La Pania della Croce dal tramonto all’alba

di Barbara Santucci

Scrivo dalla vetta della Pania della Croce, 1858m, la più alta del gruppo delle Panie. A tratti alzo gli
occhi dal mio taccuino per ammirare una incredibile vista sul mare, in particolare sulla costa della
Versilia.
Un’ora di cammino dalla piccola cappella di Piglionico lungo il sentiero numero 7 fino alla prima
tappa, il Rifugio Rossi, in attività dal 1924 con un susseguirsi di coraggiose gestioni da parte di
grandi uomini e donne che ne hanno fatto negli anni un luogo di sosta accogliente per i viandanti
delle Apuane.
Approfitto di una pausa di qualche giorno dai miei concerti estivi per scappare e raggiungere con
mio marito Simone, questi luoghi incantati, dove si respira la natura selvaggia ma anche il silenzio
rispettoso di un luogo magico.

Oltrepassato il rifugio, in meno di un’ora attraversiamo il famigerato “vallone dell’inferno”, una
pietraia scivolosa che già dal nome vi trasmette ansia e preoccupazione.
Ai piedi di questa salita impegnativa possiamo riconoscere una cavità naturale nel terreno, che
prende il nome di “buca della neve”, tristemente nota per aver accolto vittime negli anni durante la
stagione invernale.
Arriviamo in cima, dapprima sulla cresta e poi girando a sinistra per qualche altro centinaio di
metri, si perviene alla vetta con la sua immensa e maestosa croce, che tocchiamo con rispetto.
La vista del mare con i miei piedi sulla vetta è sempre una emozione incontrollabile e le lacrime
scendono inesorabili anche stavolta.
Non è la prima volta che vado sulle Apuane, anzi, cerco di tornarci periodicamente perché il senso
di pace e serenità che mi pervade camminando per questi sentieri, non riesco a trovarlo altrove.
Ricordo con chiarezza un anno fa, in un isolato giorno di “zona gialla” in cui, con altri due cari
amici, siamo saliti in vetta, stavolta in invernale. Rammento l’emozione viva di camminare con i
ramponi sulla cresta innevata, ricordo anche di aver alzato lo sguardo verso il mare incantato, con i
piedi sulla neve e la mia amica Laura che appoggia la sua mano sulla mia spalla. Impossibile
controllare la commozione.
Stavolta abbiamo deciso di provare una esperienza straordinaria, talmente intensa da non riuscire a
raccontarla pienamente a parole; parole che si perdono in due momenti precisi, l’alba e il tramonto
dalla Pania della Croce.
In ordine temporale parto dal secondo episodio. dato che appunto giungiamo in vetta al crepuscolo.
In un primo momento ci siamo solo noi due e una ragazza da sola. Un tipo molto particolare,
estremamente amichevole, una loquacità che però stava contrastando col mio bisogno di silenzio in
quel momento, di riflessione e meditazione. Tuttavia, porto a quella donna un immenso rispetto,
perché capisco che quella esperienza è importante ed intensa anche per lei. Ne ammiro la decisione,
la tenacia e il coraggio.
In realtà, poco dopo, la piccola vetta si riempie di un gruppo di giovani ragazzi e la nostra unica
tenda trova presto altre numerose compagne di avventura.

Seduta sul mio mini sgabello portatile, con gli ultimi raggi del sole che mi scaldano il viso, sento
davvero di essere appagata e in pace.
Il tramonto dalla Pania è uno spettacolo magnifico, da togliere il fiato. Il sole si perde all’orizzonte e
si tuffa nel mare della Versilia, mentre sulla terraferma le luci si accendono per lasciare spazio alla
sera.Il buio giunge troppo presto, quasi mi viene da afferrare con le mani il sole per mantenerlo in alto
sull’orizzonte; invece, questo si tuffa nel blu profondo e ci lascia ben poca luce. E’ il momento di
accendere le frontali, un vento tiepido ma costante soffia e noi ci prepariamo la cena a base di cibi
liofilizzati.
Le ore passano veloci tra una chiacchera e l’altra, ma ben presto ci infiliamo nei sacchi a pelo per
dormire qualche ora, prima del prossimo grande evento….
sono le 5.40, apro gli occhi con la voce di Simone che mi parla “hey, vieni! esci dalla tenda su!”. La
lotta contro il sonno è grande, io a differenza sua faccio davvero fatica a svegliarmi presto la
mattina. ho sempre invidiato la sua sana energia in queste prime ore del giorno.
un bagliore illumina debolmente la tenda. Una volta fuori, ancora assonnata, raggiungo il mio
sgabello e osservo la sottile linea aranciata che sovrasta le montagne dietro la Pania Secca, la sorella
minore della Regina, dove siamo adesso. Chiamata cosi per il caratteristico colore grigio dato dalla
quasi totale assenza di vegetazione.
In pochi minuti il bagliore si fa più intenso, si riesce a prevedere il punto preciso dove il sole
sarebbe sorto da lì a poco.
Attorno a me gli altri escursionisti assonnati osservano in un religioso silenzio questo spettacolo
inconsueto. I loro volti sono attoniti, immobili e rapiti da ciò di cui i loro occhi si stanno
riempiendo.
Simone prepara una moka, nel frattempo il sole fa capolino da est dietro le montagne, esattamente
nel punto che avevamo previsto. Dapprima una debole striscia di luce, subito dopo la figura rotonda
si staglia di fronte a noi in tutta la sua imponenza.
I nostri volti emozionati si godono il tepore del mattino ormai cominciato, mentre la Pania della
Croce proietta la sua caratteristica ombra triangolare sulla costa e sul mare.
E’ l’alba di un nuovo giorno, pieno di speranza e ottimismo per il futuro.

Barbara Santucci