combat

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  • #12523
    alebiffi86
    Partecipante

    Gi? che ci siamo approfitto per spostare la conversazione su questioni "storico/culturali" che riguardano le apuane;
    Mi rivolgo al Bonatti: come mai tu ed altri che avete aperto itinerari difficili in inverno avete forgiato il termine "combat" per indicare lo stile di misto apuano?
    Qual’? l’origine di questo nome?

    #12619
    alberto
    Partecipante

    alebiffi86 scritto:

    Gi? che ci siamo approfitto per spostare la conversazione su questioni "storico/culturali" che riguardano le apuane;
    Mi rivolgo al Bonatti: come mai tu ed altri che avete aperto itinerari difficili in inverno avete forgiato il termine "combat" per indicare lo stile di misto apuano?
    Qual’? l’origine di questo nome?

    questo termine ? stato coniato da G.C.Polacci, compagno di mille scalate e autore dell’articolo sul la monografia di ALP.
    Il termine rende bene l’idea dello stile della scalata su misto apuano.
    Una scalata fatta di un ottimo miscuglio fra ghiaccio sottile e cariato, nevina compressa, zolle di palero, roccia friabile. Tutto questo assieme all’attimo fuggente ? lo stile "COMBAT" .

    Ma per farmi capire meglio ti racconto questa storia.

    1999 Pizzo delle Saette "DIRETTA DEL VETRICETO"

    A Cosimo Zappelli nell’inverno del 1960 non era passata inosservata quella linea compresa tra la via di Euro Montagna e la cresta nord. La prima met? interrotta da diversi salti, la pi? difficile,Zappelli l’aveva evitata salendo pi? facilmente sulla destra per poi rientrare a sinistra sopra uno strapiombante camino. Il problema quindi era evidente, riprendere il tratto evitato da Zappelli per salire direttamente in modo da creare una linea logica ed elegante allo stesso tempo. C’ero andato qualche anno prima con Giancarlo Polacci ma dopo averne salito un tratto, le brutte condizioni ci convinsero a rinunciare. Poi la storia racconta di una salita del grande Gianni Calcagno ma tutto ? un p? avvolto nei vapori della leggenda . Oggi siamo in cinque ma solo io ho chiaramente in testa cosa andiamo a fare. Faccio l’evasivo e dico agli altri che andiamo solo a vedere ma dentro di me sono ben convinto ad attaccare e chiudere il conto. Superato il primo canalino lasciamo la via Zappelli che devia a destra per cenge e proseguiamo dritti fin sotto un primo salto che chiude il canale. E’ quasi tutto scoperato, il poco ghiaccio non ? attaccato alla roccia e basta toccarlo perch? si stacchi. Con gli attrezzi si pu? solo andare in aggancio sulla roccia e sui ciuffi di paleo come si usa in Apuane.
    Questo ? un primo segnale che anche questa volta le condizioni non sono delle migliori per? non sono intenzionato a mollare. A fatica ne vengo fuori. Con un tratto di facile canale arriviamo sotto il secondo salto costituito da una ripidissima goulottina. Il ghiaccio c’? ma ? in brutte condizioni completamente staccato e non da sufficienti garanzie di tenuta. A malincuore sono obbligato a salire per la parete rocciosa di sinistra fino a raggiungere un provvidenziale stretta cengia che con una delicata traversata a destra mi permette di ritornare nel canale sopra il salto.
    Ancora un tratto di facile canale, e arriviamo sotto un terzo salto anche questo senza ghiaccio tutto roccia ed erba. Nuova traversata a destra quindi dritti fin sotto una compatta parete rocciosa e di nuovo a sinistra con una delicata traversata che porta alla base di un profondo camino dove sosto.
    Questo camino ? la chiave della diretta, una volta superato si raggiunge la via Zappelli che arriva da destra. Il camino ? senza ghiaccio, un p? obliquo a destra e assai compatto per? sulla roccia ci sono delle piccole tacche e zolle erbose, gli scozzesi le chiamano turf, da sfruttare con le picche e le punte dei ramponi. E’ tutto molto delicato ma con pazienza ed anche un p? di strizza riesco a salire . Faccio un passo in artificiale facendomi una staffa con un cordino in cui infilo il piede ramponato. Ancora un aggancio sulle piccole zolle e facendo opposizione con la schiena sulla parete opposta mi avvicino alla fine del camino. Alla fine aggancio il bordo e sono fuori. Ancora un tratto delicato e finalmente sono nel facile canale nevoso della Zappelli. Raggiungo il lato opposto attrezzo velocemente una sosta e faccio salire i miei compagni.
    Ad un certo punto la corda si tende, Angelo ? appena volato nel camino pendolando a destra. Finalmente siamo tutti alla sosta ma abbiamo perso parecchio tempo oltre tutto abbiamo anche attaccato tardi e c’? ancora met? parete da fare. Di scendere per? non se ne parla!! La via sopra di noi la conosco per averla fatta diversi anni fa e mi ricordo che non ci sono grosse difficolt?, dovremmo recuperare il tempo perso. Un primo salto, finalmente di ottimo ghiaccio non da problemi. Di nuovo un tratto di facile canale e poi se non ricordo male ci dovrebbe essere ancora un salto e si dovrebbe fuori dal canale sui ripidi ma facili pendii che portano sopra la croce Petronio.
    Almeno cos? ricordo…… Ma in montagna non si pu? dare mai nulla per scontato e con non poca sorpresa e molto disappunto invece di una bella colata di ghiaccio, davanti a noi c’? un enorme blocco che strapiombando ci chiude la via. Non ricordo proprio questo blocco ero sicuro che si sarebbe passati bene e velocemente.Invece… Va bene diamoci da fare. Ci guardiamo intorno il canale ? bello stretto e chiuso da alte e lisce pareti rocciose e non ci sono uscite laterali. Mi concentro solo sul metro davanti a me e vado. Incastro le lame nella fessura formata dal blocco con la parete di destra del canale. Ci sono dei sassi incastrati che uso in aggancio a cui poi passo dei ordini per assicurarmi. Il tempo passa ma sono quasi fuori e spero proprio di trovare, oltre il bordo, un p? di ghiaccio per le picche. Invece solo neve non trasformata e sotto roccia compatta.
    Ma in che bella situazione mi trovo: il piede destro incastrato nella fessura, l’ altra gamba in larga spaccata a sinistra cercando di fare con il piede un p? di opposizione. Meno male che ho le gambe lunghe. La situazione non ? sostenibile a lungo e visto che le picche non fanno presa, l’unico modo ? cercare di salire affondando le braccia nella neve fresca cercando di scaricare il maggiore perso possibile e sperando che questa nevaccia tenga per non cadere. La manovra ? decisamente poco elegante, precaria ma risolutiva. Adesso siamo veramente all’inizo dei facili pendii che portano alla cresta N.O. oltre la Croce Petronio. E’ tardi, cos? rinunciamo ad andare a sinistra per salire pi? direttamente la cuspide e decidiamo per la parte finale della cresta. Superiamo il tiro della "paretina" un risalto verticale che oppone un’ultima difficolt? , poi ancora cengette e saltini via via sempre pi? facili e finalmente arriviamo in vetta appena in tempo per vedere l’ultimo raggio di sole che si tuffa nel mare.
    Che bellissimo spettacolo che sanno offrire queste nostre piccole montagne per vedere il quale vale la pena anche di fare tardi.
    E’ buio e con calma e attenzione, ognuno assorto nei propri pensieri, scendiamo lungo la cresta in direzione della Pania e poi gi? verso Mosceta.
    E’ notte e a casa ci aspettano preoccupati.

