Altissimo – Sentiero della libertà

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#19163
dok
Partecipante
[quote=”docche”]…sì, vedo molto positivamente questa cosa del gruppo di studio storico, perché sono convinto che questioni aperte ce n’è, e che vadano affrontate come si deve, e questa è un’occasione unica. in un prossimo poste magari scriverò du’righe in proposito…[/quote]

vediamo se riesco a starci nelle du’righe…
in relazione al progetto in corso, della realizzazione di un percorso unitario tra Antona e Azzano, via Tecchia-passo della Greppia, le questioni che si vengono a sollevare sono proprio quelle che hanno costituito le linee portanti di questo topic [Altissimo – Sentiero della libertà ?]: la definizione di Via o Sentiero della Libertà attraverso la ricerca storica, e la sua identificazione temporale e geografica.
la scelta di questo itinerario tra quelli possibili nel quadro del passaggio del fronte, a prescindere dalle ragioni pragmatiche che l’hanno favorita, resta per me, come ben noto, la scelta corretta anche sotto il profilo storico: il percorso passante per Tecchia e le Greppie è la Via della Libertà, e per questa va intesa la nuova organizzazione del passaggio del fronte direttamente gestita dai GPA a partire dai primi del febbraio ’45.

la questione è tuttavia aperta perché a quanto pare non c’è in proposito un consenso unanime. dove sta il problema?

se il dissenso / è una questione di lana caprina, risolvibile nell’uso che si fa dell’espressione, come nome generico (che sta per ) o come nome proprio (che sta a designare un particolare itinerario con caratteristiche specifiche che lo distinguono nettamente dagli altri), rimane un altro dissenso meno facilmente superabile su questo punto: a che si riferisce esattamente questo nome proprio?.

si va da una considerazione globale del passaggio del fronte che direttamente o indirettamente ha a che fare con l’attività partigiana, a una più restrittiva che ha come soggetto l’organizzazione specifica da parte dei GPA: e in assenza di dati precisi sulla nascita del nome e il suo significato non vedo il problema nell’utilizzare l’espressione in un senso o nell’altro, è una questione puramente nominalistica, l’importante è intendersi.

il problema si pone invece quando l’indeterminatezza nell’uso del nome porta a una confusione riguardo all’oggetto.
non è storicamente corretto ad esempio – ed è un caso piuttosto comune – associare Via della Libertà e passaggio gestito dai GPA, e va bene, a tutto il periodo di stallo della linea gotica, ovvero da quel primo contatto con le forze alleate stanziate in Versilia tentato dalla missione di Sergio del 10 ottobre.
è questo che non torna: quel modulo organizzativo (centro di raccolta ad Antona, comandi tappa di Antona e Azzano, gestione amministrativa del pretore Mariani e collaboratori, registro dei passanti, scorta militare da Antona ad Azzano con ricevuta di ritorno) non fu applicato per 7 mesi, ovvero dall’arrivo degli alleati in Versilia, ma per 2 soltanto, febbraio e marzo ’45, e per cui esistono riscontri documentari, quando verosimilmente il passaggio in uso era quello Tecchia-Greppie.

questo è un aspetto che risalta nelle memorie di Vinci Nicodemi, come risalta la differenza qualitativa nella modalità di passaggio del fronte, che ne fa qualcosa di unico ed esemplare nella storia della Resistenza apuana e non semplicemente .
ricordo che prima di quella data il passaggio dei civili era o spontaneo o gestito da guide autorizzate e anche non autorizzate: e che tanti e gravi erano i problemi, sia per le difficoltà logistiche, sia per il comportamento della maggior parte delle guide, sia per quello dei reparti alleati all’arrivo, come riportano il Palla e il Federigi. abbiamo un’ulteriore riprova indiretta della datazione del nuovo corso in una denuncia riportata dal Federigi:

Un duro attacco ai metodi usati da tali guide è contenuto nella lettera che da Seravezza viene indirizzata il 23 gennaio al CLN di Apuania da parte della missione dallo stesso inviata a Viareggio, dopo il disastroso bombardamento aereo di Carrara.
“Piaga grandissima che getta sinistra luce sul buon nome italiano è il comportamento vile ed inumano della maggior parte delle guide, le quali accompagnano le persone loro affidate fino al valico e poi le abbandonano al loro destino. Poneteci rimedio.”

ma è un aspetto che risalta meno ad esempio nell’articolo della Armanini, dove nella sintesi si confonde, secondo me, l’ordine dei fattori, e in questo caso il risultato cambia: anche se i dati riportati sono corretti, la forma della narrazione porta a concludere che la Via la Libertà sia questa ovvero che fu , di cui segue dettagliata descrizione dell’organizzazione e, nei disegni di Pegollo, dell’itinerario, che probabilmente fu quello seguito da Sergio in quella data, e da altri in quel periodo.

invece, come evidenziavo qui, dal 10 ottobre ’44 ai primi del febbraio ’45 l’acquisizione di questo onore e onere da parte delle compagnie GPA-F3 è stata tutt’altro che automatica col definirsi dello schieramento del fronte, ed è interessante cercare di capire cosa è successo in quel lasso di tempo, per comprendere appieno il significato della Via della Libertà ed entrare un po’ nello spirito di quella istituzione.
ma le du’righe credo di averle superate…sisiziocane
ciao
Luca