INCISIONI RUPESTRI di Diego Bertilorenzi

LE SACRE LAME DELLA MONTAGNA

Riflessioni su alcune incisioni rupestri delle Alpi Apuane. Fino a poco tempo fa, rari e frammentari erano gli esempi di arte rupestre rinvenuti sulle Alpi Apuane (1) nonostante la varietà di genti e culture susseguitesi su queste montagne fin dalle epoche più remote (2). La devastante, plurisecolare, attività delle cave di marmo e la totale assenza di ricerche organizzate di rocce incise erano, senza dubbio, le cause principali di questa carenza. Oggi, mentre la lavorazione nei bacini marmiferi, con relativi scarichi distruttivi, continua con grande intensità, sul piano della ricerca si sono avute interessanti ed importanti novità.

E’ di recente pubblicazione uno studio di due giovani ricercatori locali (3) che con lodevole, paziente e meticoloso lavoro, hanno individuato vari siti caratterizzati da espressioni varie di arte rupestre.

Principalmente sono stati rilevati :

  1. Alcuni massi “coppellati” cioè con vari incavi scavati nella roccia e spesso collegati fra loro da canaletti di scorrimento; probabili altari di lontani riti sacrificali.

  2. Una grande piastra rocciosa con incisioni a prevalenti motivi solari : cerchi e dischi con disegni floreali e ruote.

  3. In più zone ed in gran quantità (oltre 100 esemplari, per ora) incisioni raffiguranti la “lama pennata” cioè quell’utensile, ed arma, molto simile alla roncola.

 

Se delle due prime tipologie abbiamo molti esempi in varie zone d’Italia (Val Camonica, Valle di Lanzo, Monte Bego etc.), le figure riguardanti i “pennati” sono esclusive delle Alpi Apuane e ne rappresentano una peculiarità ricca di significati e risvolti.

Su questo tipo di incisioni svilupperemo alcune considerazioni. Innanzitutto alcuni dati tecnici.

Tutti i segni sono stati realizzati marcando solo i contorni, probabilmente a doppia percussione, con uno strumento metallico forse appoggiando le lame alla roccia (4). Solo in un caso si riscontra l’incisione di una grande e solitaria lama a martellina piena.

Esclusi alcuni, evidenti casi di imitazione, anche maldestri, relativamente recenti, buona parte delle incisioni sono state approssimativamente considerate “antiche”, forse “molto antiche”; in attesa di più approfondite analisi che determinino una datazione più precisa.

Infine in un paio di siti, le lame-pennate appaiono associate al simbolo sessuale femminile di tipologia simile a quelli rinvenuti nelle caverne preistoriche e tra le incisioni del Monte Bego.

L’ambiente geografico ed etnico che ha prodotto queste insolite incisioni è assolutamente particolare ed è indispensabile descriverlo brevemente.

Le Apuane, infatti, sono un complesso orografico tra i più singolari e caratterizzati di tutta l’Europa. Si trovano nel luogo esatto dove la penisola italica si stacca dal continente. Un punto di cambiamento, una soglia ed un luogo d’incontro tra condinzioni ambientali assai diverse (5). Questa specificità fece di tali monti un’area di “cerniera” e di trapasso fra culture e popoli senza che venissero mai del tutto cancellate condizioni pregresse. Il modello stanziale si integrò con il modello seminomade pastorale.

In epoca storica, il mondo mediterraneo ed il mondo celto-ligure si incontrarono su questi territori. Così sul piano religioso, culti propiziatori di fertilità e fecondità, propri a ceppi locali più antichi, si integrarono con culti solari ed uranici portati da correnti indoeuropee.

Solo avendo presente questa cornice storico-ambientale e privilegiando gli aspetti simbolici e sacrali che le lame-pennate racchiudono si può spiegare l’eccezzionale ricorrere sulle Apuane di incisioni di un attrezzo non caratterizzante la vita pastorale che rimase pur sempre prevalente nella zona fino a pochi decenni fa.

Nel loro aspetto di arnesi da lavoro, utilizzate per sfrondare i rami, tagliare arbusti e potare, richiamano al mondo agricolo ed al simbolismo degli strumenti ricurvi come la falce, il falcetto e la roncola.