    Luciano (Imbecaro), Alberto, Angelo, Edo, Enrico.

    #12633
    alebiffi86
    Partecipante

    Grazie per la spiegazione e per il resoconto di questa grande avventura!

    #12634
    warthog
    Partecipante

    speriamo in un bell’inverno… ricordo la diretta del vetriceto come una delle ultime belle e ‘serie’ salite invernali che ho fatto…
    chiss? magari viene l’anno buono, si fa la diretta della Elisabetta e Jedi…;)

    #12635
    fabrizio
    Amministratore del forum

    Bella avventura!!!:woohoo:

    #12639
    Anonimo
    Ospite

    ….saper raccontare le proprie Avventure,? come riviverle;)

    #12644
    alberto
    Partecipante

    plinio scritto:

    ….saper raccontare le proprie Avventure,? come riviverle;)

    questa ? una di quelle che ricordo come se fosse adesso!! anche se sono passati pi? di 10 anni.

    #12664
    fabrizio
    Amministratore del forum

    [url=http://imageshack.us/photo/my-images/706/combato.jpg/]

    Tanto per chiarire le idee sullo stile "Combat"
    Bonatti durante l’apertura della via "ONDA SU ONDA" sulla parete nord del Sumbra.

    #12665
    alberto
    Partecipante

    non questo non sono io ma ? Giancarlo sul primo tiro del tratto chiave di Onda su Onda.

