Homepage › Forum › Alpi Apuane › Storia dell’alpinismo › Claude Barbier
- Questo topic ha 7 risposte, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 9 anni, 1 mese fa da
derrick.
-
AutorePost
-
30 Marzo 2016 alle 10:43 #24083
alberto
Partecipante31 Marzo 2016 alle 03:12 #24085derrick
Partecipantechi sono, i pink floyd?
31 Marzo 2016 alle 10:35 #24086alberto
Partecipante[quote=”derrick” post=26074]chi sono, i pink floyd?[/quote]
bravo Derrick . Che personaggi, vero!!
Hai visto che basettoni che ha Barbier !!
1 Aprile 2016 alle 01:59 #24097derrick
Partecipantema non puoi lasciarci cosi sul filo spinato, dicci di più!
1 Aprile 2016 alle 10:28 #24099alberto
Partecipante[quote=”derrick” post=26084]ma non puoi lasciarci cosi sul filo spinato, dicci di più![/quote]
e che vuoi che ti dica, che già non sai.
Sicuramente avrai sentito parlare del belga Claude Barbier innamorato delle Dolomiti, il precursore dei concatenamenti. Già negli anni 60 in solitaria saliva e scendeva più vie nello stesso giorno.
Un tipo dalla personalità assai complicata, nato nel 1938 e morto in solitaria su una via di palestra nel 1977.
Qualche hanno fa è uscito un bel libro su di lui “La via del Drago” scritto dalla sua compagna Anne Lauwaert.[b]”1961 –25 agosto. E’ una data destinata a rimanere storica. Il Fuoriclasse Claude Barbier concatena in giornata 5 vie nella zona delle Tre Cime di Lavaredo.
Le motivazioni che sospingono a tanto non sono solo le necessità di emergere per soldi o sponsor (come per le attuali generazioni), ma anche la casualità, la fantasia.
Claude Barbier intende fare la prima ripetizione solitaria di una via alla Cima Grande di Lavaredo.
Purtroppo Bepi Reider, il custode del Rifugio Locatelli, lo informa che quella solitaria è appena stata portata a termine.
Claude, con il suo carattere introverso, facilmente rattristabile, imprevedibile ed anticonformista, profonda deluso in una nera meditazione. Solo più tardi annuncia trionfante: «Se è così, vi faccio vedere qualcosa di nuovo, qualcosa che non avete mai visto.».
Ecco il resoconto fatto dalla sua compagna, Anna Lauwaert: «Come sempre era senza soldi e la sua grande preoccupazione era di riuscire a capire se poteva arrischiare i suoi ultimi spiccioli per offrire il caffè.». Col suo tipico spirito ironico, decise di concedersi ogni capriccio, perché se avesse fallito nella sua impresa non avrebbe più avuto bisogno di soldi, mentre se l’avesse portata a termine avrebbe riscosso un tale successo da non avere più il problema del denaro.
Quindi, il 25 agosto 1961 Claudio attaccò e mandò più tardi a Marino Stenico una cartolina con questo eloquente orario:
Cima Ovest, Via Cassin seconda solitaria ore 5,20/8,18 discesa 8,30/9,30.
Cima Grande, Via Comici, ore 10,10/13,10.
Piccolissima, Via Preuss, 14,45/15,55.
Punta Frida, Via Dülfer, 16,30/17,30.
Cima Piccola, Via Innerkofler, 17,55/18,25.
Vale a dire che aveva percorso, in sette ore e cinque minuti, millesettecentocinquanta metri di arrampicata, anzi tremilacinquecento, se si contano le salite e le discese… Questo fu il primo grande enchainement – concatenamento – della storia dell’alpinismo.
Per farci un’idea dei cambiamenti dei tempi ascoltiamo Marino Stenico che descrive un suo incontro con Claude Barbier sotto il Campanile Basso di Brenta: «L’indomani mattina, quando scendo in sala, Claudio sta già facendo colazione, siamo i primi (….). Lo accompagno fino alle rocce dello Spallone. Vuole salire da solo la via Graffer. Guardo come è vestito: non ha maglione, si rimbocca le maniche ed i pantaloni, come materiale non vedo altro che i lacci delle scarpe. Quasi rispondendo al mio stupore, rovescia le fodere delle tasche con un sorriso.». [/b]”
1 Aprile 2016 alle 11:04 #24102alberto
Partecipantecon Lionel Terray
da sinistra: Livanos , Terray, Barbier, Maestri
Attachments:1 Aprile 2016 alle 22:34 #24133derrick
Partecipanteno, non lo conoscevo, grazie.
2 Aprile 2016 alle 00:18 #24134derrick
Partecipanteultimamente ho letto “dove la parete strapiomba” (in edicola poco tempo fa allegato ad un qualche giornale), mi ha mostrato un giovane Cassin affrontare la roccia dapprima di casa poi via via sempre più distante sperduta e pericolosa con lo spirito e la forza di volontà delle generazioni passate.
spensierati arrischiavano la vita con tecniche che oggi farebbero rabbrividire, con la spensieratezza che io definirei “dei giorni di scuola” e dando prova di grande tecnica, maestria e forza fisica, ciononostante le sue parole erano a mio avviso piuttosto umili e mai di troppo vanto, un libro da consigliare. -
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.