Strumenti associati al simbolismo lunare ed al ciclo vegetale (mietitura = morte e rinascita, potatura = rigenerazione). Saturno, che nel mito insegna agli uomini l’arte dell’agricoltura, è spesso rappresentato con falcetto e roncola. Con un falcetto (che è poi un pennato in miniatura) Crono amputa i genitali al padre Urano detronizzandolo instaurando “l’eta dell’oro”.

Con un falcetto d’oro, nella tradizione celtica, i Druidi recidevano il vischio, pianta sacra, simbolo d’immortalità e vigore ma anche della “Sapienza”.

Ma le lame-pennate furono, per molto tempo, utilizzate come armi (6) come in più di un caso dimostra l’iconografia classica.

Nelle antiche società le armi, oltre ad avere un’ovvia funzione pratica erano caricate di profondi significati. In questo senso le lame-pennate si collegano al simbolismo delle armi da taglio.

Il principio attivo che modifica la materia passiva. Armi da taglio associate da sempre a funzioni apotropaiche; forse per il ferro che le compone, forse per la forma allungata “fallica” che ci riconduce a ideee di fecondità e prosperità; connessione evidenziata, nel nostro caso, dalle già ricordate incisioni di pennati uniti a simboli del sesso femminile(7).

A questo punto cominciano a delinearsi le motivazioni che spinsero a realizzare questi segni nelle rocce. Non solo, e non tanto, passatempi di pastori, segnali di piste di caccia o , forse, di confini tribali ma, principalmente, immagini scolpite per scopi rituali da porre in relazione a culti alpestri, sia pur variamente finalizzati, legati alla sacralità della montagna e delle vette.

A sostegno di quanto sopra possiamo addurre vari elementi:

  1. Come abbiamo visto, il contesto prettamente montanaro; non a caso tali incisioni sono completamente assenti a valle ed in pianura dove pure il pennato è attrezzo diffusissimo. Le “lame” appaiono tutte a quote comprese fra i 900 e i 1200 metri, in ambienti titpicamenti alpestri circondati da cime che riportano il nome di “Penna” o “Pania”.

  2. Non appartengono al simbolismo e all’iconografia cristiana, neppure nella versione ibrida di quel cristianesimo di montagna che ha spesso assorbito simboli di culti precedenti.

  3. Come è stato ben evidenziato da precedenti studi, il Monte Sagro, situato nelle Apuane Settentrionali, fu un enorme santuario dei Liguri Apuani e, forse, di altri popoli più antichi; vertice orientale di quel triangolo sacro che aveva gli altri due estremi nelle aree del Monte Bego e del Monte Beigua, tutte zone ricche di incisioni (8).

  4. Il nome stesso di lame-pennate ci riporta ad aspetti divini della montagna e ci consente ulteriori importanti riflessioni.

 

Il termine “pennato” deriva dal latino “pinna” o “penna” (col senso di “forma allungata”)

  1. originato dalla radice indoeuropea “Petere”(10) “dirigersi”, “cercare di giungere a”. La stessa radice sta, chiaramente, alla base dell’antica voce Penn, attribuita ai Liguri e significante “roccia” o “monte di roccia” (cioè aguzzo) e , in tal senso, tutt’ora in uso nell’area Apuana(11). Con il termine Penna (e il derivante per diversa pronuncia “Pania-Pana”) furono chiamati quei monti e monticelli delle Apuane particolarmente svettanti, caratterizzati da ripide pareti rocciose, che maggiormente davano l’idea di un qualcosa di “allungato” che si “dirige verso un obiettivo” (in questo caso, verosimilmente, il cielo)(12).

 

La radice Penn è alla base del nome di quell’antico nume delle vette Poeninus (poi latinizzato in Jupiter Poeninus o, Appenninus, e da cui anche le Alpi Pennine, e i vari Ben delle montagne scozzesi etc.). Divinità venerata dalle popolazioni celto-liguri delle Alpi (13) ed è probabilissimo, a questo punto, che gli stessi Liguri Apuani chiamarono, consacrandole, le cime delle montagne, circostanti i loro villaggi, col nome del dio delle vette delle “gentes” celto-liguri. Ma non solo.