    La foto non rende giustizia alla reale verticalit?:evil:

    #12666
    alberto
    Partecipante

    Monte Sumbra parete nord "Onda su Onda"

    L’apertura di questa bella e difficile via ha rappresentato il coronamento di diversi tentativi effettuati nel corso di un paio di anni. Nel primo tentativo arriviamo sotto il tratto chiave costituito da una parete verticale leggermente concava ricoperta di ghiaccio colato. E’ marzo e le temperature si sono assai rialzate. Tentiamo ugualmente ma il ghiaccio non da sufficienti garanzie di tenuta infatti iniziano a cadere pezzi di ghiaccio che si staccano dalla roccia. Non ci sembra il caso di proseguire, viste anche le alte difficolt? che promette il tratto di parete sopra di noi, dove per altro non sembra facile proteggersi. Oramai l’inverno apuano ? finito ? gioco forza rinunciare per tornare l’anno prossimo magari scegliendo un periodo pi? freddo.
    La parete nord del Sumbra ? ben visibile dal paese di Vagli di Sotto, pi? volte l’avevamo osservata ripromettendoci di andarci. Gi? negli anni 80 Gianni Calcagno con altri genovesi, Walter Savio e Roberto Piombo ci aveva aperto due itinerari di cui uno di estrema difficolt?. Uno in particolare l’aveva salito dopo essere arrivato li dalla prima ripetizione di "Doccia Fredda" al Fiocca.Quella volta c’era anche Giustino Crescimbeni.
    E’ passato un anno e con Giuseppe e Luciano facciamo un secondo tentativo arrivando fino al punto raggiunto la volta precedente. Questa volta le condizioni della montagna sono decisamente migliori. Per? non basta perch? spesso in montagna per fare certe salite bisogna essere migliori dentro. Insomma non era la giornata giusta, manca la convizione, la necessaria carica per lanciarsi sul muro ghiacciato sopra di noi. La difficolt? invece di stimolarmi mi schiaccia mi opprime. Scendo arrampicando fino alla sosta raggiungendo i miei due compagni e dico se vogliono provare loro ma non ci pensano proprio.
    Un piccolo consulto e decidiamo di continuare aggirando il problema a sinistra tanto per darci un contentino.
    Lunga traversata a sinistra girando un ripida costola nevosa, fino a sostare sotto una rientranza con a sinistra una rampa sicuramente percorsa dalla via di Calcagno. Forse per una forma di riscatto per la bruciante rinuncia, trascuriamo la soluzione pi? facile della rampa e decidiamo di salire lungo la rientranza che non si presenta per nulla facile. L’inizio ? verticale il ghiaccio sottile e la roccia non proprio delle migliori obbligano ad una scalata delicata. Metto un paio di chiodi psicologici ma meglio che niente poi in una zolla mi riesce di mettere un ottimo wartog a prova di bomba che mi fa rilassare. La verticalit? si attenua e pi? facilmente obliquo a destra e raggiungo una bella placca con una fessura orizzontale perfetta per sostare. Batto due ottimi chiodi che entrano cantando per una sosta che come direbbe il mio amico Imbecaro…"tiene anche una vacca".
    Sar? strano ma a me fa un’enorme piacere riuscire a mettere un buon chiodo…trovare la fessura, scegliere a colpo sicuro il chiodo giusto e sentirlo cantare mentre lo martelli. Piccole soddisfazioni.
    Sono proprio belli questi due chiodi e li lasciamo saranno utili ai ripetitori.Con un tiro pi? facile raggiungiamo l’ampio canale terminale chiuso da una grossa cornice. Anche se pi? ripido ci teniamo sul lato sinistro del canale, quella grossa cornice ? proprio bella ma non mi piace affatto averla sulla testa. Non mi ricordo di aver mai visto in Apuane una cornice cos? grossa ecco spiegato da dove ? arrivata la grossa slavina alla base della parete.
    Passano un paio di settimane e torniamo di nuovo all’attacco. Questa volta siamo in tre . Le condizioni della montagna sono ottime, la neve ? ben trasformata c’? tanto ghiaccio e bene attaccato al fondo. Questa deve essere la volta buona. Il grosso cono di valanga alla base della parete ci permette di attaccare direttamente una zona strapiombante a sinistra di una grotta. Alessandro apre le danze tirer? la prima parte della via, scaliamo veloci le condizioni ottime e le soste lasciate attrezzate nei tentativi precedenti ci semplificano la salita. Siamo finalmente di nuovo sotto il gran muro, ? tutto ricoperto di ghiaccio dalla strana forma ad onde perfettamente attaccate alla roccia ed ai ciuffi di paleo. Questa conformazione ad onde del ghiaccio ? tipica in Apuane sicuramente dovuta allo scorrere della pioggia sul ghiaccio. Il gran muro ? ampio e potrebbe essere salito in pi? punti, noi ci teniamo sul lato destro dove la verticalit? si attenua un p? e c’? una accennata rientranza che forma una specie di diedrino.
    Giancarlo ? smanioso di salire ed anche io non sono da meno. Ci teniamo tutti e due di salire il "gran muro" cos? decidiamo di dividercelo in due tiri.
    Parte per primo lui. Su per un primo tratto di ottimo ghiaccio e poi deve subito affrontare un tratto verticale con una placca rocciosa scoperta da salire solamente con delicati agganci sulle piccole zolle. E’ un passo difficile da fare con decisione, la roccia ? compatta e non prende chiodi. Salire senza protezione? Sotto c’? parecchia corda libera e una eventuale caduta sarebbe molto pericolosa. Scendere e rinunciare? Si ? una possibilit?. Alpinismo di rinuncia, ma ci teniamo troppo a fare questa via . L’abbiamo molto corteggiata, tentata tante volte. Un p? di sano egoismo…un compromesso. Foriamo! E mettiamo uno spit. Ora ? ben protetto e via con decisione agganciando prima le zolle e poi finalmente le ottime onde di ghiaccio. Un bel tratto quasi verticale ma di ottimo ghiaccio gli permette di arrivare in una accenata rientranza dove pu? attrezzare la sosta. Che esposizione magnifica. Di solito le vie di misto si svolgono dentro canalini o strette ed ombrose goulotte, qui invece siamo in aperta parete che cade verticale sotto i nostri piedi. La vista spazia dal Fiocca alla Cresta di Sella, alla Tambura, alla Roccandagia.
    Come d’accordo ci scambiamo e passo in testa alla cordata. La verticalit? non accenna a diminuire, ma il ghiaccio e abbondante ed ottimo,. le picche sono sicure, la scalata ? impegnativa , sostenuta ed entusiasmante. Che bellezza.
    Adesso sono fuori dal tratto verticale, la parete si appoggia ma devo proseguire per cercare un punto buono per sostare. Delicatamente e con attenzione mi sposto a sinistra per cercare rocce affioranti ma non ne trovo. Il ghiaccio e la neve pressata ricoprono tutto. Cos? scavo fino a trovare la terra e attrezzo la sosta con due wartog e le becche delle picche nella dura terra ghiacciata.
    Adesso non resta che salire il familiare canalone terminale, ripido fa facile e siamo fuori sulla bella calotta sommitale.
    La via ? fatta, ci ? costata diversi tentativi, come tutte le cose belle andava guadagnata con fatica ma ne ? valsa veramente la pena.
    Una gran via.

