel che avevo da dire l’ho detto, non ho mai nascosto niente e neppure ho fatto creder di saperne pi? di quello che avevo scritto.
Se le argomentazioni che ho usato fin qui sono risultate insufficienti a provare la mia tesi , beh mi spiace aver speso del tempo inutilmente ma soprattutto averlo fatto spendere ad altri. Credo per? che la discussione sia stata comunque utile a qualcuno.
Non ho altri argomenti da opporre. Ho ancora parecchio da leggere e se mai venisse fuori qualcosa di nuovo mi far? di nuovo vivo. Per il momento non intendo insistere oltre nelle mie tesi ? ubi maior …
Marco ha scritto:
Comunque scusate se insisto: che ci si potrebbe rivedere da qualche parte per riparlare un po’ di tutto e magari anche delle ipotesi editoriali? Premetto che non avenzo nessuna pretesa in tal senso; credo che l’onore (e l’onere!) debba spettare a Luca, ma se possiamo dare tutti qualche parere forse non sar? del tutto da buttar via. O no?
o Bergame, ti rispondo con pi? calma…eccomi qua, Bergame, e gi? che ci sono rispondo anche a Marco, sovrascrivendo il poste 99 per poter chiudere tondo con 100, se il dibattito ? finito qui, e dibattermela anch’io a gambe levate.
o Marco, e se Bergame mi pare che abbi fuso, io di certo ho strafuso: per cui da me occhei a un incontro, ma attorno a una bella pizza (offerta da Pisanino, dico bene?) e a un barilotto di ponci, giusto per smaltire un attimino la <sbornia di intellettualit?> specie di quest’ultima fase del dibattito, che sarebbe meglio chiamare bi-battito, dato che ci avete lasciati soli a scannarci con tutte le armi della dialettica e della retorica digitali.
e se siamo veramente arrivati a un risultato positivo, questo lo si deve in primo luogo al confronto, che ha conosciuto momenti pi? o meno accesi e produttivi, e che ha visto la partecipazione di diverse persone e di persone diverse: la variet? dei contributi ? stata lo stimolo e la ricchezza che attraverso vie erte e tortuose ora sembra abbi portato a qualcosa di buono, per cui, come mi ha detto qualcuno, l’evoluzione c’? stata ed ? stata positiva.
e comunque, se c’? un maestro del confronto, quello per me ? Bergame e, al di la dei battibecchi verbali anche pesi, ho solo da imparare da lui.
una nota per Bergame: leggendo di fretta avevo inteso che gettavi la spugna, invece ora mi pare di avere meglio capito che la convinzione nelle tue tesi ? sempre viva, e cerca solo nuovo e pi? sostanzioso alimento per tornare all’attacco: e mi pare la cosa giusta, perch? ? uno spregio buttare via una tesi solo perch? ? minoritaria e d’opposizione. anche per me la questione del <pitone di mezzo> rimane comunque una <falla nel sistema>, una questione aperta che un mi par vero un giorno venisse chiarita come si deve. ma ? anche evidente che, con questa piccola falla aperta, la barca va avanti bene lo stesso, come ? andata avanti finora, e si arriva ugualmente in porto: il <beneficio del dubbio> non tocca, se non in modo trascurabile, le certezze di fondo, ed ? da quelle che c’? bisogno di ripartire, se si vuole arrivare a qualcosa.
per questo, e non mi pare la prima volta che lo dico, ? importante, pi? che assemblare testimonianze dirette che ormai non ci sono praticamente pi?, cercare di ricostruire quel tessuto di esperienza e di conoscenze, tramite la tradizione orale [chiedere alla gente!] e scritta, quel <senso comune> che solo pu? guidare la ragione astratta e permettere poi di ricostruire un quadro se non fotografico, almento altamente ragionevole e plausibile.
ciao
Luca15 Febbraio 2013 alle 23:07 #16922Marco di AS
PartecipanteBravo Luca, sottoscrivo tutto in pieno… pizza con i ponci compresa! ;)
Comunque rassicurati, non sono tirato indietro dal dibattito, n? ho intenzione di farlo; sto solo passando un momento un po’ troppo impegnativo!
Non so se sbaglio, ma mi pare che i dubbi ancora aperti (quelli cui accennavo) siano proprio quelli relativi all’episodio di Marchini. Possibile che un fatto cos? drammatico non trovi certezze di localizzazione? Questa per me rimane una cosa che non riesco proprio a spiegare…
Spero anche quanto prima di rimetter piede in loco; magari in quell’occasione potremmo davvero vederci per una pizza! :)
Marco
21 Febbraio 2013 alle 06:14 #16952dok
PartecipanteMarco ha scritto:
Non so se sbaglio, ma mi pare che i dubbi ancora aperti (quelli cui accennavo) siano proprio quelli relativi all’episodio di Marchini. Possibile che un fatto cos? drammatico non trovi certezze di localizzazione? Questa per me rimane una cosa che non riesco proprio a spiegare…
…a chi lo dici! e comunque credo che, con quelle sovrapposizioni nell’uso dell’espressione <passo del Pitone> di cui si ? avuto qualche saggio, un po’ tutto quello che ricade nell’ambito del <passo del Pitone> (fatti, testimonianze, statistiche di passaggio) venga attratto nella medesima atmosfera di dubbio e di mistero: l’episodio Marchini in primo luogo.
l’avere posto, secondo i dettami della tradizione, il passo del Pitone come passo della Focoraccia [nord], apre senz’altro il campo delle ipotesi di localizzazione alla zona Granarola-Madielle, da passo Focoraccia sud [q.1107, citato da Emilio Palla] fino al fosso di Campiglia, compreso il Zappello, e cos? tornerebbe anche l’affermazione del Federigi [tra il passo del Pitone e il Carchio].
