Garfagnana Trekking 8^ tappa


Foto 1

Passo di Pradarena – Rifugio Bargetana
Tempo di percorrenza 4 ore e 30

Tappa del tutto particolare questa, giacché si svolge quasi interamente sul confine regionale tra Emilia e Toscana. Al Passo di Pradarena (m. 1.575), si ricerca la prosecuzione del GT ad est che, assieme ai segnavia della GEA e dello 00, imbocca una pista sterrata che si diparte proprio di fronte allo sbocco della precedente tappa. Trascurata la pista di sinistra che corrisponde ad una variante del segnavia 639 diretta ad Ospitaletto, si procede in leggera salita fino a superare una curva, dove, una ventina di metri dopo, si prende a destra un viottolo che ripidamente sale a tagliare alcuni lunghi tornanti della sterrata.


Foto 2

Nuovamente sulla sterrata, dove in pratica non esiste più sentiero che risale la sponda opposta, si volta a destra e, trascurata una diramazione, ci si accinge a percorrere le pendici sud del M. Asinara. Con buona vista panoramica sulla boscosa alta Valle del Serchio di Sillano, si continua rasentando da una parte faggi e dall’altra pendii prativi fino a raggiungere il Passo della Comunella (m. 1.619), (foto 1) ove si trova un altro collegamento per l’itinerario 639 che corre poco sotto verso nord.


Foto 3

Presa una traccia erbosa che fra i mirtilli taglia alcuni tornanti della sterrata, si tocca una seconda foce, la Paduletta (m. 1.689), nei cui pressi si rimonta un altro viottolo che permette di evitare altre due lunghe svolte della pista. Sulla sterrata ora si costeggiano le pendici di un rilievo e dopo un altro tratto prolungato di cammino, s’arriva alla base sud del M. Sillano, dove si ricerca a sinistra un viottolo che abbandona la sterrata e penetra in un bosco di faggi. Uscito dal bosco, il viottolo si accinge ad attraversare in lungo il versante meridionale del M. Sillano, (foto 2) e con esile traccia in parte esposta, supera un rio e la sorgente Il Monte, posti alla testata della valletta di Camporanda.


Foto 4

Abbandonate le pendici sud del M. Sillano, (foto 3) la traccia nell’erba si discosta dal precipizio e comincia a salire la costa sud occidentale del M. di Soraggio, originario della sottostante e ripida valletta del Ceppatello. Conquistato il crinale, ci si affaccia a nord sulla boscosa Valle del Rimale, alta sulla cosiddetta Lama di Mezzo, chiusa da il Monte ed il M. Belfiore, mentre a sud si apre il vasto anfiteatro calanchivo dei Tre Canali. Con uno sconfinamento nel reggiano, il GT si lascia alle spalle una bella veduta sulle cime appena attraversate, (foto 4) quindi, si appresta a percorrere il crinale de le Porraie, (foto 5) rilievi tormentati a sud da scoscendimenti a picco in parte rocciosi in parte detritici, ma addolciti a nord da lunghe distese prative.


Foto 5

Riconquistato il crinale, spicca a nord una piccola conca glaciale che molto ricorda le alte valli piemontesi, infatti, proprio come loro, essa conserva gelosamente l’habitat naturale della marmotta. Aggirato l’evidente mammellone, s’arriva al colletto delle Porraie (m. 1.797), a nord dell’omonima cima, dove converge a sinistra il segnavia 639a che cala a collegarsi all’itinerario 639 per la Presa Alta. Di fronte appare imponente il M. Cusna, dominante sulla Valle dell’Ozola.


Foto 6

Procedendo verso sud-est (destra), ci si allunga dolcemente in direzione dello spartiacque, che si raggiunge con una diagonale diretta poi a scavalcare altri modesti rilievi. (foto 6) In bella vista sul M. Prado si ritorna sul versante toscano, ove si comincia a perdere quota passando prima un rialzo curiosamente sormontato da ciuffi di piante a basso fusto, ed in seguito, accanto alla chiesetta (sempre chiusa) dedicata a San Bartolomeo, ristrutturata nel 1990. (foto 7)Verso sud si nota l’ampio solco della Valle di Soraggio (confinato dall’Orecchiella) calare sui p aesini di La Costa, Metello, Bricca e Camporanda;


Foto 7

a lato, invece, appaiono la mole del M. Brucina con la sua Foce e l’omonimo rifugio. Dalla cappelletta si percorrono una cinquantina di metri circa prima di raggiungere il Passo di Romecchio (m. 1.680), crocevia d’itinerari CAI come il 74, che a destra scende a Metello, lo 00, che prosegue sullo spartiacque, ed il 633 che, assieme al Sentiero Spallanzani, sale da Ligonchio. Fino a qualche anno fa al Passo di Romecchio, accanto ad un cippo, si trovava piantata sul terreno una grossa pietra su cui erano incisi alcuni versi nostalgici espressi da un contadino; (foto 8)


Foto 8

ad oggi la pietra risulta trafugata. Proseguendo verso sud est, il GT resta accompagnato dalla GEA e si unisce alla continuazione degli itinerari 633 e Sentiero Spallanzani. Costeggiate le pendici nord del M. Ravaianda, esso attraversa in falsopiano un fresco bosco di faggi e giunge alle porte di una vasta prateria raggiunta da un sentiero (633b) proveniente da La Focerella. (foto 9) Si continua transitando alle pendici nord del M. Castellino, entrando ed uscendo più volte dal bosco di faggi, all’interno di una camera impluviale che alimenta il corso dell’Ozola qui quasi nascente.


Foto 9

La camminata ha il giusto premio nell’immediato impatto con la radura su cui sorge il Rifugio Bargetana (m. 1.731), (foto 10) una magnifica struttura ricavata da una vecchia casa forestale costruita nel 1974 dall’Amministrazione delle Foreste per altri scopi. Inserito in un contesto ambientale di sicuro effetto (fonte, prateria, torrentello e bosco nei pressi), il Rifugio Bargetana promette oltre ad una sosta confortevole, la possibilità di assaporare e godere della simpatia e dell’ottima capacità culinaria della giovane gerente Glenda (estate 2006). Il toponimo Bargetana, che tra l’altro comprende tutta l’area che attornia il rifugio estesa tra il Castellino ed il Prado, ricorda la moneta modenese Baggiana coniata nel XVII secolo, cosiddetta perché a forma di grossa fava;


Foto 10

non è escluso però che qualche provenienza sia da attribuire alle “bargioline”, lastre di pietra variamente colorate. Meno probabili i collegamenti con la bergenia (pianta erbacea) ed il bargello, tipico capo dei birri e degli sgherri della toscana medievale. Nel caso in cui al rifugio non vi fosse posto è possibile raggiungere in 30 minuti circa il Rifugio Battisti alla Lama Lite, cui si perviene percorrendo un buon tratto della sterrata che accede alla Bargetana. In tal caso occorre però tener presente che per riprendere il GT è necessario tornare indietro.

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