Prima vittima della stagione

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  • #3593
    Anonimo
    Ospite

    Apprendo solo ora dal TG5 del primo morto ieri (07/12) sulle Apuane:
    cito la fonte ANSA reperita online:

    8 dicembre 2008 – E’ morto l’escursionista che nel tardo pomeriggio di ieri ? scivolato in un pozzo carsico delle Apuane, mentre stava compiendo un’escursione sul Pania della Croce, nel canalone della Vetricia. L’incidente ? avvenuto all’imbrunire di ieri, mentre l’escursionista stava tornando al rifugio Rossi. La conferma arriva dal Soccorso Alpino della Toscana. I soccorritori speleologi hanno raggiunto l’uomo in fondo al pozzo a una profondit? di 110 metri. Il corpo dell’escursionista, un lucchese, di cui non sono state rese note le generalit?, verr? recuperato in mattinata.(Ansa)

    Effettivamente mi hanno riportato di condizione neve piuttosto impegnative in Apuane.

    #3594
    Anonimo
    Ospite

    E purtroppo se ne aggiunge gi? un altro. Caduto nelo tratto che porta dalla finestra Vandelli a Passo Tambura. Almeno cosi riportano le agenzie

    #3598
    Anonimo
    Ospite

    Fa una certa impressione apprendere quest’ultima notizia… visto che proprio ieri io ho percorso in discesa il tratto di Vandelli in questione :(
    Avevo anche scritto proprio qui sul forum di come la via non fosse tracciata e presentasse difficolt? superiori all’usuale, con traversi ripidi e ghiacciati.

    #3599
    Anonimo
    Ospite

    Complimenti ai miei amici per l’impresa e in particolare a Dave77 per la solitaria in Tambura.
    Io ,con i miei limiti su neve, mi sono accontentato di andare ieri sul Sagro dove peraltro mi sono potuto rendere conto di quanto fosse insidiosa e pericolosa la neve per cui immagino la cresta nord della Pania Secca e anche il canale NO della Tambura quante difficolt? (tecniche e psicologiche) possano aver opposto.
    Esprimo anche le mie condoglianze alle famiglie dei due alpinisti caduti in questo tagico week end apuano.
    Un saluto a tutti.

    #3600
    Anonimo
    Ospite

    Beh non esageriamo…
    il canale della Tambura a parte qualche saltino iniziale non ? niente di che se si ? abituati a fare questo tipo di salite: viste le pendenze relativamente contenute, infatti, anche con la neve ghiacciata non ci sono grossi problemi, a patto, lo ripeto, di avere un minimo di esperienza e preparazione.
    Tutt’altro discorso per la cresta della Secca, che ci ha fatto abbastanza tribolare e richiede la progressione in cordata etc. etc.

    Comunque, personalmente, mi ha fatto molto riflettere il fatto che nonostante queste condizioni fossero ampiamente previste, siano ugualmente capitati gravi incidenti… (e dire che in giro non c’era certamente la calca).

    #3601
    Anonimo
    Ospite

    davec77 scritto:

    Comunque, personalmente, mi ha fatto molto riflettere il fatto che nonostante queste condizioni fossero ampiamente previste, siano ugualmente capitati gravi incidenti… (e dire che in giro non c’era certamente la calca).

    ci stavo giusto riflettendo anch’io….

    il giornale ? un bollettino di guerra…

    2 morti
    1 ferito nel retrocorchia
    1 ferito grave all’abetone
    2 recuperati in appennino

    senza considerare quello che ? accaduto al nord…

    rimango veramente allibito tuttavia da alcuni fatti: il capo del soccorso alpino versiliese ha smadonnato (metaforicamente ovviamente) a buon ragione: pare che l’escursionista del retro corchia, il cui recupero ha richiesto 5 ore nella nottata di domenica (entrambe le gambe fratturate,) si fosse avventurate senza attrezzature, che considerando le condizioni del we non capico come possa avvenire.
    Anche il morto della vetricia forse si poteva evitare: mi domando cosa ci si fa alle 17.30 (gi? buio da pi? di un’ora…) in quella zona da evitare come la peste. Gi? in estate ? pericolosa, temuta persino dagli speleologi (non ? un caso che vi sia l’abisso di revel…): l’anno scorso per salire alla amoretti ci sono passato e non mi ? piaciuta per niente nonostante la neve non fosse ghiacciata, non voglio immaginare come si dovesse presentare con tutte quelle doline in questi giorni.

