L’altopiano della Vetricia


Uno dei tanti abissi

La Vetricia è una zona bellissima: un ampio pianoro roccioso compreso tra i 1.300 e i 1.500 metri di altezza s.l.m., delimitato a ovest dal Vallone della Borra di Canala, a nord dai prati dell’ Uomo Morto, che si affaccia sulla valle della Turrite Secca ed è caratterizzato da grandi fenomeni carsici. Ma come si raggiunge questa zona? Diciamo che il percorso è identico a quello che si fa per raggiungere la Pania alla Croce, partendo dal Piglionico, fino a che non si arriva al Rifugio "Rossi" e alla Focetta del Puntone. Foce del Piglionico (m. 1150) si raggiunge da Gallicano passando per Molazzana e seguendo le indicazioni per il Rifugio "Rossi" e l’Alpe di S.Antonio: 2 km. prima di giungere a questo paese si prosegue dritti lungo la sterrata (indicazioni per il rifugio) nota come Strada delle Rocchette perché conduce ad una palestra di roccia posta su un gruppo di roccioni alla pendici orientali della Pania Secca e, infine perveniamo al Piglionico.


Abisso Balzoni

Qui una cappella ricorda un gruppo di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi nelle loro postazioni poste sul Monte Rovaio, che è proprio qui di fronte. Parcheggiata l’auto ci incamminiamo lungo il sentiero CAI n. 7 che entra in un bosco di faggi e, costeggiando il fianco della Pania Secca, prima procede in falsopiano e poi si inerpica lungo una vallata, sempre dentro la faggeta, costeggiando un rudere e una carbonaia, fino a pervenire ai pendii prativi sottostanti l’Uomo Morto, tratto di montagna posto fra le due Panie che ricorda il volto di una persona coricata e la cui massima altitudine è il "Naso" (m. 1677), detto anche "Puntone di Mezzo al Prato". Da qui in breve tempo si raggiunge il Rifugio "Enrico Rossi alla Pania", quota 1609 (fonte proprio prima del rifugio); è trascorsa circa 1,5 h. dalla partenza dal Piglionico.


Il naso dell’Uomo Morto dal Rifugio Rossi

Il rifugio era stato costruito dal CAI di Lucca nel 1921 e si chiamava "Rifugio Pania": aveva il tetto a volta ma rovinò e fu ricostruito nella forma che ha attualmente. La nuova struttura fu inaugurata il 24 agosto 1924 e venne intitolata ad un alpinista lucchese morto giovane in un incidente stradale: è di proprietà del CAI di Lucca ed è formato da 2 vani più servizi con 22 posti letto; è sempre aperto dal 30 giugno al 10 settembre e nel resto dell’anno solo i giorni festivi e prefestivi (telefono 0583 / 710386). Dal "Rossi" in pochi minuti si perviene alla Focetta del Puntone, quota 1611, foce posta al centro del massiccio delle Panie e dove si incrociano i sentieri CAI 7, 139 e 126: noi ci incamminiamo a destra sul sentiero 139 che scende nel Vallone della Borra di Canala ma, dopo poche decine di metri, si va ancora a destra fuori sentiero e ci si trova nell’Altopiano della Vetricia.


Neve alla fine di maggio

Come già detto all’inizio dell’itinerario, questa è una zona contraddistinta da grandi fenomeni carsici, con le rocce che hanno subito l’azione erosiva degli agenti atmosferici e che qui assumono forme veramente particolari: inoltre in questa zona è avvenuta una intensa fratturazione verticale che ne ha sconvolto la superficie e che ha favorito la formazione di numerose cavità a pozzo, che non sono altro che fratture allargate e levigate per corrosione. Questo è un pianoro da percorrere con prudenza stando bene attenti a dove si mettono i piedi perché le rocce sono frastagliate e presentano buche di varia larghezza e profondità: in questo paesaggio arido e sconvolto, ma di notevole suggestione, dominato dalla Pania, dal Pizzo delle Saette e dall’Uomo Morto, si aprono numerose cavità, in buona parte inesplorate.