quel versante, come diceva Diego riguardo a Darola [ho sentito una tesi simile in quel di Montignoso e trova riscontro anche in una nota dell’opuscolo ANPI Sul Sentiero della Libert?], doveva essere molto battuto come accesso ai passi della Cardella-Focoraccia e, per quando riguarda quello della Focoraccia (leggi qui del Pitone), forse anche pi? battuto dell’accesso da Campiglia (alias 188bis).gi?, a proposito dell’equazione tradizionalista Focoraccia=Pitone cito ancora da Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica, 1977:
Altro stupendo paesaggio che fu teatro di drammatiche vicende ? il passo del Pitone o in gergo alpinistico il Passo della Focoraccia (…) per il suo meraviglioso selvaggio aspetto. Paesaggio stupendo, proprio a cavallo fra la provincia di Massa e quella di Lucca (alcuni testi citano questo passo anche nel lontano 1823 ed anche prima in seguito allo sbandamento di alcuni fuoriusciti napoleonici ed inglesi), ma che in realt? erano francesi dell’esercito della Restaurazione. Questo passo ? stato tempo fa meta di un vero pellegrinaggio da parte del Conte Gi? e dei Liberi Patigiani che vi hanno posto anche un cippo marmoreo, a ricordo dei caduti partigiani Marchini e dei suoi compagni. [pag, 98]
ma io voglio spingermi oltre, e tentare una spiegazione forse <cervellotica> e azzardata, ma che poi qualche riscontro lo trova, e anzi direi risulta alla fine anche pi? esplicativa di altre meno audaci. e cos? cercare di spiegare perch? ho l’impressione che il Pitone della Resistenza sia sempre pi? il <Pizzo del Tabarrani>.
premesso che il cippo commemorativo al passo della Focoraccia alias del Pitone, fino a prova contraria, non ? pi? indicativo che il fatto sia successo l? di quanto non lo sia il busto di Amos Paoli che la sua esecuzione sia avvenuta a Riomagno, lasciamo per un attimo la rassicurante tradizione e proviamo a supporre, sulla base dell’opuscolo ANPI, delle mappe del Bertuccelli, e di quanto sembrerebbe indicare Pietro nella ripresa a La Cappella, che il passo del Pitone sia quello che ora siamo soliti chiamare passo della Greppia, mentre quello alla Foce Capraia sia semplicemente il passo della Focoraccia…e proviamo a spiegare in questo modo l’episodio Marchini coi pochi dati che abbiamo tra le mani:
guarda caso il tratto dell’attuale 188 dall’ultimo canale che si incontra fino alla base del Pizzo del Tabarrani sale su erto pendio con stretti tornanti, mentre il successivo tratto dal Pitone alla focetta del passo si fa salendo diretti, pressoch? verticalmente…
…e guarda caso l’ultimo canale sul lungo traversone sotto gli Uncini del 188 prima della duplice salita ? proprio il fosso di Campiglia, o almeno quello che non ci ha fatto specie chiamare cos? finora [e mi sembra pi? che ragionevole] nei nostri tentativi di ricostruzione del Passaggio del Fronte gravitanti attorno al 188bis.
insomma questa altro non ? che la descrizione della Armanini del passo del Pitone [alias Greppia!]:
Il percorso avveniva secondo queste modalit? e tappe: sul far della sera la comitiva partiva dal sentiero che da Antona porta alle Vigne, a Campareccia ed a Porneta (tutte localit? sopra Antona), attraversava a mezza costa lo sperone di Tecchia ed entrava nel castagneto di Campiglia. Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con stretti tornanti, e poi pressoch? verticale sino al Passo del Pitone. Di l? scendeva nella valle del Serra. [pag.329]
si obietter? che l’attacco descritto in questo articolo ? da Campiglia, non da Tecchia, ma abbiamo gi? visto che ? plausibile che fosse cos?, e credo che tutta la selve grossomodo dalla <casa del prete> fino verso il costone di Campiglia si presti bene allo scopo [collegamento col 188].
se poi quel canale lo si chiamasse del Pozzone, o meglio ancora…del Fondone, tornerebbero i conti anche con la descrizione del Bertuccelli.Una pattuglia di partigiani tornando da Viareggio liberata, attraverso il sentiero che conduce da Seravezza, ad Azzano e oltre il territorio di Antona, rimase mortalmente bloccata sul terreno minato precedentamente dalla Monte Rosa. (…) poco prima di giungere a Tecchia di Campiglia, nella zona del Fondone si verific? l’esplosione: rimasero uccisi tre partigiani: (…) altri feriti. Non contenti del grave episodio, i tedeschi attestati sul Carchio cominciarono a sparare.
torna il fatto che ? pi? facile per gli alpini della Monterosa minare l? piuttosto che al passo della Focoraccia o oltre verso Carchio, e non deve stupire il fatto che il fuoco fu aperto dai tedeschi attestati nella zona Carchio, perch?, come si vede dalla foto, dalla cresta della Focoraccia [Zappello] l’area in questione ? perfettamente visibile e suppongo sotto tiro
torna la gi? citata versione di Cipollini:
…arrivati al passo del Pitone, nel canale di Campiglia, erano finiti su un campo minato…
e torna pure la pi? dettagliata descrizione della Maria Del Giudice:
…un micidiale agguato minando gli ultimi stretti tornanti del sentiero che dal Passo del Pitone porta al Fosso di Campiglia. In quella zona il sentiero, alpinisticamente impegnativo, si snoda attraverso un’erba aspra, fatta a ciuffi e oramai ingiallita dalla stagione invernale, il ‘palero’. In mezzo a quell’erba i tedeschi installarono e collegarono tra loro con fili, che attraversavano ripetutamente il sentiero, una serie di mine antiuomo.