    Come al solito i discorsi a posteriori son buoni tutti a farli e la fatalit? non guarda in faccia all’esperto o al principiante ma un minimoo di informazione preventiva prima di una anche facile salita dovrebbe far parte del buon senso di qualunque escursionista.
    Rimango del parere che le nostre montagne siano ampiamente sottovalutate.

    #3614
    Marco di AS
    Partecipante

    Pienamente d’accordo sulla sottovalutazione. Secondo me in troppi si avventurano in alto con queste condizioni di neve senza avere non solo la necessaria preparazione ma neppure la consapevolezza di cosa possono trovare. E spesso, come nel caso dell’incidente sulla Vandelli, non basta neppure tornare indietro, come stava facendo quel gruppo e come in certi casi ho sempre fatto anch’io, se hai gi? superato il punto critico. Un’occhiata non solo alle previsioni ma anche al sito del Sast (che pure pu? essere migliorato con ulteriori informazioni sulla percorribilit? dei sentieri) dovrebbe diventare in certe stagioni, se non sempre, una buona abitudine, cos? come buona abitudine dovrebbe essere anche la rinuncia a priori, tanto pi? se si parte senza le necessarie attrezzature. Sta di fatto che, a ben guardare, il bilancio degli incidenti in Apuane ? in proporzione superiore a quello dei gruppi montuosi delle Alpi. :dry:
    Per inciso, mancano ancora notizie Ansa sui dieci escursionisti bloccati nel Retrocorchia, che credo a questo punto felicemente recuperati. Qualcuno ne sa qualcosa?

    #3616
    Anonimo
    Ospite

    D’accordo che parte degli incidenti sono causati da sottovalutazione itinerario, /sopravvalutazione proprie capacit?/impreparzione/mancanza d’attrezzatura adeguata etc., per? spesso sono vittime d’incidenti anche "esperti", gente che ha dimestichezza con ramponi, picozza, manovre e nevi ghiacciate. Sulle alpi, mi pare, ? deceduto una guida del CAI di Firenze e anche i due poveri caduti sulle Apuane a quanto pare non erano dei novellini…
    Purtroppo la lista di istruttori, guide, esperti a vario titolo etc. morti in montagna ? lunghissima e molti di questi incidenti non si sono verificati su vie difficilissime e in situazioni estreme…
    Fermo restando il fatto di affrontare un percorso preparati, attrezzati e informati non ci illudiamo pi? di tanto…."Senza il pericolo la montagna non ? montagna,ma ? un gioco sterile.Posso far costruire una montagna artificiale in una sala,l? fare allenamenti o gare,per? non ? montagna!Il fascino delle montagne ? dato dal fatto che sono belle,grandi,pericolose".(Messner)

    #3618
    Marco di AS
    Partecipante

    Ok Diego, ma quando i fattori di rischio oggettivi aumentano in modo esponenziale, le stesse capacit? soggettive possono non bastare. Poi c’? la fatalit?, d’accordo, e nel caso del toscano morto sulle Alpi (era del CAI di Sesto Fiorentino, non di Firenze come ? stato generalmente detto) non si pu? parlare d’altro, sarebbe ingiusto anche nei suoi confronti. Generalmente, per?, in certi casi ? meglio fare due passi indietro che uno avanti. Il sito del Sast aveva dato l’allarme gi? da venerd? 6 e le condizioni previste si sono puntualmente verificate. Dico solo che un po’ di prudenza in pi? in certi frangenti non farebbe male. E il fatto che tra i morti, anche sulle Apuane, prevalgano gli esperti, a mio parere conferma quanto dicevo.

    Marco

    #3623
    Anonimo
    Ospite

    Ci sono a proposito oggi notizie pi? precise sulla dinamica dei due incidenti mortali del we?
    Erano effettivamente persone preparate ed attrezzate?

