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alberto.
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3 Ottobre 2017 alle 17:06 #26418
Cima
PartecipanteLa teoria era quella di andare in Val di Mello a ripetere Oceano Irrazionale però è risaputo che dalla teoria alla pratica c’è di mezzo un mare… detto fatto, appunto, il meteo c’ha smontato ben bene i piani e quindi la pratica è stata quella di dirigersi un pò più a sud alla tranquilla Rocca Sbarua in Val Lemina.
Le aspettative dal fine settimana erano sicuramente migliori ma tutto sommato posso ritenermi molto soddisfatto! La prerogativa principale era quella di arrampicare su granito… e ci siamo riusciti…
Sabato arriviamo al bellissimo rifugio Melano intorno alle 11.30 e li ci fermiamo per un rapido boccone poi, con le pance piene via dritti alle pareti!
Con Luigi decidiamo di dirigersi verso lo Sperone Rivero dove saliamo velocissimi Funghi sacri… via un po anonima che, se dobbiamo essere sinceri, non c’è piaciuta molto.
Dalla cima del Rivero scendiamo a piedi verso il rifugio e strada facendo passiamo sotto le bellissime placche del settore “Vena di quarzo”. Ci attrae molto un gran bel diedro fessurato quindi ci leghiamo e parto; salgo tranquillamente lungo la fessura di fondo del diedro dopodiché affronto un tetto ben ammanigliato che mi conduce su un largo ripiano da dove parte il celebre tiro della Vena di quarzo. Il mio tiro di corda però prosegue a sinistra della vena su per una ripida placca di pura aderenza. Che bellezza vero? L’ho sempre odiate le placche!
Rinvio un fix alla base del liscione poi mi faccio coraggio e comincio a studiare la situazione: per il piede sinistro vedo un microscopico svaso quindi ci carico la punta del piede e provo a spostarci il peso… ci riesco ma il tallone trema all’impazzata e non riesco a fermarlo!! Dietro front! Respirone… ripartiamo! Mi ritrovo subito nella stessa situazione… per le mani non c’è neppure l’ombra di una presa ma se mi concentro lo so che il piede dovrebbe rimanere li dov’è! Mi sforzo e alzo il piede destro qualche centimetro sopra il fix; ok ora sono nel più totale niente e la cosa più incoraggiante è che il fix successivo è parecchio distante e quello dopo ancora neppure lo vedo! Cazzarola non posso mollare! Tento un successivo passo con il piede sinistro ma mi rendo conto di spalmare la punta della scarpetta su uno specchio liscio… che ansia!! Non ce la faccio: “Luigi! Blocca!”. Bella figura… il cervello è in pappa e non ci provo nemmeno a ripartire. Scendo sul terrazzino e recupero il compagno su uno spuntone.
Luigi è sicuramente più dotato di me in placca ma, nonostante tutto, riesce a stento a raggiungere il fix successivo e pure lui getta la spugna. Che si fa ora?! Alzo lo sguardo e comincio a studiare la Vena di quarzo… so che è un V grado ma so anche che su 20/25 metri di tiro in placca c’è solo un vecchio spit a metà tiro! Riparte l’ansia ma questa volta mi faccio coraggio e riparto.
Evito di descrivere i 10/15 metri iniziali senza possibilità di proteggersi anche perché ero talmente con le chiappe strette che non ricordo quasi nulla! Ricordo solamente che ad un certo punto ho guardato verso il basso e ho visto Luigi con le braccia alzate pronto ad attenuare la possibile caduta e che, come se non bastasse, tutto intorno aveva una bella distesa di spuntoni di granito ben meno rassicuranti di lui. Arrivo comunque al chiodo e poi alla sosta. Non avevo mai sofferto così tanto per un V grado.
Mi faccio calare ed in moulinette, con la corda dall’alto, riusciamo entrambi a salire la placca precedente senza troppi problemi… c’è qualcuno poi che afferma che l’arrampicata non è un’attività di testa?! la sera scopriremo che il tiro è gradato “solamente” VI+…
Intanto sono già le 16.30 quindi decidiamo di tornare al rifugio e di cercare qualche monotiro aspettando l’ora di cena.