Il nome stesso degli Apuani potrebbe a sua volta derivare da “Penna-Pana” cioè i liguri “della montagna” e allo stesso tempo, i “devoti” e forse i “discendenti” del dio Poeninus.

Ed ancora : il termine pennato è sinonimo anche di “piumato”, aggettivi questi che ci suggeriscono un’inevitabile collegamento mentale con la fauna volatile. In particolare col Cigno.

Non solo perchè, a ben guardare, la forma della lama-pennata ricorda la testa, il becco ed il lungo collo di tale animale, quasi a simboleggiarlo, ma altresì, perchè il Cigno è strettamente legato, nella tradizione classica, ai liguri. Infatti Cigno fu un re ligure trasformato in uccello dagli dei e suo figlio, il guerriero Cupavone, con le piume di tale volatile aveva adornato l’elmo (15). nel simbolismo tradizionale il Cigno venne considerato come un’epifania della luce solare e fecondatrice (e del dio Poeninus per i Liguri?), associato al culto dell’Apollo nordico e al misterioso popolo degli Iperborei.

Sono dunque indubbie e numerose le valenze spiccatamente simboliche, rituali, magiche e mitiche delle incisioni riguardanti i pennati; segni di “potere” che antichi uomini impressero sulle rocce apuane. Pietra, simbolo d’incorruttibilità, sostanza ed immagine in miniatura di quelle maestose, immutabili montagne, confini di altri mondi, punti di contatto col cielo sempiterno degli Immortali.

 

NOTE

 

1- L’unico testo fino ad oggi (1996 n.d.a.) esistente sul tema era un lavoro di O. Guidi “incisioni rupestri della Garfagnana” Lucca, 1992. In quest’opera l’area Apuana era trattata parzialmente e relativamente al territorio garfagnino.

 

2-I ritrovamenti archeologici dimostrano la frequentazione umana delle Apuane fin dal paleolitico. In proposito vedi A.C. Ambrosi, “Lunigiana: la preistoria e la romanizzazione, 1-La preistoria”, Aulla 1981, pp. 20-57.

 

3-Cfr. G. Citton-I. Pastorelli “Incisioni rupestri sulle Alpi Apuane ed in Alta Versilia, Massarosa, 1995.

4-G.Citton-I.Pastorelli op. cit., pp.40 e sgg.

5- Cfr. G. Pizziolo – L. Decandia – R. Micarelli “I paesaggi delle Alpi Apuane” Firenze, 1994 pp. 11-16

6-Ancora nel XVI secolo, roncole ed aste con lame-pennate fissate all’estremità superiore erano regolarmente usate nellle galee.

7- In ambito popolare, ancora oggi, il pennato è associato al pene ed all’erezione. A tale proposito vi sono tutta una serie di modi di dire e detti “folcloristici”.

8-Sull’ipotesi del Monte Sagro come grande centro sacrale vedi U. Formentini “Monte Sagro. Saggio sulle istituzioni demoterritoriali degli Apuani, in Atti C.I.S.L., Bordighera, 1950 (1952); R. Del Ponte “ Il culto delle vette ed un possibile santuario apuano, ne “Il Corriere Apuano” del 3.6.1995 pp.3.

9- M. Cortellazzo – P. Zolli “ Dizionario etimologico della lingua italiana” Bologna, 1979.

10- N. Zingarelli “Vocabolario della lingua italiana” X ed. Bologna, 1974.

11- A. C. Ambrosi, “Appunti per servire allo studio dell’oronimo Pania e del demotico Apuano”,in “Mem. Acc. Lunigianese si Scienze, Letteree Arti”, La Spezia 1953

12-Vedi i monti : Penna di Sumbra, Penna di campocatino, Penne di Antona, Pania della Croce, pania Secca, penna o Pania Forata etc.

13-R. Del Ponte art. cit.

14-Il passaggio da A-pana a A-puana potrebbe giustificarsi dalla pronuncia locale (e di altre zone del centro-nord) ancora diffusa nel linguaggio degli anziani che dicono “caua” invece di cava, “coua” invece di di coda ecc. La relazione tra “Pana” e “apuana” è stata peraltro già proposta in passato. Ad esempio vedi Santini “Comm. Storico della Versilia Centrale, Pisa, 1858, 02-I-9

15- Verg., Aen., X, 186