La penna di Lucchio


Aldo sulla vetta

Questa montagna di origine calcarea sovrasta il paese di Lucchio: è alta 1176 m. e domina le valli della Lima e della Svizzera Pesciatina; quando sono andato a Lucchio con il mio amico Simone, siamo andati alla rocca che sovrasta il borgo ed abbiamo visto questo monte che ci è apparso subito bellissimo tanto da desiderare di andarci. Per giungere sulla vetta si può partire anche da Lucchio, seguendo un sentiero che ha inizio proprio sopra la fonte posta a sinistra poco prima dell’ingresso in paese, ma noi abbiamo deciso di partire dalla località di Croce a Veglia (906 m.), posta sul crinale spartiacque tra le valli della Lima e del torrente Pescia, proprio sopra l’antico paese di Pontito, paese al quale mi legano antichi ricordi di gioventù in quanto vi ho disputato due tornei estivi di calcio perché qui condotto dall’amico Mauro Melani di Bottegone, la cui moglie è proprio originaria di Pontito.


Penna di Lucchio, Monte Memorante
e Monte Prato Fiorito

A Pontito si può giungere sia da Pescia, percorrendo tutta la strada della Svizzera Pesciatina, sia da Pistoia arrivando prima alla Femminamorta e poi attraversando i paesi della Val di Forfora, Crespole, Calamecca e Lanciole. Prima di arrivare a descrivere l’itinerario, spendiamo, come sempre, due parole sul luogo che andiamo ad attraversare. L’antico castello di Pontito è ubicato alla sommità della Svizzera Pesciatina, vicino alla sorgente del Pescia; nel suo isolamento, Pontito, già conosciuto nel IX secolo, conserva intatte le fortificazioni, che racchiudono tutto il centro abitato. Questo si adagia sul fianco della montagna in forma di ventaglio, con strade a raggiera che convergono in alto sulla Chiesa dei SS. Andrea e Lucia, un possente edificio in pietra originariamente romanico. Al suo interno, tra vari arredi di pregio, spiccano il fonte battesimale in marmo scolpito (XV sec.), l’altare maggiore in marmo policromo e un organo antico che è il più grande della montagna pesciatina.


Monte Prato Fiorito

Da Pontito, ancor oggi apparentemente remoto tra i boschi di castagno, è partito un cittadino illustre: Lazzaro Papi, letterato di fama tra Settecento e Ottocento, medico al seguito della Marina di Sua Maestà Britannica in India e primo traduttore in italiano del Paradiso Perduto di John Milton. Lasciato questo bel paese saliamo su strada asfaltata verso l’antico oratorio della Madonna delle Grazie, lo oltrepassiamo e, non appena la strada diviene sterrata, sulla destra notiamo le prese dell’acquedotto civico di Pescia: bisogna prestare un po’ di attenzione perché in basso, sotto il livello stradale, si trova un rubinetto a cui attingere acqua fresca; è meglio approfittarne perché non troveremo più acqua sul nostro cammino. La strada bianca si inerpica sui fianchi della montagna fino a giungere alla località di Croce a Veglia (906 m.) caratterizzata da una antica cappellina: qui la strada stessa spiana e procede in falsopiano.


Monte Memoriante con Rondinaio sullo sfondo

Questo luogo era famoso in antichità perché vi si trovava un ospitale che forniva ospitalità ai viandanti che percorrevano l’antica strada che univa Lucchio e la Val di Lima a Pescia ed è sempre stato un sito utilizzato per l’allevamento delle pecore. Da Croce a Veglia ci dirigiamo a sinistra lungo la strada sterrata che conduce in una bellissima zona prativa dove si trovano mucche alla stato brado: giunti ad un bivio, si segue la strada destra, tralasciando quella sinistra che conduce a Case Giannini. Questa zona presenta un terreno di aspetto rossastro, con pietra a forma di scaglia (calestro), a denotare chiaramente l’origine calcarea: qua e là si notano concrezioni e cristalli di quarzo e calcite nonché di manganese. Dopo aver percorso poche centinaia di metri dal bivio per Case Giannini, è meglio parcheggiare l’auto (a meno che non si sia dotati di un fuoristrada): a questo punto si prosegue a piedi seguendo un sentiero segnato, ma sicuramente segnato da tanti anni tanto che in alcuni punti si fa fatica a vedere i segnavia bianco – rossi.


Monte Memoriante

Dopo circa 15 minuti di cammino, sulla sinistra del sentiero, si trova una località detta Le Calcinaie: qui si trovano antiche costruzioni di forma circolare scavate nel terreno e anticamente usate per fare calcina, ricavandola dal pietrisco calcareo presente in zona. Ora il sentiero scende rapidamente a sinistra nel castagneto e aggira il rilievo calcareo: in questo punto è necessario prestare un po’ di attenzione perché qui la segnaletica è piuttosto scarsa; si prosegue poi per un tratto in falsopiano fino a che il sentiero non inizia rapidamente a salire zigzagando tra alcune rocce che scricchiolano al nostro passaggio facendoci chiaramente intuire che queste rocce sono i “Diaspri”, dal colore verde scuro. Proseguendo nel cammino attraversiamo una cerreta fino a che non giungiamo ad una insenatura chiamata Sella del Romitorio (m. 1049), 45 minuti di cammino da quando siamo partiti: qui a sinistra ha inizio il sentiero per il Monte Memoriante (m. 1151), ma noi andiamo a destra seguendo la cresta della Penna di Lucchio fino a che non giungiamo sulla vetta a quota 1176 m..


La Cappella di Croce a Veglia

Sono trascorsi 1 h. e 15 minuti dalla partenza. Dalla vetta della Penna si gode di un panorama eccellente: si vedono le Apuane, tutto il crinale appenninico, il Balzo Nero e sotto di noi l’inconfondibile sagoma del paese di Lucchio, abbarbicato alla montagna e sovrastato dalla sua rocca; è veramente incredibile quello che si veda da questa montagna. Dopo aver ammirato il panorama possiamo fare il percorso inverso per fare il quale impiegheremo circa 1 h. per un tempo totale di escursione di 2 h. e 15 minuti. Dal libro “Storie e leggende della montagna lucchese” di Paolo Fantozzi edizioni “Le Lettere”, affascinante libro sulle leggende che popolano le montagne della lucchesia. La Penna di Lucchio – Si tratta di un modesto rilievo, ma dall’aspetto impervio e roccioso.


Simone sulla vetta

Dal Passo di Croce a Veglia, dove durante il medioevo si trovava un ospedale per l’accoglienza dei viandanti che scendevano nel versante pistoiese, si raggiunge il modesto abitato di Case Giannini da dove la Penna di Lucchio appare come una piramide nuda e scoscesa. Nelle notti d’estate i pastori del luogo vedevano processioni di lumini che salivano lentamente i fianchi del monte e, una volta raggiunta faticosamente la vetta, vi sostavano fino alle prime luci dell’alba e sparivano nella luce del mattino. Allora si pensava che fossero anime del purgatorio salite lassù per scontare i loro peccati e per loro venivano recitate preghiere.