Lunigiana Antica

 
Pontremoli (Capoluogo)

CENNI STORICI
Una lacerazione che era già da tempo una realtà all’inizio dell’età moderna e che viene sancita in maniera emblematica a metà del XIXº secolo, quando, col trattato di Firenze 1844, che chiude definitivamente il periodo napoleonico e la restaurazione ad esso seguita, si parla di ben tre Lunigiane. Una Lunigiana parmense assegnata al ducato di Parma, con Pontremoli e Bagnone; una Lunigiana modenese assegnata al ducato di Modena, con Fivizzano, Aulla, Licciana, Massa e Carrara; una Lunigiana sarda, assegnata al Regno di Sardegna, con Sarzana, La Spezia e la val di Vara. Una divisione che ci dice tuttavia molto sui veri confini storici della Lunigiana, vale a dire i confini dell’antica diocesi di Luni e del comitato come realtà politica e amministrativa: una divisione che ci presenta in maniera ben percepibile la Lunigiana storica, nei suoi confini ben definiti, ma sempre calpestati. Non era infatti finita.

 
Aulla

Nel 1859, con l’unità d’Italia sancita con scarso rispetto delle caratteristiche e degli ambiti regionali, il dittatore di Modena Farini spaccava in due il territorio della Lunigiana storica, creando la provincia di Massa e Carrara con la val di Magra e la Garfagnana, mentre La Spezia e la val di Vara venivano assegnate alla provincia di Genova. Quando però nel 1923 nascerà la provincia di La Spezia la delusione per i lunigianesi sarà nuovamente cocente: la provincia non comprenderà la val di Magra. Ne le cose muteranno l’anno successivo con il nuovo assetto delle regioni Toscana e Liguria.

 
Casola

Quella strana provincia della quale facciamo parte e che porta i nomi di due città molto diverse tra di loro, Massa e Carrara, ma che ancor oggi sono confuse dalla maggior parte degli italiani, che credono trattarsi di un’unica città, quella strana provincia, perdeva la Garfagnana, diventava leggermente più omogenea, ma la Lunigiana storica era definitivamente divisa tra due provincie e tra due regioni. Non ci sentiamo toscani e i toscani ci reputano tali solo in periodo elettorale, non siamo liguri e non emiliani. Siamo e dobbiamo sentirci lunigianesi, con tutto l’orgoglio delle nostre radici culturali. Questi cenni storici sono stati raccolti e condivisi da Rugggio, dal sito: www.lunigianastorica.it/storialunigiana.asp.

 
Filattiera


Fivizzano

LE ORIGINI
Sotto l’aspetto politico-religioso il territorio del comune di Albareto faceva parte dell’antica Diocesi di Luni e in seguito all’insabbiamento di questa Città, a Sarzana. Alla dominazione romana seguì quella dei Goti (V° secolo), quindi quella bizantina (VI° secolo) a nord del Gotra e di Longobardi a sud. Albareto fu propietà dei Malaspina. Situato nell’Alta valle del Taro a m 411 di altitudine, Borgotaro è il centro più importante dell’Appennino Parmense. Territorio sul confine toscano, nel cui possesso si alternarono e susseguirono Impero, Monastero di Bobbio in Diocesi di Luni, Comune di Piacenza, Landi, Santa Sede, Malaspina, Visconti, Fieschi, Sforza, Doria, Farnese, Austria, Borbone, Impero Francese. Tra le tante vie "romee" o "francigene" che portavano a Roma i pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa, ve n’era una di grande rilievo che tagliava trasversalmente le alte valli del Taro e del Ceno.