La trappola non era stata posta in alto fra i picchi dei passi, dove sarebbe stato facile per i partigiani ed il loro comandante evitarla, ma vicino al Fosso di Campiglia, che rappresentava la linea di demarcazione fra il territorio dei Patrioti Apuani e quello tenuto dai tedeschi…ma non basta, e qui sta il bello di questa spiegazione: la sua capacit? di spiegare il paradosso. e cio? la palese contraddizione tra le tesi del <poco dopo il passo, neanche 100metri sotto il passo> e quelle del <in prossimit? del fosso di Campiglia, negli ultimi stretti tornanti vicino al fosso>, perch? in questo caso le due descrizioni coincidono: infatti il fosso di Campiglia attraversa il 188 proprio all’incirca un centinaio di metri sotto il passo del Pitone
insomma se fosse giusta questa <cervellotica> tesi, che si potrebbe chiamare il <teorema del Pi…ton Greppio>, se ne potrebbe azzardare un altro, il <teorema della quadratura dei passi>, cio? di tre passi farne quattro ma in modo che rimangano tre. che in realt? sembra pi? un gioco di prestigio, ma non ? cos?:
fermo restando lo schema classico dei tre passi, per? chiamati della Cardella[zona Carchio], della Focoraccia[zona Focoraccia] e del Pitone[zona Altissimo], per dirla con le parole della Armanini:
Quando i tedeschi minarono il Passo del Pitone venne messo in funzione un nuovo percorso pi? alto: quello che da Pian della Fioba portava alla Tecchia, dove ora sorge il piccolo sacrario dedicato ai caduti del varco della Linea Gotica, fino al Passo degli Uncini, per poi scendere lungo il fosso delle Greppie [pag.330]
insomma potrebbe essere che, compromesso il 188, perch? minato proprio l’ultimo non aggirabile tratto dal fosso di Campiglia fino al Pitone, venne messo in funzione, magari anche solo in via provvisoria, il 41 [Tecchia-Canal d’Angiola-passo degli Uncini] per poi scendere, attraverso il fosso delle Greppie [alias fossa degli Uncini, alias 33 passo degli Uncini-passo della Greppia], al passo del Pitone da cui valicare?
vale a dire: lo stesso valico [Passo del Pitone], ma un circuito alternativo, e forse provvisorio, per bypassare il tratto minato fosso di Campiglia-Pitone del 188. in effetti la Armanini non parla di un nuovo passo pi? alto, ma di un nuovo percorso pi? alto..? cos? inverosimile questa tesi? certo parlare di Passo degli Uncini in senso proprio [q.1380] suona improbabile, ma forse non ? del tutto da escludersi, anche perch? in fondo l’Armanini ne parla, e per fossa delle Greppie potrebbe proprio intendere la fossa degli Uncini, e anche il Federigi lo include nel suo schema, compreso il collegamento coi <Gaglini>, che coincide con la fossa degli Uncini. in ogni caso rimane il punto critico di un quadro che peraltro mi pare dimolto esplicativo.
se quanto si dice nell’articolo a proposito del passo del Pitone, in particolare i numeri dei passaggi, si riferisce effettivamente non al passo della Focoraccia [Foce Capraia], ma a quello che nella tavola XXVII, come nella topografia e nella divulgazione postbellica, ? chiamato passo della Greppia, allora il <Pizzo del Tabarrani> ? senz’altro il Pitone della Resistenza, e di l? ? passata la <Via della Libert?> nella sua forma organizzativa pi? compiuta: quest’ultima affermazione, e anche la precedente ma in senso iconografico e non statistico, rimarrebbero in piedi anche se la mia tesi si rivelasse campata in aria, e il Passo del Pitone fosse in realt?, in conformit? con la tradizione, il passo della Focoraccia [Foce Capraia].
chiudo, cos? come ho aperto, citando il Miniati: quell’enigmatico passo dove dice, a proposito del Passo del Fronte…Certo il vero passo sta pi? in alto e veniva usato proprio nei casi che vedeva l’altro pi? basso chiuso o dai tedeschi o dalle intemperie. [pag.102]
…ma che vorr? dire?
ciao
Luca25 Febbraio 2013 alle 23:32 #16964Marco di AS
PartecipanteCiao e… scusate il ritardo. Direi proprio, Luca, che mi convincono diverse cose, a cominciare dalla vicinanza della Monterosa. E non ho dubbi sulla possibilit? di raggiungere il 188 da Campiglia, provenendo dal Colle della Bianchina senza passare da Tecchia. Avevo anche dato un’occhiata sopra la Casa del Prete, ripromettendomi di riprovarci.
Quello che mi torna meno sono i tornantini: cos? a memoria, nonostante l’abbia percorso l’ultima volta meno di un anno fa, non mi pare che il 188 nel tratto che dici sia cos? caratterizzato, almeno non cos? tanto da indurre a quella descrizione, ma pu? darsi che mi sbagli.
Mi piacerebbe per? sentire anche il parere degli altri, massesi o versiliesi che siano…
o che siete tutti morti???? :laugh: :P ;)
Marco
27 Febbraio 2013 alle 04:44 #16973dok
PartecipanteMarco ha scritto:
Quello che mi torna meno sono i tornantini: cos? a memoria, nonostante l’abbia percorso l’ultima volta meno di un anno fa, non mi pare che il 188 nel tratto che dici sia cos? caratterizzato, almeno non cos? tanto da indurre a quella descrizione, ma pu? darsi che mi sbagli.
o mae…sempre che la memoria un m’inganni, i tornanti ci sono eccome, e d’altra parte come potrebbero non esserci su di una rampa che a montarci addiritto mi si impiglia la barba nel paleo che ho di fronte?