Un’angolo della Vetricia

Una di queste cavità costituisce l’apertura superiore della Grotta del Vento, il cui ingresso principale è posto sopra il paese di Fornovolasco, nel Canal Trimpello alcune centinaia di metri più in basso: infatti la famosa Grotta del Vento ha due ingressi a quote diverse ed una temperatura interna costante sugli 11° C; il vento che le dà il nome in estate è causato da una corrente discendente in quanto l’aria interna alla grotta è più fredda e pesante di quella interna per cui tende a scendere e ad uscire dall’entrata inferiore, mentre in inverno, al contrario, l’aria interna è più calda di quella esterna per cui tende a salire e ad uscire dall’entrata superiore posto proprio nell’Altopiano della Vetricia. Le rocce della Vetricia sono contraddistinte da profondi solchi paralleli, da solchi a doccia (senza peccare di banalità direi che somigliano agli elementi di un radiatore) e da singolari vaschette dal fondo piatto, le "Kamenitze", scavate dall’azione corrosiva di una alga nera.


Pizzo delle Saette dalla Vetricia

Nel procedere dentro l’altopiano si incontrano numerose cavità, alcune segnalate, altre no e altre segnalate dagli speleologi con strani segni di vernice :ci limitiamo pertanto a segnalare quelle più importanti tenendo conto che sono tutte caratterizzate da baratri verticali. Ricordiamo la Voragine dei Bamburzi (- 140 metri), la Buca del Ragno (- 120 metri), la Buca Larga (posta a quota 1535, lunga 10 metri, profonda 251 metri che consta di una serie di pozzi il maggiore dei quali di 75 m. e che è stata esplorata per la prima volta nel 1936 dal GSF (Gruppo Speleologico Fiorentino), la Specola Bassa (-110 mestri) e l’Abisso Revel, senz’altro il più famoso e per il quale vale la pena di spendere qualche parola in più in quanto affacciarsi sul suo bordo dà veramente una sensazione incredibile, sembra di affacciarsi alla porta dell’inferno.


Pania e Pizzo delle Saette dalla Vetricia

L’Abisso Revel è posizionato nella parte meridionale dell’Altopiano, direi a sud – ovest, a quota 1453 m. e presenta una lunghezza di 60 m. una larghezza di 10 m. ed una profondità di – 316 – 299 m. (lembo alto e lembo basso dell’apertura): fino a qualche anno fa era considerata la verticale assoluta più profonda del mondo ed anche se ora ha perso questo primato rimane sempre una voragine fra le più impegnative del mondo, certamente la prima delle Apuane; prova ne è che dal 1931 ad oggi soltanto 5 spedizioni ne hanno raggiunto il fondo. Il GSF giunse sul fondo, costituito da un nevaio perenne, nel 1931 con l’ausilio di sole scale; nel 1962, con l’ausilio di un argano, altra discesa da parte del Gruppo Speleologico Bolognese in collaborazione con il gruppo CAI – Uget di Torino e con il Gruppo Speleologico CAI di Perugia. Nel 1970 ritorno dei bolognesi con argano e scale leggere per raggiungere il fondo con due uomini.


Torre Oliva

Nel 1971 discesa classica con sole scale da parte del Gruppo Speleologico CAI di Bolzaneto e ultima spedizione nel 1974 da parte del Gruppo Speleologico di Savona con sole corde. Esplorare l’altopiano con la dovuta attenzione richiede circa 2 h., poi possiamo intraprendere il percorso inverso per fare ritorno al Piglionico ed impiegheremo altre 2 h. per un tempo totale dell’escursione di circa 6 h.: i più esperti, al ritorno, possono risparmiare 1 h. di cammino perché invece di fare ritorno alla Focetta del Puntone, quando siamo in fondo alla Vetricia, nella zona dell’Abisso Revel, possiamo andare a destra in linea retta per andare ad incrociare il sentiero CAI n. 7 che scende dal Rifugio "Rossi" verso il Piglionico; è un fuori sentiero da fare con un po’ di attenzione ma se si mantiene sempre la destra non ci si può sbagliare.