Claude Barbier

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  • #24083
    alberto
    Partecipante
    #24085
    derrick
    Partecipante

    chi sono, i pink floyd?

    #24086
    alberto
    Partecipante

    [quote=”derrick” post=26074]chi sono, i pink floyd?[/quote]

    bravo Derrick . Che personaggi, vero!!

    Hai visto che basettoni che ha Barbier !!

    #24097
    derrick
    Partecipante

    ma non puoi lasciarci cosi sul filo spinato, dicci di più!

    #24099
    alberto
    Partecipante

    [quote=”derrick” post=26084]ma non puoi lasciarci cosi sul filo spinato, dicci di più![/quote]

    e che vuoi che ti dica, che già non sai.

    Sicuramente avrai sentito parlare del belga Claude Barbier innamorato delle Dolomiti, il precursore dei concatenamenti. Già negli anni 60 in solitaria saliva e scendeva più vie nello stesso giorno.
    Un tipo dalla personalità assai complicata, nato nel 1938 e morto in solitaria su una via di palestra nel 1977.
    Qualche hanno fa è uscito un bel libro su di lui “La via del Drago” scritto dalla sua compagna Anne Lauwaert.

    [b]”1961 –25 agosto. E’ una data destinata a rimanere storica. Il Fuoriclasse Claude Barbier concatena in giornata 5 vie nella zona delle Tre Cime di Lavaredo.

    Le motivazioni che sospingono a tanto non sono solo le necessità di emergere per soldi o sponsor (come per le attuali generazioni), ma anche la casualità, la fantasia.

    Claude Barbier intende fare la prima ripetizione solitaria di una via alla Cima Grande di Lavaredo.

    Purtroppo Bepi Reider, il custode del Rifugio Locatelli, lo informa che quella solitaria è appena stata portata a termine.

    Claude, con il suo carattere introverso, facilmente rattristabile, imprevedibile ed anticonformista, profonda deluso in una nera meditazione. Solo più tardi annuncia trionfante: «Se è così, vi faccio vedere qualcosa di nuovo, qualcosa che non avete mai visto.».

    Ecco il resoconto fatto dalla sua compagna, Anna Lauwaert: «Come sempre era senza soldi e la sua grande preoccupazione era di riuscire a capire se poteva arrischiare i suoi ultimi spiccioli per offrire il caffè.». Col suo tipico spirito ironico, decise di concedersi ogni capriccio, perché se avesse fallito nella sua impresa non avrebbe più avuto bisogno di soldi, mentre se l’avesse portata a termine avrebbe riscosso un tale successo da non avere più il problema del denaro.

    Quindi, il 25 agosto 1961 Claudio attaccò e mandò più tardi a Marino Stenico una cartolina con questo eloquente orario:

    Cima Ovest, Via Cassin seconda solitaria ore 5,20/8,18 discesa 8,30/9,30.

    Cima Grande, Via Comici, ore 10,10/13,10.

    Piccolissima, Via Preuss, 14,45/15,55.

    Punta Frida, Via Dülfer, 16,30/17,30.

    Cima Piccola, Via Innerkofler, 17,55/18,25.

    Vale a dire che aveva percorso, in sette ore e cinque minuti, millesettecentocinquanta metri di arrampicata, anzi tremilacinquecento, se si contano le salite e le discese… Questo fu il primo grande enchainement – concatenamento – della storia dell’alpinismo.

    Per farci un’idea dei cambiamenti dei tempi ascoltiamo Marino Stenico che descrive un suo incontro con Claude Barbier sotto il Campanile Basso di Brenta: «L’indomani mattina, quando scendo in sala, Claudio sta già facendo colazione, siamo i primi (….). Lo accompagno fino alle rocce dello Spallone. Vuole salire da solo la via Graffer. Guardo come è vestito: non ha maglione, si rimbocca le maniche ed i pantaloni, come materiale non vedo altro che i lacci delle scarpe. Quasi rispondendo al mio stupore, rovescia le fodere delle tasche con un sorriso.». [/b]”

    #24102
    alberto
    Partecipante

    con Lionel Terray

    da sinistra: Livanos , Terray, Barbier, Maestri

    Attachments:
    #24133
    derrick
    Partecipante

    no, non lo conoscevo, grazie.

    #24134
    derrick
    Partecipante

    ultimamente ho letto “dove la parete strapiomba” (in edicola poco tempo fa allegato ad un qualche giornale), mi ha mostrato un giovane Cassin affrontare la roccia dapprima di casa poi via via sempre più distante sperduta e pericolosa con lo spirito e la forza di volontà delle generazioni passate.
    spensierati arrischiavano la vita con tecniche che oggi farebbero rabbrividire, con la spensieratezza che io definirei “dei giorni di scuola” e dando prova di grande tecnica, maestria e forza fisica, ciononostante le sue parole erano a mio avviso piuttosto umili e mai di troppo vanto, un libro da consigliare.

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