    #12702
    fabrizio
    Amministratore del forum

    Ancora foto dello stile "Combat"
    Belle foto e bella salita!!!:woohoo:


    Variante diretta alla via dei Lucchesi antecima della Pania


    Pick Ciuffo Verde – Colle della lettera

    Stile combat "puro"

    #12706
    guido
    Partecipante

    che dire…foto stupende…:woohoo:

    #12713
    alberto
    Partecipante

    la terza e la quarta foto sono durante l’apertura della via "Meglio anomali e anonimi" sulla parete NE della Roccandagia. Pi? o meno nei pressi della via Conti.

    L’ultima foto ? sul Corchia sulla via Simona una via in roccia che d’inverno in determinate condizioni si ricopre di ghiaccio .
    Purtroppo non siamo riusciti a salire la colata superiore, il ghiaccio non era sicuro, staccato dalla roccia . Cos? siamo usciti a destra facendo un duro tiro di misto.

    #12718
    alebiffi86
    Partecipante

    che foto magnifiche!! quando avete salito simona ice and dry (due inverni f? mi pare) in zona c’eravamo anche io e davec che stavamo tentando il canale nord ovest(un tantino pi? facile,mi s? :P) e vi abbiamo visto.. la colata terminale ? impressionante ma avete fatto bene a lasciarla perdere secondo me..
    Noi invece da brave mezze seghe non siamo passati manco nel canale:(
    Comunque mi f? piacere aver aperto un topic che suscita interesse(grazie al Bonatti)! ogni tanto qualcosa di un po’ "culturale" ci vuole; anche se amo molto i topic polemici di evaristo:laugh:

    #12727
    warthog
    Partecipante

    la candelina della Simona ;) forse se ci fossimo arrivati un paio di ore prima…:huh:

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