piuttosto, secondo me, vanno riviste le tue aspettative: se ci fai caso io non ho mai usato l’espressione <tornantini>, semplicemente perch? la Armanini e la Maria del Giudice non la usano nelle loro descrizioni, dove dicono invece <stretti tornanti>. sembra una bischerata, ma ? un dettaglio che pu? essere fuorviante: a me l’espressione <tornantini> suggerisce l’idea di un percorso fatto di brevi curve, pressoch? rettiineo ma diciamo dall'<andamento vagamente zigzagante>, per rendere l’idea quello segnalato da Bergame nella sua ultima esplorazione a pag.87…il che mi d? l’impressione che questa idea sia condivisa da Bergame e anche da te, dal momento che non hai avuto nulla da ridire in quell’occasione.
ho fatto una ricerca a ritroso nel topic e ho visto che l’espressione <tornantini> l’hai lanciata te nel post a pag.52 e poi l’avete portata avanti te e Bergame…perseverando nell’errore, e inducendo altri in tentazione, eh eh!invece l’espressione <stretti tornanti> mi d? piuttosto l’idea di un percorso che deve snodarsi su di un erto pendio e che lo fa con tornanti anche ampi all’occorrenza [diciamo pure <tornantoni>], ma a stretto raggio di curvatura: ? solo questo che denota gli stretti tornanti, a prescindere dal fatto che siano tornantini, tornantoni o tornantetti.
quanto al numero necessario per caratterizzare quel tratto di salita, sarebbero sufficienti due per fare il plurale, e almeno tre per avere il plurale: <gli ultimi stretti tornanti>, dal momento che se fossero in tutto due avremmo solo un <ultimo stretto tornante>. tutto qui, molto prosaica come realt?: non credo sia necessario un megatracciato da slalom gigante, per caratterizzare quel tratto secondo la descrizione della Armanini [e della Maria Del Giudice].finezze a parte, mi fa piacere e che tu abbia espresso un opinione in merito [gi?, a quanto pare sono finiti i tempi degli scontri apocalittici e dei cori d’angeli…eh eh! bei mi’ tempi…] e che la tua opinione sia complessivamente favorevole a quella identificazione del <Pitone della Resistenza>, in fondo tutt’altro che <cervellotica> e se ci pensi neppure cos? in conflitto con la <tradizione> come l’ho dipinta. in effetti pi? che una vera e propria Tradizione vedo emergere, nel corso della ricerca, almeno due filoni di tradizione: una storico-celebrativa, che si ? contaminata tra l’altro con quell'<incasinamento toponomastico> con cui abbiamo avuto a che fare finora, e una direi semplicemente partigiana, dal momento che le fonti su cui poggia sono proprio quelle: e chiss? perch?, ma a me torna l’idea che i partigiani chiamassero Passo del Pitone quello al Pizzo del Tabarrani, senza alcun interesse per la topografia ufficiale o la toponomastica locale o per il catasto lorenese…ma semplicemente perch? appresso al Passo del Fronte ci stava questo grosso pietrone solitario che lo denotava in modo…diciamo pure …inequivocabile?
ciao
Luca7 Marzo 2013 alle 05:48 #17040dok
Partecipanteo Marco, a proposito di tradizione citavo il Miniati per <l’equazione tradizionalista Focoraccia=Pitone>, ma a rileggerlo ora mi pare che si possano fare considerazioni alquanto differenti. per cui riporto integralmente il passo relativo:
Il Passaggio del Fronte.
Altro stupendo paesaggio che fu teatro di drammatiche vicende ? il passo del Pitone o in gergo alpinistico il Passo della Focoraccia (non focolaccia che ? il passo fra la Tambura ed il Cavallo) per il suo meraviglioso selvaggio aspetto. Paesaggio stupendo, proprio a cavallo fra la provincia di Massa e quella di Lucca (alcuni testi citano questo passo anche nel lontano 1823 ed anche prima in seguito allo sbandamento di alcuni fuoriusciti napoleonici ed inglesi), ma che in realt? erano francesi dell’esercito della Restaurazione. Questo passo ? stato tempo fa meta di un vero pellegrinaggio da parte del Conte Gi? e dei Liberi Patigiani che vi hanno posto anche un cippo marmoreo, a ricordo dei caduti partigiani Marchini e dei suoi compagni.
Fu questo senz’altro uno degli episodi pi? significativi del passaggio del fronte. Infatti lo riportiamo per primi, aprendone la serie delle testimonianze.
Di ritorno da una delle ultime missioni in territorio alleato, il comandante Nicodemi Vinci (uno studente universitario oggi noto oculista) stava tornando ad Antona. Con lui c’erano una quindicina di partigiani fra i quali "Sementa" e due carabinieri: Andrea Marchini, un bel giovane alto, ardimentoso ed il suo commilitone Francesco Attolini, pi? basso, tarchiato. Questo Sementa (soprannome di battaglia) era una ottima guida partigiana. Gli altri seguivano in fila indiana. Bisogna adesso tenere presente che da molti giorni i tedeschi erano informati che ad attraversare le linee sarebbe stato fra gli altri, addirittura il comandante dei patrioti apuani, Pietro Del Giudice.
In attesa di questa colonna una pattuglia di tedeschi si era apppostata da tempo predisponendo anche mine a filo (cio? mine con un filo quasi invisibile a fianco dei sentieri battuti in modo che fosse facile imbattervi).
Dalla cresta della Focoraccia ? uno scherzo tirare delle raffiche in piena tranquillit?. Si domina la piccola conchiglia a cucchiaio del passo che poi, sotto gli Uncini, scivola verso Pian della Fioba e Antona.