    Purtroppo credo che la maggior parte delle persone che si avventura sulle apuane non consulti nessuno strumento informatico multimediale (forum compresi come quesi dove in effetti venerdi si era avvertito delle difficili condizioni).
    Dal mio punto di vista dalle nostre parti ? ancora molto acerba la cultura della montagna, sia nelle persone che si accingono a frequentarla sia, e non vuol essere assolutamente una critica al sast che anzi merita il massimo rispetto, nei mezzi di comunicazione rivolti alla popolazione.
    Fra tanta stupidaggini che si sentono/leggono in radio/giornali, soprattutto a livello locale, forse un bollettino sullo stato delle Apuane nella stagione invernale non farebbe male… meglio spaventare inutilmente un escursionista avventato che utilizzare una bella paginona di cronaca nera il giorno dopo.
    Poi siamo daccordo tutti penso, la fatalit? ? fatalit

    #3628
    Anonimo
    Ospite

    Tratto dal sito del Soccorso Alpino di Belluno.

    MORTO L’ESCURSIONISTA TROVATO IN FIN DI VITA NELLA NOTTE

    Auronzo di Cadore (BL), 08-12-08
    E’ morto l’escursionista trovato in fin di vita nella notte. Lo avevano trovato incosciente attorno alle 22.30 le squadre del Soccorso alpino di Auronzo, incastrato in un buco nel ghiaccio, semisommerso dall’acqua. S.R., 56 anni, (non ? nota la residenza) era stato con una comitiva di toscani a fare un giro con le ciaspe sotto le Tre Cime di Lavaredo. Al momento di rientrare nel primo pomeriggio, nella disecsa dal rifugio Auronzo a malga Rin Bianco, ? rimasto indietro e ha proseguito il giro per conto proprio. I compagni di escursione lo hanno visto l’ultima volta alle 15.30. Pi? tardi preoccupati dalla prolungata assenza, gli amici hanno lanciato l’allarme. Alle 20 circa le squadre del Soccorso alpino hanno risalito il percorso e i soccorritori si sono divisi seguendo le varie tracce sulla neve lasciate dalle ciaspe, anche con l’aiutro di un quod cingolato. Qualche ora pi? tardi le torce hanno individuato l’uomo, ormai in grave stato di ipotermia. L’escursionista aveva provato ad attraversare un ponte di ghiaccio sopra un torrente, quando ai suoi piedi si ? aperto un buco, in cui l’uomo ? precipitato, rimanendo incastrato. I tecnici lo hanno immediatemente recuperato, mentre un medico anestesista del Soccorso alpino e un infermiere tentavano tutte le manovre di rianimazione. Nel contempo dal Centro mobile di coordinamento e dalla centrale operativa del Suem partivano le richieste per avere un elicottero abilitato al volo notturno per condurre l’uomo a Treviso nel reparto specializzato e un’ambulanza immediatamente sul luogo. Da Istrana era a pronto a partire un velivolo dell’aeronautica militare che purtroppo, per la nebbia persistente su tutta Treviso non ? potuto intervenire. E’ stata allora l’ambulanza a trasportare l’escursionista in condizioni disperate all’ospedale, dove purtroppo ? morto. Presenti anche alcuni agenti del Corpo forestale dello Stato.

    —————————-

    Per giornali, telegiornali e opinione pubblica sono sempre " esperti " quelli che se ne vanno…
    A me qualche dubbio resta: la fatalit?, statisticamente, pu? riguardare 1-2 casi per stagione.
    Il resto ? impreparazione, sottovalutazione, scarsa conoscenza dell’ambiente e, non ultima, mancanza di una sana paura.

    M.

    #3629
    Anonimo
    Ospite

    mirto scritto:

    Per giornali, telegiornali e opinione pubblica sono sempre " esperti " quelli che se ne vanno…
    A me qualche dubbio resta: la fatalit?, statisticamente, pu? riguardare 1-2 casi per stagione.
    Il resto ? impreparazione, sottovalutazione, scarsa conoscenza dell’ambiente e, non ultima, mancanza di una sana paura.

