In vetta alla Tambura dalla Lizza di Padulello


Ricordo dell’ascesa alla Tambura


Salendo verso la Tambura

L’itinerario inizia da Resceto, paese cui si arriva da Massa per la via della Bassa Tambura: come sempre raccomando di fare rifornimento d’acqua alla sorgente situata sulla strada prima di Canevara anziché nella piazza dove dobbiamo lasciare l’auto. Il percorso descritto ricalca una delle più famose lizze delle Apuane: la lizza del Padulello, detta anche lizza Silvia o lizza Pellini, che dalle pendici del Monte Cavallo, m. 1889, giunge fino a Resceto, m.485. La lizza, per chi ancora non lo sapesse, era la slitta sulla quale venivano caricati i blocchi di marmo estratti dalle cave, che poi venivano fatti scivolare lungo dei piani inclinati scavati sui fianchi o lungo i pendii delle montagne, chiamati vie di lizza; con il passare del tempo le vie di lizza hanno assunto la solo denominazione di lizza. Quella ora descritta inizia dalla cave del Padulello, alle pendici del Cavallo, a quota 1414 e termina alla Casa del Fondo a m. 627 sul tracciato della Via Vandelli: non è la più lunga lizza né quella che supera il maggior dislivello, ma è unica per la pendenza sempre fortissima, con il 15 % nel tratto più alto e poi sempre fa il 50-60 % con punte dell’80-90% e chi l’ha percorsa non se la può scordare per la fatica immane che richiede; io e i miei amici l’abbiamo salita nel mese di agosto ed è stata un’impresa sia per la ripida pendenza sia perché completamente esposta al sole con enorme consumo di acqua, ma percorrerla dà enorme soddisfazione perché ci si rende conto di cosa fosse la lizzatura e, inoltre, è ben conservata e ci sono ancora infissi nella roccia i pri (pali di legno a cui venivano avvolti i canapi che tenevano la lizza) lungo il tracciato.


La cava del Padulello


Il rifugio Aronte e la punta Carina

Dalla piazza di Resceto si prende a destra lungo la via Vandelli (sentiero CAI n. 166/b) fino ad arrivare a quota 627 alla casa del Fondo, un edificio recentemente restaurato: qui dobbiamo stare un po’ attenti e salire cercando le tracce della lizza, qui non molto chiare. Una volta trova la via di lizza la si affronta con determinazione e impegno perché la pendenza è subito impressionante (80-90 %) ma è molto ben conservata: dopo circa 1h30 si incrocia un sentiero che proviene da destra da Foce della Vettolina (m. 1059) antico valico di pastori, e si affronta ora la lastronata di marmo del Piastrone (m. 1357) grazie a tacche intagliate nel marmo per giungere nei pressi delle cave del Padulello, quota 1414. Qui, anziché proseguire per le cave, visto che la lizza è scomparsa a causa dei detriti caduti per la costruzione della soprastante strada, si prende a destra seguendo sempre il sentiero CAI n. 166/B e, prestando un po’ di attenzione a causa di un passaggio esposto, si sale sopra Piastra Marina a trovare la strada di cava e su questa giungere al Passo della Focolaccia a quota 1620; sono circa 3 ore che siamo partiti da Resceto. Prima di arrivare al passo è opportuno dare un’occhiata alla bella guglia della Punta Carina e al rifugio Aronte, il più antico delle Apuane: la zona è devastata dalle cave, ma è di incomparabile bellezza.


La salita della lizza del Padulello

Dopo essersi riposati si affronta ora l’ascesa alla vetta della Tambura, m. 1890, per altezza il secondo delle Apuane; il percorso non è difficile, ma segue sempre la cresta del monte lungo il sentiero CAI n. 148, per cui dobbiamo stare un po’ attenti:dopo aver superato a metà percorso una spalla della Monte Crispo, in un’ora si arriva sulla vetta. Il panorama è eccezionale: lo sguardo si rivolge a tutte le cime delle Apuane, alla Garfagnana, agli Appennini, alla Versilia, al mar Tirreno; dopo essersi riposati si inizia la discesa verso il Passo della Tambura cui si giunge dopo circa un’ora. Qui, se si è finita la scorta d’acqua, scendendo per un breve tratto sul versante garfagnino, si può trovare una sorgente. Dal Passo della Tambura, seguendo la Via Randelli lungo il sentiero CAI n. 35, in circa 2h30 si può far ritorno a Resceto, fermandosi, se siamo molto stanchi, a rifocillarsi nel luogo detto dei Campaniletti dove si trova il rifugio "Nello Conti" intitolato a una famosa guida di Resceto; l’intero itinerario richiede dalle sette alle otto ore di cammino ed è molto faticoso.