Forse troppo sicuri, per avere persorso altre volte questo sentiero, i partigiani non si accorsero dell’insidia e gi? si sentivano al riparo non appena oltrepassato il Passo, quando un malaugurato spostamento del piede fece saltare su una mina il povero Marchini e altri tre, fra i quali Sementa che vi perse una gamba. Lo stesso Nicodemi Vinci, subito infilato dal tiro delle mitraglie, rest? seriamente ferito. In questo episodio, vale la pena di sottolineare il senso del sacrificio e la abnegazione dell’alto graduato dei carabinieri, l’Attolini, il quale senza esitazione torn? indietro pur di soccorrere sia il Marchini che glia altri e salt? pure lui su una mina tantoch?, riportato ferito gravemente ad Antona prima e a Massa poi, vi morir? dopo una decina di giorni. Il commilitone Francesco Attolini riposa oggi nel cmitero partigiano del Mirteto e la medaglia d’oro ? stata concessa al solo Marchini. Perch?? [pag, 98-99]la mia considerazione ? questa: a che potrebbe riferirsi il Miniati quando parla de <la piccola conchiglia a cucchiaio del passo che poi, sotto gli Uncini, scivola verso Pian della Fioba e Antona>, se non alla discreta sella presso il Pizzo del Tabarrani, l’unica <conca> su quel tratto di cresta tra la parete della Focoraccia e gli Uncini? anche la descrizione del sentiero ? senz’altro appropriata per il 188. dico bene?
…e al proposito di profezia citerei te stesso, pag.12 ASdL:
Quindi, accantonando per intendersi il termine Pitone, secondo me il sentiero in uso tra le due guerre non era che quello per la Greppia, che consentiva di raggiungere anche il Focoraccia.
perch? non ? molto che ho sentito una donna montignosina, a proposito del passaggio del fronte, dire di essere passata presso il Pizzo del Tabarrani…o mae, provenendo da S.Croce, presso il Pasquilio!
sar? anche vero che una rondine non fa primavera, ma questa testimonianza riaccende i riflettori su quelle antiche <tracce orizzontali> che collegavano il passo della Focoraccia al Canal dal Prado nell’accezione della Greppia: che il passo ufficiale per chi proveniva dalla Focoraccia fosse l?? il che naturalmente non escluderebbe, come pure dicevi in quel post, l’esistenza di altri percorsi praticati dalle guide esperte o dai <cani sciolti>, ma suggerisce l’idea di una preferenza per un tracciato che, seppur pi? lungo, era certo di gran lunga quello pi? sicuro, perch? conosciuto e battuto all’epoca da cavatori e pastori.in questi giorni ho sentito Bergame, che vive tuttora abbarbicato sul suo pitone di mezzo, e mi pare non voglia sentire ragioni…
confidando in un suo prossimo rientro, mi da lo spunto per chiarire, magari graficamente, quel concetto che ho espresso a pag.89 come assioma del <teorema docche>, visto che la sua portata non credo sia stata ben compresa:intanto faccio notare uno dei riferimenti topografici della tavola XXVII che per me rimane quello pi? di interesse e forse l’unico al riparo di equivoci: l’identificazione di quella cresta fino agli Uncini come parte del monte Focoraccia, dato tra l’altro condiviso dai comandi tedeschi e dagli Alpini della Monterosa, come mi diceva Davide Del Giudice.
un’immagine alle volte val pi? di mille parole:
il monte Focoraccia comprenderebbe cio? anche quel tratto di cresta fino agli Uncini, che costitu? nel periodo bellico il cosiddetto <Varco della Libert?>: in effetti siamo abituati a intenderlo diversamente, identificandolo grossomodo con la vetta del monte che avrebbe come limite nord appunto il passo della Focoraccia [nord] alias Foce Capraia.
diversamente nell’altra accezione, che pare fosse condivisa dalle forze in gioco, sarebbe invece corretto chiamare piuttosto passo Focoraccia nord il passo della Greppia, e in effetti anche a occhio la distinzione morfologica tra il verde Focoraccia e il marmoreo Altissimo ? netta in quel punto: e il cordolo di saldatura sarebbe costituito proprio dal Canal dal Prado [di Greppia].sarebbe quindi sufficiente l’espressione <tra il monte Focoraccia e gli Uncini> per denotare il <Passo del Pitone>, come ritengo abbia fatto Pietro Del Giudice in quella ripresa.
l’ulteriore indicazione che ? quel V ben visibile tra il monte Focoraccia e gli Uncini, si potrebbe anche dire superflua, ma lo definisce in modo inequivocabile, anche perch? l? di V che coincidono con un passo non ne vedo altri.insomma, se la mia intuizione fosse giusta, avremmo quella che credo sia l’unica testimonianza diretta di quale era per il comandante Pietro il Passo del Pitone, quella prova materiale che Pisanino chiedeva di poter toccare con mano…Pisaninooo, ci sei sempre? che un dici nulla?
ciao
Luca10 Marzo 2013 alle 03:57 #17052dok
Partecipante…Pisaninooo, ci sei sempre? che un dici nulla?
e mentre Pisanino, ammesso che ci sia e che non dorma, un si sbilancia pi? di tanto…Bergame, sia pur <dalla clandestinit?>, non manca di fornirmi preziosi spunti per un approfondimento.
l’ultimo riguarda proprio la definizione che ho dato nel post precedente di <monte Focoraccia>, che lui chiama <interpretazione estesa del monte Focoraccia> e che in sostanza non sarebbe corretto applicarla all’interpretazione dell’espressione usata da Pietro nell’intervista [tra il monte Focoraccia e gli Uncini ], perch? questa fu fatta in tempi recenti in cui quella definizione non era pi? in uso, e invece valeva quella secondo lui <ufficiale e istituzionale (secondo le IGM, e varie guide CAI dal 1905 in poi)> che vede il monte Focoraccia finire sul passo omonimo.e sembrerebbe un’obiezione sensata, se non fosse che a me le IGM non dicono nulla in proposito, mentre le guide CAI non solo non dicono niente del genere, ma neanche lo suggeriscono, mi pare:
[size=2]
CAI 1958114. – MONTE FOCORACCIA m 1149. – ? la maggiore quota della lunga cresta tra il M. Altissimo e il M. Carchio.
