In volo dal Monte Sagro


Decollo Santa Lucia

E’ agosto, sono già da alcuni giorni in villeggiatura a Carrara e ancora non ho assaggiato visivamente gli splendidi colori e paesaggi che caratterizzano le Apuane in questa estate soleggiata. Inutile dire che non mi accontento di sguardi lontani lanciati da sotto l’ombrellone e non vedo l’ora di avere un giorno libero per gustarmi un’avventura tutta mia. E’ così che un bel giovedì mattina carico lo zainone del parapendio sulla fidata 500L e parto alla volta dell’ospedale di Carrara, luogo di partenza scaramantico per la corriera che porta tutti i giorni fino a Campocecina. La compagnia sul bus è variopinta e mi fa sempre molta tenerezza vedere le rubiconde signore che abitano queste zone chiacchierare allegramente con la tipica cadenza Carrarina. Mi ricorda sempre la mia Nonna e con lei le mie origini. Ma, passiamo alla gita. L’autista tiene duro fino a dopo Castelpoggio ma alla fine cede alla curiosità e mi pone la fatidica domanda: “ma dove vai con quel bestione sulle spalle ?” alla quale rispondo con lo spiegozzo di rito sul parapendio.

 

Sceso sul piazzale delle cave mi godo per un po’ lo splendido panorama e sono finalmente contento di vedere la spiaggia dai monti e non viceversa. La camminata inizia subito con gli evidenti contrasti che caratterizzano questa zona, cave orrendamente mutilanti da una parte e dall’altra montagne armoniose con tonalità di colori stupendamente degradanti dal verde al grigio. E’ pur vero che tutti dobbiamo mangiare e l’economia della zona si regge sul marmo, ma non riesco mai a restare indifferente alla bieca distruzione di qualcosa di così bello. Il sentierino n. 172 che imbocco percorre il crinale che si dirige a S-E, arrivando a lambire alcune terrazze ricoperte di prati che invogliano a pensare a splendide notti in tenda sotto le stelle…. degnamente accompagnati. :-) Ma è meglio tornare alla realtà, la via è ancora lunga e fa veramente caldo. Arrivato a Foce della Faggiola mi godo l’impressionante panorama verticale che si apre sulla valle di Colonnata e mi lascio cullare dalla brezza che soffia fresca verso di me.


In atterraggio su Carrara

Assorbito come sono da questi panorami non mi fermo a pensare alla direzione del vento, fatto che come leggerete in seguito sarà poi decisivo durante il volo. L’ascesa alla punta prosegue per stupendi prati in un clima sempre più tropicale. Arrivato in cima ho la piacevole sorpresa di non essere solo e dopo alcuni minuti di chiacchierata scopro inoltre che la compagnia è addirittura autorevole. Il momento è emozionante, perché mi trovo di fronte ad un uomo che aveva la mia età e si trovava al Rifugio Aronte quando questo festeggiò i suoi 50 anni, gli amanti delle Apuane sanno bene che di recente ne è stato addirittura festeggiato il centenario !! Il signore in questione è l’autore della splendida tavola d’orientamento recentemente installata sulla cima, uomo di cultura, gran conoscitore dell’intera zona ed alpinista provetto. Ad ottantacinque anni in cima al Sagro, un uomo che ha scalato diversi 4000 ed è stato il responsabile di un progetto al quale lavorò anche mio nonno durante la guerra.

 

L’emozione da parte mia è veramente incontenibile. Resto ad allietarmi per un’oretta circa con le innumerevoli storie del passato ambientate nelle mie amate montagne, e poi visto che le condizioni rinforzano decido che è ora di concentrarsi sul volo. Apro il parapendio subito sotto la punta, prua al vento su uno splendido prato di paleo adeguatamente inclinato. Entro nell’imbrago, attendo il momento giusto, controlli prevolo e via! In un attimo tutto diventa silenzio e sento solo più il sibilo della vela che taglia l’aria. Viro verso il Sagro per dare uno sguardo ed un saluto e poi prendo subito la direzione di Carrara, distesa in lontananza sotto una leggera foschia. La prima decisione di volo è subito un errore e qui entra in gioco la brezza che spirava dalla Foce della Faggiola che mi avrebbe dovuto far pensare a quale versante scegliere per il volo anzichè sollevarmi dalla calura estiva! Volo così tenendomi alla sinistra della cresta e accorgendomi presto che è esattamente sottovento alla brezza dominante che sale da Colonnata.


Il Pizzo d’uccello visto dal Sagro

Per il lettore non “volatile” spiego subito che quest’errore si traduce presto in un tasso di discesa elevato, che mi fa perdere tantissima quota e mi espone al rischio di non arrivare in atterraggio. Beh, piangere sulle ferite non serve a nulla e quindi appena trovo un passaggio scollino dall’altra parte, sbucando sulla cima di una cava impressionante. Dunque, sono partito da Mt. 1.740 circa e dopo pochi minuti di volo mi trovo a quota 1.000. Non resta che sperare in qualche innesco termico che per fortuna si presenta quasi subito non appena riesco a volare sul versante giusto ! Sto così sulla verticale della cava a girare una termica piccola e scarrocciata, che però è al momento la mia unica speranza di fare un po’ di quota. Giro fino alla nausea ma tra un passaggio mozzafiato a filo cresta e qualche botta alla vela in turbolenza riesco a raggiungere quota 1.250, più che sufficiente per spostarmi, cercarne un’altra e superare le linee dell’alta tensione che sovrastano Carrara. Così faccio dirigendomi verso la città in una calma di condizioni quasi irreale.

 

Il mio variometro non si sposta mai da un piattissimo –1 Mt al secondo che è più o meno il tasso di caduta medio della mia vela in aria calma. Dunque, in parapendio quando non si riesce più a salire bisogna atterrare e così faccio dando la prua alla Pretura di Carrara, edificio orrendo ma chiaramente visibile dall’alto, situato prima dell’atterraggio. La quota mi permette di volare tranquillo in condizioni di massima efficienza e mi diletto quindi a scattare qualche foto di Carrara dall’alto. Mentre sorvolo il “Cafaggio” pensando all’ottima focaccia che mio cugino vende qualche centinaio di metri sotto i miei piedi succede un inconveniente. La brezza tanto morbida che c’era in decollo si è trasformata in un venticello imperioso che soffia sopra i tetti di Carrara e….. sob, mi ostacola duramente il raggiungimento dell’atterraggio ! Provo ad accelerare in un angosciante “forse ce la faccio” ma illudermi non mi piace molto e constato quindi in fretta che tanto in quel prato non ci arrivo.


Appena lasciata la termica sulle cave

 Il problema è che a Carrara non esistono alternative valide per l’atterraggio, ovunque ci sono strade, case, tetti e cavi elettrici e infilarsi tra questi ostacoli è veramente rischioso. Comunque non ho alternative e nei pochi minuti che seguono individuo una via larga e tranquilla ed un parcheggio vicino al ponte di fianco alla Pretura come uniche possibilità. Preoccuparsi non serve e punto dritto verso il parcheggio che mi ispira molto di più della citata stradina. Atterro placidamente davanti ad una signora che esce dal parcheggio con la sua Panda blu sgranando gli occhi increduli nell’immaginarmi stampato sul suo cofano. Ebbene no, l’atterraggio non ha conseguenze, le sorrido, ripiego la vela e me la svigno prima che qualcuno mi dica qualcosa. E’ stato un volo stupendo, in atterraggio mi è andata bene ma l’accaduto deve farmi riflettere: la quota non è mai troppa!