 
Licciana

I pellegrini, ma anche i mercanti e viandanti, che intendevano percorrere questa strada, giunti a Fiorenzuola d’Arda abbandonavano la via Emilia per puntare su Castell’Arquato e quindi attraverso Lugagnano, Velleia, Morfasso, Bardi, Gravago, giungevano a Borgotaro, l’antica "curtis Turris" appartenente al monastero di Bobbio. Da qui, attraverso i passi del Bratello e del Borgallo si arrivava a Pontremoli dove la strada si ricongiungeva con la via di Monte Bardone. Il comune di Tornolo, borgo montano dell’alta val Taro situato alle pendici del Monte Zuccone. Scarse sono le testimonianze storiche relative a questo territorio; seguì le sorti di Sesta Godano in Liguria. Si succedettero le dominazioni dei Malaspina, dei Fieschi e dei Landi. Nel 1682 subentrarono i Farnesi.

 
Mulazzo

MARTORIATA LUNIGIANA
La Lunigiana venne smembrata in epoca feudale, comunale, delle signorie e successivo periodo della costituzione degli stati moderni. Questo secolare processo di disgregazione fu dovuto a un concorso di cause varie. Esso si attuò nei modi più insospettati, da cui derivarono incoerenti complicazioni territoriali e amministrative. Opera non lieve di smembramento fu compiuta dai Malaspina, che, sebbbene avessero nell’alta val di Magra il feudo più vasto, non riuscirono a formare un’unità politica. Ma anche i tentativi espansionistici dei comuni vicini: Piacenza, Parma, Genova, Lucca, Pisa, nonché di varie signorie, alcune delle quali con sede in quegli stessi territori, contribuirono a tenere smembrata e debole la Lunigiana.

 
Podenzana


Tresana

S’aggiunga, per accrescere questa penosa situazione, che la Lunigiana fu, in epoca più moderna, oggetto e teatro di lotta fra Genova, Milano e Firenze. L’espansione di Genova aveva il carattere vero e proprio di una integrazione territoriale, spinta verso i suoi confini regionali, si stabilì nella val di Vara, lungo la riviera, nel golfo della Spezia, a Sarzana, cercando di raggiungere Pontremoli. ed alcune località dell’alta val di Magra. Milano, conquistato il Pontremolese che rimase suddito, sia pure saltuariamente, per circa due secoli e mezzo, al suo dominio. La infiltrazione di Firenze, per la tattica adoprata, cioè mediante possessi indipendenti uno dall’altro, lontani dal governo centrale e considerati quasi autonomi. Questi fatti finirono per rendere stazionarie le condizioni di frazionamento della Lunigiana, e tali esse si mantennero fino alla rivoluzione francese.

 
Villafranca

Con la creazione di dipartimenti e circondari, Napoleone, unendola alla Liguria riportava la Lunigiana nel complesso regionale del nord dell’Italia, come esigeva la situazione geografica. Dopo il congresso di Vienna (1815), la regione subì altre non facili mutazioni. L’alta val di Magra, ovvero il circondario di Pontremoli e di Bagnone, con i tre comuni della val di Taro, passò agli stati parmensi con la denominazzione di Lunigiana parmense. La media val di Magra, da Villafranca a Santo Stefano, da Podenzana a Fivizzano, Treschietto compreso, passò, insieme alla plaga più meridionale della regione, al di là del bacino della Magra, cioè ai territori di Carrara, Massa e Montignoso, agli stati estensi con la denominazione di Lunigiana estense.

 
Zeri

La bassa val di Magra, da Santo Stefano alla foce, dal golfo della Spezia al territorio di Lèvanto incluso, passò agli stati sardi, parte distinta come Intendenza del Levante, con la denominazzione di Lunigiana Genovese. Lo stato unitario se, politicamente, liberò la regione emiliano-lunigianese dal gravame dei piccoli stati ducali, non pervenne mai, dopo il 1859, ad una basata riforma amministrativa a riconoscimento della integrità territoriale della Lunigiana. Chè il termine stabilito in quell’anno come provvisorio è rimasto più o meno tale finora fra la Liguria e la Toscana, cioè fra la provincia della Spezia e quella di Massa e Carrara. Non siamo Toscani, del resto, ancor oggi i montignosini, e con loro i massesi, dicono "andare in Toscana" allorchè valicano la Porta Beltrama. Estratto da "Lunigiana" di Giovanni Petronilli, editrice S.E.I. da pag. 5 a pag. 8.