I Monti Javello e Cavallaie


La vetta del Monte Cavallaie

Il Monte Javello (931 m.) e il Monte Cavallaie (826 m.) dominano le pianure pratese e pistoiese: sono relativamente basse ma molto panoramiche; inoltre sono degne di attenzione perché sono state al centro di eventi bellici legati alla seconda guerra mondiale. Il punto di partenza del nostro itinerario si trova in località Vallupaia: spieghiamo brevemente come fare a giungervi. Anzitutto precisiamo che stiamo parlando dell’area contigua alla città di Prato, per cui partendo da questa dobbiamo dapprima dirigerci verso Vaiano – Vernio fino a che non leggiamo le indicazioni per Galceti; svoltiamo a sinistra verso questo paese fino a che non notiamo le indicazioni per Figline. Andiamo verso questa località e la oltrepassiamo in direzione di Collina: giunti a Collina proseguiamo per Schignano, ma 1 km. prima di giungervi, sulla sinistra, vediamo il segnale stradale di Via di Vallupaia. Imbocchiamo questa erta strada che ci conduce con alcuni stretti tornanti in località Vallupaia (590 m. s.l.m.) dove si trova una vasto e sterrato piazzale di parcheggio attiguo all’area di sosta attrezzata dalla Comunità Montana, posta in un vasto castagneto.


La Madonnina del faggio sul Monte Cavallaie

Qui da sotto un grosso masso zampilla una fresca fonte: ne approfittiamo per fare rifornimento anche se più tardi ne troveremo un’altra. Il sentiero per il Monte Javello è il n. 14 del CAI di Prato e ha inizio sul lato sinistro dell’area attrezzata, proprio sopra la fonte: saliamo fra i castagni fino ad una selletta, dove incrociamo altri tre sentieri; dobbiamo prestare un po’ di attenzione perché dobbiamo prendere quello di sinistra. Dopo poco troviamo un bivio: ancora una volta dobbiamo prendere il sentiero alla nostra sinistra che ci conduce alla Fonte del Prete (quota 830), altro posto di sosta attrezzato immerso tra faggi giganteschi dove da sotto un grosso masso sorretto da un muretto zampilla una fresca sorgente. Sopra la fonte una lapide apposta nel 1878 ricorda la figura di Giuseppe Vaj, che tanto si adoperò per la salvaguardia di queste montagne, con queste parole “Uomo rettissimo e di rara prudenza che l’orientale parte di questo monte volle studiosamente inselvata e le piantagioni, dalle rovinose acque, solerte boschicultore difese”.


Aldo accanto al cippo del Monte Javello

Lasciamo la Fonte del Prete e prendiamo il sentiero che si inerpica per la montagna partendo sul lato sinistro della fonte stessa: dopo poco giungiamo ad incrociare il sentiero n. 10 che proviene dal Monte Le Coste (o Spazzavento, come da itinerario Ursea per il Museo di Malaparte); andiamo ora a destra per percorrere il sentiero di crinale, immerso tra faggi giganteschi. Incontriamo subito il cippo eretto dalla sezione del CAI di Prato in memoria di Emilio Bestini, fondatore del sodalizio: proseguiamo e dopo poco troviamo altri due cippi, uno di più recente costruzione e ben leggibile, mentre l’altro, più datato e malridotto, si legge a malapena; comunque siamo in grado di dirvi cosa riportasse scritto in origine “I socialisti montemurlesi – settembre 1974. Il cippo che si trova in buone condizioni porte incisa la seguente didascalia “ 1944 – 1984 – 40° Anniversario della Liberazione / ai partigiani combattenti ed alle popolazioni / che sostennero la lotta per la libertà e la pace / a perenne riconoscimento / i comuni le istituzioni le associazioni / democratiche del comprensorio pratese.


Simone si disseta alla fonte del Prete

Si perché il Monte Javello è stato al centro di drammatiche vicende nel corso della seconda guerra mondiale ma non solo, la sua storia pare sia legata alla fondazione stessa della città di Prato. Sembra che dal Monte Javello, che è il più alto fra quelli della zona di Prato, scendessero a valle i primi abitatori della città: si trattava di abitanti delle zone circostanti che vi si erano rifugiati durante le invasioni barbariche; decisi a fondare una nuova città, scelsero il sito e lo chiamarono Prato proprio perché vi era un grande prato. Per tornare a tempi più vicini a noi, il gruppo montuoso del Monte Javello fu anche la base principale delle formazioni partigiane che operavano in Val di Bisenzio: la prima grossa formazione organizzata si dette il nome di “Orlando Storai” e raggiunse la zona il 22 febbraio del 1944. Alla fine di marzo la formazione, composta da 55 uomini, si spostò dapprima sul Monte Morello e poi raggiunse il Monte Falterona e il Pratomagno.


Panorama dalla vetta del Monte Cavallaie

Sullo Javello rimase comunque in attività un pista di arrivo per paracadutisti e agenti alleati che veniva illuminata, al momento dei lanci, con un impianti mobile alimentato da una batteria per auto. Nel luglio del 1944 sulla zona dello Javello venne organizzata una nuova formazione partigiana che prese il nome di “Bogardo Buricchi” (sacrificatosi il 12/6/1944, con altri tre partigiani, per distruggere un treno tedesco carico di esplosivi nella stazione di Carmignano) e che raggiunse i 250 uomini. Il 4/9/1944 venne decisa l’occupazione di Prato ma una parte del gruppo cadde in una imboscata presso Figline (più esattamente sulle pendici nord di Poggio Alto, fra Figline e Prato) tesa da una compagnia tedesca dotata di armamento superiore: i tedeschi persero una decina di uomini ma 29 partigiani furono uccisi o impiccati a Figline subito dopo la cattura (il fatto avvenne in quella che è l’attuale Via 29 Martiri, dove è posto un monumento commemorativo).


Simone accanto al cippo del Monte Javello

Ma ritorniamo ai cippi commemorativi: riprendiamo il cammino e in pochi minuti arriviamo sulla vetta dello Javello: la zona è boscosa per cui non cene accorgeremmo se non ci fosse un faggio, che reca inciso il nome del monte, a ricordarcelo. E’ trascorsa 1 h. e 20 minuti da quando abbiamo lasciato Vallupaia. Proseguiamo sul sentiero di crinale verso nord in direzione Cavallaie ma dopo poco sulla destra notiamo un faggio che porta un altarino dove si trova una immagine della Madonna: a giudicare dai fiori e dai bigliettini che vi si trovano deve essere una immagine sacra molto venerata. Riprendiamo infine il cammino e arriviamo al Monte Cavallaie (826 m.), 1,5 h. dalla partenza: conviene, però, proseguire per poche centinaia di metri perché il bosco si dirada e lascia posta ad una vasta radura dalla quale, sulla sinistra, al di sopra di un grosso masso, è possibile ammirare un grandioso panorama sulla pianura sottostante. Infine ritorniamo a Vallupaia: impieghiamo ancora 1,5 h. per un tempo totale di escursione di 3 h.