A NE scoscende sull’omonimo Passo Nord con una breve parete.113. – Passo Focoraccia Nord m 1059. – Intaglio a N del M. Focoraccia, sul crinale che dal M. Altissimo corre fino al M. Carchio. [pagg.257-258]
CAI 1979
113. MONTE FOCORACCIA 1149 m. – ? la quota pi? massiccia, ma non la pi? alta, del lungo e mosso crinale che corre dal Passo della Greppia al M. Carchio. A NE scoscende con una breve parete sull’omonimo passo.
112. Passo Focoraccia 1059 m. – A valle del Passo della Greppia e del torrione che lo sovrasta, la cresta prosegue molto mossa, fiancheggiata or su un lato or sull’altro dal panoramico segn. 33. Dopo una notevole quota rocciosa senza nome, si intaglia il Passo Focoraccia, sovrastato dalla breve parete NE del monte omonimo. [pag.328]
[/size]
qui si segnala la quota del monte Focoraccia 1149m, ma non ci sono elementi che facciano ritenere che il monte Focoraccia si fermi l?, al passo Focoraccia [nord]…semmai piuttosto la sua breve parete NE, quella s?, si ferma l?.: insomma dire che il monte Focoraccia <a NE scoscende con una breve parete sull’omonimo passo> credo significhi semplicemente che lato nord-est presenta una breve ma scoscesa parete che da sul passo, dico bene?
anzi, se c’? un elemento che viene messo in evidenza, questo ? proprio tutta quella cresta o crinale tra l’Altissimo e il Carchio: alla quale non viene espressamente dato un nome, ma credo che l’IGM e il CAI non ce ne vorranno, se a questa cresta e al suo supporto diamo il nome della sua quota maggiore o pi? massiccia, e cio? <monte Focoraccia>: ? la cosa pi? naturale e logica e ovvia che si possa fare. e siccome questa cresta o crinale non ha soluzioni di continuit? tra l’Altissimo e il Carchio, lo stesso dicasi per il monte Focoraccia, che dunque non ha come limite nord il passo della Focoraccia [Foce Capraia], ma il passo della Greppia.
questa mi pare si possa dire con tranquillit? la corretta definizione del monte Focoraccia, ragionata e fondata sulla tradizione ufficiale e che trova riscontro in quel senso comune condiviso da Pietro e dagli alpini della Monterosa, e che riaffiora nella didascalia della tavola XXVII.
invece l’idea che il monte Focoraccia finisca al passo Focoraccia si rivela un pregiudizio, certamente basato su quell’impressione di interruzione e di radicale alterit? morfologica che prende quando, provenendo dal Campaccio, ci si affaccia sul passo…e cos? la presunta <interpretazione estesa del monte Focoraccia> non ha ragion d’essere: ? piuttosto l’idea abituale che ne abbiamo che ? un’<interpretazione ristretta e pregiudiziale del monte Focoraccia>.insomma secondo me Pietro ha visto giusto, mentre altri, come penso avrebbero fatto quasi tutti e io stesso fino a ieri, hanno visto diversamente, mettendo a fuoco il <pitone di mezzo>.
ciao
Luca11 Marzo 2013 alle 21:17 #17054Marco di AS
PartecipanteCiao Luca, un saluto a tutti quelli che ci leggono senza pi? scrivere, a cominciare da Bergame… ;)
Complimenti per il lavoro filologico… a mio parere sempre pi? convincente, anche se mi riservo di verificare, attraverso una "rilettura" in loco, tutto quanto sottolineato nelle ultime pagine. Forse andando a pescare a ritroso nelle fonti pi? datate si potr? fare ancora maggior chiarezza sui confini del o della Focoraccia, nome che potrebbe in effetti riferirsi pi? verosimilmente alla cresta che non a quell’unico rilievo, proprio per l’assenza di denominazioni per le altre quote, cime e cimette che siano, comunque abbastanza marcate come lo stesso Pitone di mezzo.
A parte questo, sono felice di informarvi del buon punto cui ? giunto l’iter per il sentiero Polla-Altissimo. Ieri quell’autentico carro armato che risponde al nome di Angelo Nerli (per restare in tema bellico…) mi ha informato che anche il Gruppo Regionale del Cai far? la sua parte. Sabato a Pietrasanta ne parleremo alla riunione delle sezioni apuane coordinate da Guido. Con l’arrivo della bella stagione sar? quindi gi? possibile mettere mano alla realizzazione. :)
Marco
12 Marzo 2013 alle 09:40 #17061dok
PartecipanteComplimenti per il lavoro filologico… a mio parere sempre pi? convincente, anche se mi riservo di verificare, attraverso una "rilettura" in loco, tutto quanto sottolineato nelle ultime pagine. Forse andando a pescare a ritroso nelle fonti pi? datate si potr? fare ancora maggior chiarezza sui confini del o della Focoraccia, nome che potrebbe in effetti riferirsi pi? verosimilmente alla cresta che non a quell’unico rilievo, proprio per l’assenza di denominazioni per le altre quote, cime e cimette che siano, comunque abbastanza marcate come lo stesso Pitone di mezzo.
o Marco, grazie senz’altro per i complimenti, ma non ? certo un lavoro filologico su fonti datate, o ancora pi? datate, quello che intendevo fare: mi interessava soltanto dimostrare, per chi non ne fosse ancora convinto, la fondatezza del considerare monte Focoraccia quel massiccio tra l’Altissimo e il Carchio, avente come termine nord il passo della Greppia, perch? come mi diceva Davide Del Giudice, e non solo, questo ? il dato, ovvero cos? veniva inteso all’epoca dei fatti il monte Focoraccia, e questo interessa qui e tra l’altro cos? ? plausibile intenderlo anche oggi come ieri come domani…e mi pare che su questo si possa concordare.