    M.

    ciao Mirto,
    e bentornato, era un po’ che non ti leggevamo.
    Per? ti devo subito contraddire, almeno in questo caso: Stefano Rensi (cos? si chiamava l’escursionista di cui parli nel tuo post) si poteva considerare senza ombra di dubbio un esperto frequentatore della montagna. Lo conoscevo, sia pure solo superficialmente, e sulla sua esperienza ti assicuro che non c’era dubbio alcuno.
    Purtroppo, come hanno dimostrato le vicende di questi giorni, l’esperienza ? condizione necessaria ma non sempre sufficiente.
    Si potrebbe allungare di molto la discussione, ma non credo ne valga la pena; finiremmo per dire pi? o meno le cose di sempre, in questo momento di tristezza forse non ce n’? bisogno.

    ciao,
    Alfredo

    #3630
    Anonimo
    Ospite

    alfredoV scritto:

    ciao Mirto,
    e bentornato, era un po’ che non ti leggevamo.
    Per? ti devo subito contraddire, almeno in questo caso: Stefano Rensi (cos? si chiamava l’escursionista di cui parli nel tuo post) si poteva considerare senza ombra di dubbio un esperto frequentatore della montagna. Lo conoscevo, sia pure solo superficialmente, e sulla sua esperienza ti assicuro che non c’era dubbio alcuno.
    Purtroppo, come hanno dimostrato le vicende di questi giorni, l’esperienza ? condizione necessaria ma non sempre sufficiente.
    Si potrebbe allungare di molto la discussione, ma non credo ne valga la pena; finiremmo per dire pi? o meno le cose di sempre, in questo momento di tristezza forse non ce n’? bisogno.

    ciao,
    Alfredo

    Siamo d’accordo.
    Aggiungo per? che io, in qualit? di poco esperto, mai e poi mai mi azzarderei ad attraversare un torrente semi-ghiacciato e per di pi? con le ciaspole (!) ai piedi.

    Ciao

    M.

    #3631
    Marco di AS
    Partecipante

    Ciao Mirto, bentornato anche da parte mia. Sono d’accordo con quello che scrivi, ma a proposito dell’incidente del Rensi avevo letto cose contrastanti, e cio? che fosse sprofondato nella neve restando incastrato tra dei massi. Se le cose stanno cos?, certamente l’imprudenza c’? stata, anche se la pi? grave, a mio parere, ? l’essere rimasto da solo. ? per questo, in fondo, che gli incidenti banali possono trasformarsi in mortali. Anche io ogni tanto vado da solo in montagna, mai su itinerari potenzialmente rischiosi, ma non posso escludere che qualche imprevisto possa mettermi nei casini.
    Quanto al non allungare la discussione, Alfredo, d’accordo, ma se ci ridiciamo certe cose tra noi, male certo non fa. La montagna affascina certo anche per la sua severit? e quindi per i suoi pericoli, ma il fascino pi? grande, in fondo, ? quello di poterci tornare, come lascia intuire, Mirto, anche il nome del tuo sito.
    In merito alle critiche ai mezzi d’informazione, pur essendo parte in causa, le condivido in pieno: un po’ pi? di umilt? farebbe bene anche ai giornalisti che, improvvisandosi esperti di montagna, confermano il detto di dover spiegare agli altri quello che non hanno capito. Cos? su La Nazione un titolo recitava che in Vetricia a morire era stato uno speleologo, evidentemente perch? era caduto in un abisso… D’accordissimo infine con praseodimio sull’opportunit? di un bollettino delle condizioni montane anche sui quotidiani: se forniscono le altezze della neve per chi scia, possono fornire anche questi dati.

    Marco

    #3632
    Anonimo
    Ospite

    Ogni volta che un alpinista muore in montagna ripenso a tutte quelle volte in cui, nel mio piccolo, ho rischiato anche solo di battere una musata per terra, per disattenzione, imperizia o anche, perch? no, sfiga.
    E quelle volte che mi ritrovo a sentire (o ahime dire!) frasi del tipo: <<…certo che non aveva nemmeno i ramponi…>>; <<…avventurarsi in quei posti senza conoscerli…>>; <<…eppure le previsioni parlavano chiaro…>>;
    cerco di ricordare a me stesso le imprudenze o disattenzioni che io ho commesso e che la montagna mi ha perdonato.
    Mi rammento delle volte che mi sono sopravvalutato e mi rendo conto di quanto criticare sia spesso solo un meschino tentativo di prendere le distanze dalla nostra paura o, peggio, dai nostri errori.
    Non mi sento di muovere alcuna critica a sconosciuti amici che hanno avuto il solo torto di desiderare non certo la morte, ma uno di quei bellissimi giorni di vita che la montagna sa regalare.
    A loro mi piace che vada un pensiero complice, e non la fredda distanza di chi dovrebbe invece capirli.

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