Strada facendo però passiamo dall’attacco della bella Gervasutti-Ronco… la tentazione ha la meglio quindi ci leghiamo e ripartiamo! Primo tiro bellissimo… lo sale Luigi e mi recupera velocemente alla sosta. Da questo punto, avendo già ripetuto la via qualche anno fa, sappiamo che l’itinerario sale verso sinistra cercando il facile ma sopra di noi si prospetta un bel muro fessurato con soprastanti diedri quindi proviamo a salire alla cieca per vedere dove andiamo a finire. Ne escono fuori due bellissimi tiri di VI+ che scopriamo poi essere della via Scuola Paolo Giordano; come se non bastasse, poi, si ricollegano alla Gervasutti poco sotto al famoso tiro finale della Dulfer.
Tocca a me ripartire quindi abbandono la Paolo Giordano e torno sulla Gervasutti… il tiro è ben fessurato quindi mi diverto a salirlo trad. La Dulfer finale ospita solamente friends n°3 o 4 bd… chiaramente ho soltanto un n°3 attaccato all’imbraco quindi, testardamente, mi ostino a non considerare i due bei fix alla mia sinistra e posiziono solo la mia unica protezione a metà fessura.Per la domenica le idee sono chiare e precise: saliamo verso il Torrione Grigio e prima saliremo la Barbi lungo lo spigolo di destra poi, belli caldi, torneremo alla base e tenteremo la Motti-Grassi!.
La Barbi parte subito impegnativa con due tiri delicati di VI+ e VII- poi si adagia ed esce in vetta con un bellissimo (ma veramente bello!) diedro enorme solcato da una fessura di fondo dove puoi tranquillamente incastrare una spalla per aiutarti a salire. Gran tiro!
Scendiamo rapidamente ed ora è il turno della Motti… le relazioni sono severe… parlano di un primo tiro di VII- ed un secondo di VIII-. Speriamo di farcela.
Parto un pò timoroso anche perché i chiodi si vedono con il binocolo ma le possibilità di integrare ci sono tutte… purtroppo riesco a salire senza problemi circa metà lunghezza ma poi sono costretto a fermarmi per riuscire a proteggermi meglio e da li, interrompendo la continuità del tiro, faccio fatica a riprendere la posizione e continuare tranquillo… fatto sta che con un po di bestemmie raggiungo la sosta e libero Luigi sul secondo tiro: auguri!
La chiodatura è lunga e sulla roccia si vedono chiaramente i segni della guerra fra chiodatori e schiodatori… la libera riesce a entrambi per la prima metà del tiro poi, quando la linea sale nella zona dei tetti, ci arrendiamo e ne usciamo d’esperienza posizionando nut e microfiends in qua in là.
La terza lunghezza è relativamente tranquilla e con difficoltà sul VI grado mi porta senza troppi problemi alla sosta successiva. La quarta mantiene le stesse difficoltà ma parte con un qualche passo in discesa prima di un lungo traverso verso sinistra… e la chiodatura torna lunga. Tutto sommato, comunque, si riesce ad integrare bene. Raggiungo il compagno e parto ancora per l’ultimo tiro che si rivela una lunghezza di rilassamento prima del meritato relax in vetta al Torrione! GRAN BELLA VIA!E’ già la terza volta che vado ad arrampicare alla Sbarua e, fino ad ora, non mi aveva mai colpito più di tanto… a questo giro però devo ammettere di essermi proprio divertito!!
3 Ottobre 2017 alle 17:48 #26419alberto
PartecipanteBravi!
l’arrampicata di aderenza è pura testa senso dell’equilibrio. In val di Mello ti puoi togliere diverse soddisfazioni. C’è l’imbarazzo della scelta.
Ho bene impressa nella mia mente una nostra ripetizione, di molti anni fa, di “Nuova Dimensione” al Trapezio d’Argento in Val di Mello, prima via in Italia a ricevere la valutazione VII-. Mi si asciugò la saliva in bocca: vietato cadere.“Oceano Irrazionale” al Precipizio degli Asteroidi è magnifica ma son fessure. Le placche della parte superiore sono facili. Comunque fu una bella avventura con Fabrizio Convalle.
Quanto alla Sbarua alcune considerazioni:
La “Vena di Quarzo” fu superata da Gabriele Boccalatte negli anni 30 senza protezioni. Oggi c’è un fix… ??
Il diedro della Gervasutti quasi idem. Oggi anche li ci sono i fix … ??
La Motti-Grassi la ricordo una gran bella via, ma son passati anni e non so adesso come sia cambiata rispetto alla mia ripetizione.
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