per chi ancora nutrisse dubbi, come Bergame, che si ostina a voler spaccare il capello in parti infinitesime [come nei paradossi di Zenone] pur di non arrivare a una conclusione [leggi qui: conclusione sfavorevole al <suo piton di mezzo>…], e che invece invito a esprimersi pubblicamente sul forum, valgano, se non gli torna con l’anagrafe tecnica del monte che sarebbe orientata alla sua quota pi? alta […perch? forse quella solo pi? massiccia o pi? importante per varie ragioni non conta nulla?], le espressioni pi? generiche, pure in uso nei documenti, di <Focoraccia> e <zona della Focoraccia>: questo per dire che, quale sia l’espressione usata, il dato ? quello.…Focoraccia, nome che potrebbe in effetti riferirsi pi? verosimilmente alla cresta che non a quell’unico rilievo, proprio per l’assenza di denominazioni per le altre quote…
voi del CAI, lo dico senza malizia, mi pare avete un po’ il vizio di vedere la montagna solo da una certa quota in su [vette e creste], come dimenticando che la montagna ha i piedi per terra [e radici nella storia]: intendevo chiaramente non solo la cresta, invece che quell’unico rilievo, ma tutto il massiccio tra Carchio e Altissimo, dal fiume Serra al fosso di Antona-Campiglia.
Ciao Luca, un saluto a tutti quelli che ci leggono senza pi? scrivere, a cominciare da Bergame…
quanto ai saluti, mi associo senz’altro a quelli di Marco, ma faccio anche notare che un briciolo di…f?ddebecche…[no battibecche] un darebbe mia noja, anche se avanti si pole and? avanti uguale…s?, a carrarmato…
ciao
Luca21 Marzo 2013 alle 01:34 #17136Marco di AS
PartecipanteO Luca, fosse solo quello il vizio di noi del CAI! Dopo la riunione delle sezioni apuane di sabato scorso a Pietrasanta mi sembra ce ne siano ben altri… Non entro nei particolari per rispetto (peraltro dovuto!) ai diretti interessati, ma t’assicuro che a volte sembra proprio che ci piaccia fare di tutto per complicare anche le cose semplici e gi? ben avviate. Mi riferisco, naturalmente, al progetto di ripristino che comunque andr? avanti grazie soprattutto ad Angelo Nerli e alla sezione di Pisa, oltre alla disponibilit? di Pontedera; certo che se avessimo dovuto attendere obbligatoriamente il benestare del Gruppo regionale forse lo facevamo per il 200? anniversario! :angry:
Comunque per il tratto Polla – sentiero Fanfani – sentiero degli Agheti – collegamento Passo della Greppia/tornante ex marmifera dei Colonnoni rilievi finali e lavori partiranno quanto prima. Sar? in pratica anche un primo ripristino del Sentiero della Libert? "dok"! :) ;) Naturalmente vi terr? aggiornati su sui progressi.Marco
25 Marzo 2013 alle 22:00 #17160dok
PartecipanteMarco ha scritto:
Comunque per il tratto Polla – sentiero Fanfani – sentiero degli Agheti – collegamento Passo della Greppia/tornante ex marmifera dei Colonnoni rilievi finali e lavori partiranno quanto prima. Sar? in pratica anche un primo ripristino del Sentiero della Libert? "dok"! Naturalmente vi terr? aggiornati su sui progressi.
Marco
…e infatti ho sentito che sabato mattina c’era un certo movimento di pisani diperins? tra le grotte di Cel?, dico bene?
una domanda: ma nel progetto dei lavori ? pure compresa la sistemazione del tratto sottotornante marmifera-Pizzo del Tabarrani, come collegamento tra il 33-Passo della Greppia e le cave?e per quanto riguarda il <Sentiero della Libert? "dok">, giustamente per distinguerlo da altri <non a denominazione di origine kontrollata>, le ricerca storico-documentaria va avanti in positivo, avendo trovato nuovo materiale [che magari presenter? prossimamente su questa stessa rete] e riletto con maggiore attenzione e magari <cognizione di causa> i vecchi testi: ad esempio, rileggendo <Guerra sulle Apuane>, mi pare che qualche indicazione ci sia, ma a favore dell’identificazione del "Passo del Pitone" con il passo della Greppia:
a partire proprio da questa foto che ni manca solo la parola:ma alle volte un’inquadratura vale pi? di mille parole: qui i nomi mi pare sono tutti al loro posto, e ogni commento mi pare superfluo. cito piuttosto Vinci Nicodemi laddove racconta [pag.55] il passaggio del fronte per il Passo del Pitone alla guida di circa trecento partigiani [2-3 dicembre 1944]:
A Renara venne tenuto un "Rapporto Ufficiali" e, in seguito a deliberazioni prese, il Comandante Pietro ordin? al Comandante Vinci di passare le linee portando con se tutti i Partigiani sbandati che in quel momento assommavano ad oltre 250 uomini.
PASSAGGIO DEL FRONTE DI OLTRE 300 PARTIGIANI
Appena possibile detti l’ordine di partenza ed il folto gruppo di partigiani part? da Renara per attraversare il fronte. Ci avviammo cos? verso la Linea gotica per raggiungere le truppe Alleate. Da Renara arrivammo in Centurania, poi alle "Strappate" e quindi a "Tecchia". Da qui ci portammo, in fila indiana, al "Passo del Pitone" da dove intendevamo passare per attraversare le linee. Nel frattempo il numero degli uomini era aumentato fino ad oltre trecento perch? lungo il percorso altri, conosciuto il nostro intento, avevano chiesto di venire con noi e si erano aggregati.
[…]
Prima di arrivare al Passo del Pitone mi fermai per far cenno ad ognuno che da l? in avanti bisognava tacere assolutamente perch? stavamo per passare a poche decine di metri dalle truppe nazi-fasciste che avrebbero potuto individuarci e spararci.
Arrivati al Passo trovammo che la visibilit? era molto scarsa e cominciammo la discesa quasi seduti, aiutandoci con le mani e con i piedi per il lungo, scosceso sentiero che, attraverso il Monte Altissimo, conduce al paese di Azzano.certo da Tecchia ? facile supporre che abbiano preso la via della Greppia, ma il dato ? che passavano <a poche decine di metri dalle truppe nazi-fasciste che avrebbero potuto individuarci e spararci>, laddove pi? avanti [pag. 98], sempre a proposito del Passo del Pitone, si aggiunge che:
All’inizio si passava dal Cinquale, dall’Aurelia e dalla Fortezza, poi da Venturello, dal Carchio e dalla Cardella, ma, poco alla volta, con il completamento dello schieramento delle truppe tedesche e fasciste, ogni valico veniva chiuso.
Rest? aperto soltanto un punto dal quale si poteva cercare di passare […] doveva essere percorso di notte ed in silenzio perch? esposto al fuoco delle truppe fasciste del Battaglione Intra della Monte Rosa posizionato in alto sopra quel sentiero (foto)
prossimit? delle truppe della Monterosa posizionate a poche decine di metri di distanza in alto [Uncini] sopra il passo: non vedo di che altro si pu? parlare qui se non del passo al Pizzo del Tabarrani.
insomma mi pare si possa dire che codesto ?, anche per Vinci Nicodemi, il Passo del Pitone: che vide il suo passaggio il 2 dicembre con trecento partigiani, il tragico 15 dicembre con Marchini e altri e infine l’epopea del "Sentiero della Libert?", ovvero del passaggio regolamentato del fronte fino alla Liberazione.a questo punto sarebbe davvero interessante sentire Fabri, Pisanino e Guido che in passato hanno tratto da questo libro conclusioni diametralmente opposte, e sapere come la pensano oggi.
francamente non mi pare che ci siano nel libro elementi a favore della loro tesi, a parte quella didascalia della foto del cippo [pag. 63: <Cippo di Marchini e Antolini al Passo del Pitone>], elemento direi del tutto trascurabile rispetto a quelli sopra riportati…ma forse me n’? sfuggito qualcuno?altro dato significativo ? invece per me il riferimento all’Altissimo: <lungo, scosceso sentiero che, attraverso il monte Altissimo, conduce al paese di Azzano>: infatti sarebbe stato detto diversamente se il passo era presso il valico della Focoraccia [Foce Capraia] o ancor pi? verso Carchio [Palerosa, Finocchiaia]. si potr? obiettare che questo ? un elemento <debole>…s?, ma non marginale, dato che ricorre con una certa frequenza nelle fonti. vediamo qui qualche caso:
[Relazione della compagnia ?Enrico Paolini? del Gruppo Patrioti Apuani]
?Ore 24 si parte da Renara per attraversare il fronte. Ore 7 del 3 dicembre arrivo degli uomini oltre le linee dopo una terribile marcia condotta sul selvaggio monte Altissimo, tenendosi lontani da viottoli e terreni su terreno praticabile. Gli uomini giungono affamati, laceri, molti scalzi perch? le scarpe non hanno resistito al lungo cammino: Raggiungono il comando alleato di Seravezza e da l? a Pietrasanta."
[Federigi, Versilia Linea Gotica]
Un’altra importantissima missione che transita alle falde dell’Altissimo ? quella guidata da Pietro Del Giudice, il comandante dei Patrioti Apuani, subito dopo il rastrellamento tedesco concluso il 2 dicembre. [pag.184]
[Maria Del Giudice, Un uomo di pace in tempo di guerra]
(…)Pietro decise quindi di passare a sua volta il fronte e fare un ultimo tentativo per convincere gli Alleati ad avanzare e allo scopo di organizzare un piano coordinato e comune per lo sfondamento del fronte.
Part? con un gruppo di sei partigiani per Seravezza, attraverso il monte Altissimo (…) [pag.33][Cipolllini, Il settore apuo-versiliese della linea gotica]
Arrivato a Forte dei Marmi, presso il comando della compagnia ?Fulgor? della ?F3?, organizzai una squadra di partigiani, mettendo un milione per zaino, quindi partimmo con un automezzo alleato per Seravezza. Consegnai gli zaini con il denaro ai partigiani ed alla loro testa, attraverso l?alta valle del Serra ed i valichi ghiacciati dell?Altissimo, rientrai ad Antona e quindi a Forno.
…e perch? no, anche se non dice espressamente monte Altissimo… il gi? citato Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica, testimonianza di Pietro [pag. 105]:
Oggi nonostante tutte le cerimonie e le commemorazioni, i cippi marmorei e le facili nostalgie nessuno ha provveduto a ripulire ed a ripristinare, rendendolo agibile, questo ultimo tratto che partendo dal laghetto delle Ca’ di Rho e sotto le cave, porta al Passaggio del Fronte.
ciao
Luca27 Marzo 2013 alle 01:11 #17170Marco di AS
PartecipanteCiao Luca e un saluto a tutti quelli che continuano a leggerci (penso che ce ne siano ancora… ;) ). Ebbene s?, hai sentito bene. Nerli mi ha detto che hanno praticamente gi? ripulito la Fanfani.
Quanto al raccordo tra sentiero 33 e tornante, sar? "ufficializzato" anche quello: la parte verso sinistra (salendo) come raccordo per la Greppia/Pizzo del Tabarrani e quella verso destra come prosecuzione del sentiero per la cresta dell’Altissimo, attraverso i Colonnoni e Cava Tela.
Ho letto con interesse gli ulteriori apporti; mancandomi i testi sottomano seguo talvolta con un po’ di difficolt? vista la mole di interventi passati, impossibile da tenere presente per intero. Per? – parlo a lume di naso – non mi convince ancora del tutto l’ipotesi che il valloncello sotto la Greppia sia stato il teatro della vicenda di Marchini e degli altri. Ma attendo una verifica in zona per avanzare un’opinione pi? precisa! :)
Marco
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